venerdì 16 giugno 2017

A - CORPUS DOMINI


3 commenti:


  1. S. FAUSTI – Il testo ha due livelli di lettura. E' sempre possibile una seconda lettura, perché ogni parola dice altro e, alla fine, dice l'Altro. Questo vale segnatamente per il Vangelo di Giovanni, che, invece di raccontare la trasfigurazione, ne fa la lente attraverso cui guardare tutto il resto. Osserva infatti con l'occhio e il cuore nuovo di chi ama, che in ogni cosa vede il Volto dell'Amato. Questa visione, lungi dall'essere “visionaria”, è la più reale di tutte, perché è fatta alla luce di Colui che è Luce e Vita di quanto esiste.
    Il primo livello di lettura, per quanto scandaloso, è comprensibile anche per gli ascoltatori di Gesù. Affermando che Lui è il pane di Vita e che la Sua Carne è la vera Carne del nuovo esodo, Gesù si attribuisce le prerogative della Parola. Si rivela
    così come il compimento di ciò che l'esodo e l'alleanza , e ancor prima la creazione,
    significano: il disegno di Dio di comunicare la Sua Vita all'uomo.
    Mangiare e assimilare Lui, Figlio amato del Padre che ama i fratelli, è la nuova legge. A chi non crede che Lui possa dare Vita Eterna perché è uomo, risponde che proprio la Sua umanità è la rivelazione definitiva di Dio. Per questo chi non accetta Lui, non compie le opere di Dio e non riceve la Vita.
    Il secondo livello di lettura è trasparente al mistero cristiano : si tratta di una vera e propria omelia sull'Eucaristia. La Sua Carne non è metaforica : è realmente il Suo Corpo dato per noi. Chi mangia la Sua Carne, pane vero, si alimenta di Lui,riceve il dono supremo di Dio : il Corpo e il Sangue del Figlio, che lo mette in comunione di Vita con Lui e con il Padre.
    Giovanni, secondo lo stile che gli è proprio, non racconta l'istituzione dell'Eucaristia, che i lettori conoscono; preferisce invece farne comprendere il mistero profondo, esplicitando ciò che gli altri Vangeli lasciano implicito.
    Parlando di Carne e Sangue si allude alla croce dove Gesù darà il Suo Corpo e verserà il Suo Sangue. Proprio la Sua umanità dona all'uomo ciò di cui tutto è segno :
    Dio stesso come dono di Sé. Per essa entriamo in Comunione con il Figlio di Dio che è diventato Figlio dell'uomo. Ogni altro pane è simbolo di questo che è la realtà.
    Per questo prendiamo ogni briciola di pane – ogni realtà, per quanto piccola sia – come segno d'Amore del Padre, rendiamo grazie a lui e condividiamo con i fratelli, facendo circolare in tutto e per tutti la Vita del Figlio. L'Eucaristia è davvero salvezza nostra e del mondo intero. Infatti ci rende figli nel Figlio, in Comunione con il Padre, con i fratelli e on tutto il creato. Ciò che non è oggetto di Eucaristia è morto e infetto di morte. Questo finale del dialogo ci fa entrare nel mistero di quel “sovrappiù” di pane che ormai è presente in ogni frammento del creato : è Dio stesso che ci dona di vivere di Lui, del Suo Amore. Ogni dono infatti implica il dono di sé.
    Creazione, Esodo e Alleanza trovano nell'Eucaristia la loro pienezza : è la festa del settimo giorno, la libertà dei figli, le nozze tra Creatore e creatura, il riposo dell'uno nell'altro.. Davanti a un Dio che si dona a noi – come può non donarsi se è Amore-
    non c'è che stupore e gioia senza fine.

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  2. Vangelo Gv 6, 51-58
    La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse alla folla:
    «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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  3. Prima Lettura Dt 8, 2-3. 14b-16a
    Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.

    Dal libro del Deuteronòmio
    Mosè parlò al popolo dicendo:
    «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
    Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
    Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 147
    Loda il Signore, Gerusalemme.

    Celebra il Signore, Gerusalemme,
    loda il tuo Dio, Sion,
    perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
    in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

    Egli mette pace nei tuoi confini
    e ti sazia con fiore di frumento.
    Manda sulla terra il suo messaggio:
    la sua parola corre veloce.

    Annuncia a Giacobbe la sua parola,
    i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
    Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
    non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

    Seconda Lettura 1 Cor 10, 16-17
    Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
    Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

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