giovedì 23 novembre 2023

A - 34 DOMENICA - GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO




 

6 commenti:

  1. Antifona
    L’Agnello immolato
    è degno di ricevere potenza e ricchezza,
    sapienza, forza e onore:
    a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. (Ap 5,12; 1,6)
    Gloria.

    Dio onnipotente ed eterno,
    che hai voluto ricapitolare tutte le cose
    in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo,
    fa’ che ogni creatura,
    libera dalla schiavitù del peccato,
    ti serva e ti lodi senza fine.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    O Padre,
    che hai costituito il tuo Figlio
    pastore e re dell’universo,
    donaci di riconoscerlo nel più piccolo dei fratelli,
    perché, quando egli verrà nella gloria
    ci accolga nel suo regno di risurrezione e di vita.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.
    Credo.


    Prima Lettura
    Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora.
    Dal libro del profeta Ezechièle
    Ez 34,11-12.15-17

    Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
    Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
    A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 22 (23)
    R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
    Il Signore è il mio pastore:
    non manco di nulla.
    Su pascoli erbosi mi fa riposare.
    Ad acque tranquille mi conduce. R.

    Rinfranca l'anima mia,
    mi guida per il giusto cammino
    a motivo del suo nome. R.

    Davanti a me tu prepari una mensa
    sotto gli occhi dei miei nemici.
    Ungi di olio il mio capo;
    il mio calice trabocca. R.

    Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
    tutti i giorni della mia vita,
    abiterò ancora nella casa del Signore
    per lunghi giorni. R.

    Seconda Lettura
    Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 15,20-26.28

    Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
    Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
    Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
    È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
    E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
    Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! (Mc 11,9.10)

    Alleluia.

    Vangelo
    Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 25,31-46

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".
    Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
    Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".
    Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".
    E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

    Parola del Signore.

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    1. Inno
      Verbo, splendore del Padre,
      nella pienezza dei tempi
      tu sei disceso dal cielo,
      per redimere il mondo.

      Il tuo Vangelo di pace
      ci liberi da ogni colpa,
      infonda luce alle menti,
      speranza ai nostri cuori.

      Quando verrai come giudice,
      fra gli splendori del cielo,
      accoglici alla tua destra
      nell’assemblea dei beati.

      Sia lode al Cristo Signore,
      al Padre e al Santo Spirito,
      com’era nel principio,
      ora e nei secoli eterni. Amen.

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  3. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS 22 novembre 2020
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Oggi celebriamo la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, con la quale si chiude l’anno liturgico, la grande parabola in cui si dispiega il mistero di Cristo: tutto l’anno liturgico. Egli è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e il compimento della storia; e la liturgia odierna si concentra sull’“omega”, cioè sul traguardo finale. Il senso della storia lo si capisce tenendo davanti agli occhi il suo culmine: la fine è anche il fine. Ed è proprio questo che fa Matteo, nel Vangelo di questa domenica (25,31-46), ponendo il discorso di Gesù sul giudizio universale all’epilogo della sua vita terrena: Lui, che gli uomini stanno per condannare, è in realtà il supremo giudice. Nella sua morte e risurrezione, Gesù si mostrerà il Signore della storia, il Re dell’universo, il Giudice di tutti. Ma il paradosso cristiano è che il Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia.

    Gesù, infatti, in questa parabola del giudizio finale, si serve dell’immagine del pastore. Prende le immagini dal profeta Ezechiele, che aveva parlato dell’intervento di Dio in favore del popolo, contro i cattivi pastori d’Israele (cfr 34,1-10). Questi erano stati crudeli, sfruttatori, preferendo pascere sé stessi piuttosto che il gregge; pertanto Dio stesso promette di prendersi cura personalmente del suo gregge, difendendolo dalle ingiustizie e dai soprusi. Questa promessa di Dio per il suo popolo si è realizzata pienamente in Gesù Cristo, il Pastore: proprio Lui è il Buon Pastore. Anche Lui stesso dice di sé: «Io sono il buon pastore» (Gv 10,11.14).

    Nella pagina evangelica di oggi, Gesù si identifica non solo col re-pastore, ma anche con le pecore perdute. Potremmo parlare come di una “doppia identità”: il re-pastore, Gesù, si identifica anche con le pecore, cioè con i fratelli più piccoli e bisognosi. E indica così il criterio del giudizio: esso sarà preso in base all’amore concreto dato o negato a queste persone, perché Lui stesso, il giudice, è presente in ciascuna di esse. Lui è giudice, Lui è Dio-uomo, ma Lui è anche il povero, Lui è nascosto, è presente nella persona dei poveri che Lui menziona proprio lì. Dice Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto (o non avete fatto) a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete (o non l’avete) fatto a me» (vv. 40.45). Saremo giudicati sull’amore. Il giudizio sarà sull’amore. Non sul sentimento, no: saremo giudicati sulle opere, sulla compassione che si fa vicinanza e aiuto premuroso.

    Io mi avvicino a Gesù presente nella persona dei malati, dei poveri, dei sofferenti, dei carcerati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia? Mi avvicino a Gesù presente lì? Questa è la domanda di oggi.


