Antifona Non abbandonarmi, Signore, mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, o Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23) Gloria. Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. O Dio, creatore e Padre di tutti, donaci lo Spirito del tuo Figlio Gesù, venuto tra noi come colui che serve, affinché riconosciamo in ogni uomo la dignità di cui lo hai rivestito e lo serviamo con semplicità di cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura Avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento. Dal libro del profeta Malachìa Ml 1,14b-2,2b.8-10
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni. Ora avoi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione. Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 130 (131) R. Custodiscimi, Signore, nella pace. Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. R.
Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. R.
Seconda Lettura Avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1Ts 2,7b-9.13
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Parola di Dio. Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo. (Mt 23,9b.10b)
Alleluia.
Vangelo Dicono e non fanno. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
PAPA FRANCESCO ANGELUS 5 novembre 2017 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di oggi ( Mt 23,1-12) è ambientato negli ultimi giorni della vita di Gesù, a Gerusalemme; giorni carichi di aspettative e anche di tensioni. Da una parte Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi.
Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita. Dice Gesù: «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (v. 4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione.
Gesù denuncia apertamente alcuni comportamenti negativi degli scribi e di alcuni farisei: «Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze» (vv.6-7). Questa è una tentazione che corrisponde alla superbia umana e che non è sempre facile vincere. È l’atteggiamento di vivere solo per l’apparenza.
Poi Gesù dà le consegne ai suoi discepoli: «Non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. […] E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» ( 8-11).
Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia. Io vi dico che a me personalmente addolora vedere persone che psicologicamente vivono correndo dietro alla vanità delle onorificenze. Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno. Siamo tutti fratelli e non dobbiamo in nessun modo sopraffare gli altri e guardarli dall’alto in basso. No. Siamo tutti fratelli. Se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale. Non dobbiamo considerarci superiori agli altri; la modestia è essenziale per una esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù, il quale è mite e umile di cuore ed è venuto non per essere servito ma per servire.
La Vergine Maria, «umile e alta più che creatura» (Dante, Paradiso, XXXIII, 2), ci aiuti, con la sua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.
S. FAUSTI - “Il più grande tra voi sarà vostro servo” Con queste parole di Gesù si conclude la prima parte del capitolo 23, rivolto alle folle e ai discepoli – alle folle di discepoli di tutti i tempi – per metterli in guardia da scribi e farisei. Gli scribi e i farisei, di cui si parla in tutto il discorso, siamo noi, chiamati a riconoscerci in loro. Essi hanno usurpato il posto di Mosè, che liberò il popolo dalla schiavitù e trasmise loro le dieci parole di vita. Prenderanno anche il posto di Gesù, il Figlio di Dio mite e umile di cuore, dal giogo soave e leggero, per imporre alla comunità dei fedeli insopportabili fardelli. Gesù ha cambiato l'acqua in vino . Alle purificazioni esteriori della legge ha sostituito il dono dello Spirito, che ci dà un cuore nuovo, quello del Figlio che ama com'è amato. Ma noi, inavvertitamente, siamo come il cane che torna al suo vomito, come la scrofa lavata che si riavvoltola nel fango (Pt 2,22) : cambiamo il vino in acqua, sostituendo il Vangelo con la legge o imponendolo come legge! Questa è e resta la prima tentazione della Chiesa, come testimonia in particolare la lettera ai Galati. E' un tornare dallo Spirito che dà vita alla lettera che uccide, pervertendo lo stesso vangelo (Gal1,7) E' facile scambiare, o almeno, offuscare, il vangelo con la legge! Lo ha fatto anche Pietro ad Antiochia, come apertamente lo rimprovera Paolo (Gal2,11). Non certo per cattiveria o stupidità, ma, come dice Paolo, per “ipocrisia”, ovviamente travestita di bontà e premura pastorale. Questa perversione del Vangelo in legge è un ritorno dallo Spirito alla carne, che taglia fuori dalla grazia di Cristo (Gal5,4). Le leggi sono certamente necessarie. L'uomo senza di esse non vive, né tantomeno convive con gli altri. Sono positive se nascono dallo Spirito di libertà, se vengono dall'amore e portano all'amore, pieno compimento della legge. Diversamente sopprimono la vita filiale, sopprimendo diversità e alterità. Ogni istituzione, spontaneamente, tende ad autoconservarsi , centrandosi su di sé. Ma chi vuol salvare la propria vita la perde : solo chi perde la propria vita per amore del Signore, la salva! Gesù mette in guardia contro il pericolo che il vangelo sempre corre nella storia , mostrando che ciò che è capitato ad Israele è profezia costante di ciò che capita a noi. Non si possono combinare Vangelo e legge, Spirito che dà la vita e lettera che uccide. La “nuova” legge è il cuore nuovo . L'amore è legge a se stesso, e compie pienamente la volontà di Dio. I puri di cuore vedono Dio e sanno capire ciò che qui e ora aiuta a vivere concretamente l'amore del Padre verso i fratelli. “Il primo posto nei banchetti” Il “protagonismo” fa occupare il primo posto : Ma Gesù è ultimo e servo di tutti. Per questo i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. La grandezza di Dio è l'amore, e amare è servire, con i fatti e in verità (1Gv3,18). Gesù infatti è in mezzo a noi come Colui che serve (Lc22,27).
Antifona
RispondiEliminaNon abbandonarmi, Signore, mio Dio,
da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
o Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)
Gloria.
