S. FAUSTI -Dice “i” e non “alcuni” discepoli, per indicare che essi si trovano e si troveranno sempre tutti in questa situazione . È il luogo in cui incontrano il Signore. La paura divide le persone ; ognuno, chiuso in se stesso, è in difesa e attacco contro gli altri. In questa situazione , per molti aspetti opposta a quella di Maria, viene Gesù. Egli non si vergogna dei Suoi fratelli, (Eb 2,11), anche se l'hanno abbandonato, rinnegato e tradito. Li ha scelti e si è legato loro non perchè siano bravi e forti, ma perchè sono piccoli e deboli, bisognosi di Lui. Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli. Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro. E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10). Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18). Dove prima regnava la morte, ora c'è il Vivente. Colui che ci ama fino all'estremo, mostra la Sua Gloria. Dio è in mezzo al Suo popolo. Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi. Per questo è entrato là dove noi eravamo , nella morte e nel sepolcro. “Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”. Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte. Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo. “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37). “Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Ricevono pace e gioia imperitura. Ora che i discepoli , contemplando le ferite della Sua Passione per noi, hanno visto e riconosciuto il Signore : le Sue ferite d' Amore lo rivelano IO-Sono. Da questa contemplazione e comunione d'amore , propria dell'eucarestia, viene il dono dello Spirito e scaturisce la missione. Il Risorto si presenta come datore di pace. La gioia e la pace, pace gioiosa e gioia pacificante, sono i modi propri della presenza del Signore, che ci assimila a Lui. Dopo aver gioito alla vista del Signore, i discepoli Lo ascoltano. Se l'occhio vede e il cuore gioisce , l'orecchio ascolta : la contemplazione si fa amore e obbedienza. I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26). ”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18). Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2). La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
-->La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli. Se il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio. La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”. Dopo che Gesù ha ricevuto il “Suo” battesimo sulla croce , anche noi siam battezzati in Spirito Santo(1,33). Immersi nel Suo Amore , possiamo amare come Lui ci ha amati. Il fine dell'opera del Figlio è che noi partecipiamo sempre più al Suo amore per il Padre e i fratelli. Per Giovanni, la Pentecoste, iniziata sulla croce, esplode nel giorno di Pasqua, quando i discepoli ricevono il Suo Spirito. Da allora comincia l'epoca dello Spirito, in essa vive chiunque contempla la Gloria, aperta a tutti nelle ferite del Trafitto. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.
S. FAUSTI -Dice “i” e non “alcuni” discepoli, per indicare che essi si trovano e si troveranno sempre tutti in questa situazione . È il luogo in cui incontrano il Signore.
RispondiEliminaLa paura divide le persone ; ognuno, chiuso in se stesso, è in difesa e attacco contro gli altri.
In questa situazione , per molti aspetti opposta a quella di Maria, viene Gesù.
Egli non si vergogna dei Suoi fratelli, (Eb 2,11), anche se l'hanno abbandonato, rinnegato e tradito. Li ha scelti e si è legato loro non perchè siano bravi e forti, ma perchè sono piccoli e deboli, bisognosi di Lui.
Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro.
E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
Dove prima regnava la morte, ora c'è il Vivente. Colui che ci ama fino all'estremo, mostra la Sua Gloria. Dio è in mezzo al Suo popolo. Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi.
Per questo è entrato là dove noi eravamo , nella morte e nel sepolcro.
“Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”. Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte.
Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo. “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37).
“Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Ricevono pace e gioia imperitura. Ora che i discepoli , contemplando le ferite della Sua Passione per noi, hanno visto e riconosciuto il Signore : le Sue ferite d' Amore lo rivelano IO-Sono.
Da questa contemplazione e comunione d'amore , propria dell'eucarestia, viene il dono dello Spirito e scaturisce la missione.
Il Risorto si presenta come datore di pace. La gioia e la pace, pace gioiosa e gioia pacificante, sono i modi propri della presenza del Signore, che ci assimila a Lui. Dopo aver gioito alla vista del Signore, i discepoli Lo ascoltano. Se l'occhio vede e il cuore gioisce , l'orecchio ascolta : la contemplazione si fa amore e obbedienza.
I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26).
”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18).
Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2).
La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
-->La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
RispondiEliminaSe il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio.
La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”. Dopo che Gesù ha ricevuto il “Suo” battesimo sulla croce , anche noi siam battezzati in Spirito Santo(1,33). Immersi nel Suo Amore , possiamo amare come Lui ci ha amati. Il fine dell'opera del Figlio è che noi partecipiamo sempre più al Suo amore per il Padre e i fratelli.
Per Giovanni, la Pentecoste, iniziata sulla croce, esplode nel giorno di Pasqua, quando i discepoli ricevono il Suo Spirito.
Da allora comincia l'epoca dello Spirito, in essa vive chiunque contempla la Gloria, aperta a tutti nelle ferite del Trafitto. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.