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    1. --->
      Dunque, il Signore, alla fine del mondo, passerà in rassegna il suo gregge, e lo farà non solo dalla parte del pastore, ma anche dalla parte delle pecore, con le quali Lui si è identificato. E ci chiederà: “Sei stato un po’ pastore come me?”. “Sei stato pastore di me che ero presente in questa gente che era nel bisogno, o sei stato indifferente?”. Fratelli e sorelle, guardiamoci dalla logica dell’indifferenza, di quello che ci viene in mente subito: guardare da un’altra parte quando vediamo un problema. Ricordiamo la parabola del Buon Samaritano. Quel povero uomo, ferito dai briganti, buttato per terra, fra la vita e la morte, era lì solo. Passò un sacerdote, vide, e se ne andò, guardò da un’altra parte. Passò un levita, vide e guardò da un’altra parte. Io, davanti ai miei fratelli e sorelle nel bisogno, sono indifferente come questo sacerdote, come questo levita, e guardo da un’altra parte? Sarò giudicato su questo: su come mi sono avvicinato, di come ho guardato Gesù presente nei bisognosi. Questa è la logica, e non lo dico io, lo dice Gesù: “Quello che avete fatto a questo, a questo, a questo, lo avete fatto a me. E quello che non avete fatto a questo, a questo, a questo, non lo avete fatto a me, perché io ero lì”. Che Gesù ci insegni questa logica, questa logica della prossimità, dell’avvicinarsi a Lui, con amore, nella persona dei più sofferenti.
      Chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci a regnare nel servire. La Madonna, assunta in Cielo, ha ricevuto dal suo Figlio la corona regale, perché lo ha seguito fedelmente – è la prima discepola - nella via dell’Amore. Impariamo da lei a entrare fin da ora nel Regno di Dio, attraverso la porta del servizio umile e generoso. E torniamo a casa soltanto con questa frase: “Io ero presente lì. Grazie!” oppure: “Ti sei scordato di me”.

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  4. FAUSTI - “Quanto faceste a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo faceste a me”, risponderà il Signore a chi chiederà, alla fine, quando mai l'ha visto. E il segno della Sua venuta è quello dei “ più piccoli di questi miei fratelli” con i quali Lui è sempre presente in mezzo a noi.
    Il giudizio che il Re farà di noi “allora” è lo stesso che noi facciamo ora al povero. In realtà siamo noi a giudicarlo, accogliendolo o respingendolo.
    Lui non farà altro che constatare ciò che noi facciamo . Alla fine leggerà ciò che noi liberamente abbiamo scritto. Ce lo dice in anticipo, con una rappresentazione efficace, per aprirci gli occhi su ciò che stiam facendo ora.
    Il brano, splendido e unico, è una sintesi della teologia di Matteo, siamo giudicati in base a ciò che facciamo all'altro. Ogni altro è sempre l'Altro! Infatti il primo comandamento è uguale al secondo,(22,39) perchè il Signore stesso si è fatto nostro prossimo ed è sempre con noi (28,20) sotto il segno del Figlio dell'uomo : quello del Crocifisso, che ha il volto di tutti i poveri della terra.
    Il racconto pone al centro il Figlio dell'uomo, che si identifica con gli ultimi.
    Accoglierlo o meno significa accogliere o meno la salvezza.
    Il messaggio universale che se ne può ricavare è che ogni uomo è giudicato in base al suo amore per il piccolo e per il debole. Isolare il comando dell'amore verso l'ultimo dall'esperienza dell'amore di Dio che si è fatto ultimo, è farne un principio senza senso, un'ideologia incapace di generare un comportamento positivo.
    Il comando di amare il più piccolo è certamente il fondamento più ampio possibile di un agire che porti alla comunione tra gli uomini. Gesù pone effettivamente un criterio di azione che va al di là di ogni steccato religioso /ideologico.
    L'amore di Madre Teresa per i diseredati della terra è stato il linguaggio più universale e comprensibile che abbia parlato al mondo di oggi del mistero di Dio e dell'uomo.
    Nei più piccoli dei fratelli, il lettore cristiano vede il suo Re.
    In loro infatti continua la Passione del Signore per la salvezza del mondo. (Col,24).
    I poveri sono “i banchieri “ che fanno fruttare il nostro talento (v 27).
    L'amore che abbiamo verso l'altro è verso Dio . Mi realizzo come figlio vivendo da fratello.
    Tutta la legge infatti si riduce ad amare il Signore e il prossimo con lo stesso atto di amore, perchè Lui si è fatto mio prossimo e fratello nel Figlio.
    Chi non ama Dio e la Sua Parola, non ama i figli di Dio (1Gv 5,2).
    In conclusione possiamo dire che il giudizio finale, come tutto il discorso escatologico, ci rimanda dal futuro al presente. L'etica si fonda sull'escatologia.
    L'uomo è tale perchè agisce ragionevolmente, per un fine che desidera.
    Il fine dell'uomo è diventare come Dio.
    L'errore di Adamo non è il voler diventare come Lui, ma il non sapere chi è Lui.
    Si diventa come Dio amando, perché Lui è Amore!
    Gesù è sempre con noi, come i poveri, come il più piccolo tra i fratelli.
    La Chiesa, nel suo amore per l'ultimo, ama il Suo Signore, e sa che non è Lei a salvare il povero, ma il povero a salvare Lei.

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