Dio onnipotente e misericordioso,
tu solo puoi dare ai tuoi fedeli
il dono di servirti in modo lodevole e degno;
fa’ che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
O Dio, creatore e Padre di tutti,
donaci lo Spirito del tuo Figlio Gesù,
venuto tra noi come colui che serve,
affinché riconosciamo in ogni uomo
la dignità di cui lo hai rivestito
e lo serviamo con semplicità di cuore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura
Avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento.
Dal libro del profeta Malachìa
Ml 1,14b-2,2b.8-10
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora avoi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via
e siete stati d’inciampo a molti
con il vostro insegnamento;
avete distrutto l’alleanza di Levi,
dice il Signore degli eserciti.
Perciò anche io vi ho reso spregevoli
e abietti davanti a tutto il popolo,
perché non avete seguito le mie vie
e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 130 (131)
R. Custodiscimi, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. R.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre. R.
Seconda Lettura
Avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
1Ts 2,7b-9.13
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Uno solo è il Padre vostro, quello celeste
e uno solo è la vostra Guida, il Cristo. (Mt 23,9b.10b)
Alleluia.
Vangelo
Dicono e non fanno.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
EliminaANGELUS 5 novembre 2017
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di oggi ( Mt 23,1-12) è ambientato negli ultimi giorni della vita di Gesù, a Gerusalemme; giorni carichi di aspettative e anche di tensioni. Da una parte Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi.
Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita. Dice Gesù: «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (v. 4). Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità, che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità, e porta anche alla corruzione.
Gesù denuncia apertamente alcuni comportamenti negativi degli scribi e di alcuni farisei: «Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze» (vv.6-7). Questa è una tentazione che corrisponde alla superbia umana e che non è sempre facile vincere. È l’atteggiamento di vivere solo per l’apparenza.
Poi Gesù dà le consegne ai suoi discepoli: «Non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. […] E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» ( 8-11).
Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia. Io vi dico che a me personalmente addolora vedere persone che psicologicamente vivono correndo dietro alla vanità delle onorificenze. Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno. Siamo tutti fratelli e non dobbiamo in nessun modo sopraffare gli altri e guardarli dall’alto in basso. No. Siamo tutti fratelli. Se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale. Non dobbiamo considerarci superiori agli altri; la modestia è essenziale per una esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù, il quale è mite e umile di cuore ed è venuto non per essere servito ma per servire.
La Vergine Maria, «umile e alta più che creatura» (Dante, Paradiso, XXXIII, 2), ci aiuti, con la sua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio dei nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.
RispondiEliminaS. FAUSTI - “Il più grande tra voi sarà vostro servo” Con queste parole di Gesù si conclude la prima parte del capitolo 23, rivolto alle folle e ai discepoli – alle folle di discepoli di tutti i tempi – per metterli in guardia da scribi e farisei.
Gli scribi e i farisei, di cui si parla in tutto il discorso, siamo noi, chiamati a riconoscerci in loro.
Essi hanno usurpato il posto di Mosè, che liberò il popolo dalla schiavitù e trasmise loro le dieci parole di vita.
Prenderanno anche il posto di Gesù, il Figlio di Dio mite e umile di cuore, dal giogo soave e leggero, per imporre alla comunità dei fedeli insopportabili fardelli.
Gesù ha cambiato l'acqua in vino . Alle purificazioni esteriori della legge ha sostituito il dono dello Spirito, che ci dà un cuore nuovo, quello del Figlio che ama com'è amato.
Ma noi, inavvertitamente, siamo come il cane che torna al suo vomito, come la scrofa lavata che si riavvoltola nel fango (Pt 2,22) : cambiamo il vino in acqua, sostituendo il Vangelo con la legge o imponendolo come legge!
Questa è e resta la prima tentazione della Chiesa, come testimonia in particolare la lettera ai Galati.
E' un tornare dallo Spirito che dà vita alla lettera che uccide, pervertendo lo stesso vangelo (Gal1,7)
E' facile scambiare, o almeno, offuscare, il vangelo con la legge! Lo ha fatto anche Pietro ad Antiochia, come apertamente lo rimprovera Paolo (Gal2,11). Non certo per cattiveria o stupidità, ma, come dice Paolo, per “ipocrisia”, ovviamente travestita di bontà e premura pastorale.
Questa perversione del Vangelo in legge è un ritorno dallo Spirito alla carne, che taglia fuori dalla grazia di Cristo (Gal5,4).
Le leggi sono certamente necessarie. L'uomo senza di esse non vive, né tantomeno convive con gli altri. Sono positive se nascono dallo Spirito di libertà, se vengono dall'amore e portano all'amore, pieno compimento della legge.
Diversamente sopprimono la vita filiale, sopprimendo diversità e alterità.
Ogni istituzione, spontaneamente, tende ad autoconservarsi , centrandosi su di sé.
Ma chi vuol salvare la propria vita la perde : solo chi perde la propria vita per amore del Signore, la salva!
Gesù mette in guardia contro il pericolo che il vangelo sempre corre nella storia , mostrando che ciò che è capitato ad Israele è profezia costante di ciò che capita a noi.
Non si possono combinare Vangelo e legge, Spirito che dà la vita e lettera che uccide. La “nuova” legge è il cuore nuovo .
L'amore è legge a se stesso, e compie pienamente la volontà di Dio.
I puri di cuore vedono Dio e sanno capire ciò che qui e ora aiuta a vivere concretamente l'amore del Padre verso i fratelli.
“Il primo posto nei banchetti” Il “protagonismo” fa occupare il primo posto : Ma Gesù è ultimo e servo di tutti.
Per questo i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi.
La grandezza di Dio è l'amore, e amare è servire, con i fatti e in verità (1Gv3,18).
Gesù infatti è in mezzo a noi come Colui che serve (Lc22,27).