Antifona Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia. (Sal 46,2)
Gloria. O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Padre, infondi in noi la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché, seguendo Cristo sulla via della croce, siamo pronti a donare la nostra vita per manifestare al mondo la tua presenza d’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura Costui è un uomo di Dio, un santo, si fermi da noi. Dal secondo libro dei Re 2Re 4,8-11.14-16a
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare». Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo disse [a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stingerai un figlio fra le tue braccia». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 88 (89) R. Canterò per sempre l'amore del Signore. Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: «È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R. Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia. R.
Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte. Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d’Israele. R.
Seconda Lettura Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con lui: camminiamo in una vita nuova. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 6,3-4.8-11
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Parola di Dio. Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa; proclamate le opere ammirevoli di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. (Cf. 1Pt 2,9)
Alleluia.
Vangelo Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,37-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO ANGELUS 28 giugno 2020 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
In questa domenica, il Vangelo ( Mt 10,37-42) fa risuonare con forza l’invito a vivere in pienezza e senza tentennamenti la nostra adesione al Signore. Gesù chiede ai suoi discepoli di prendere sul serio le esigenze evangeliche, anche quando ciò richiede sacrificio e fatica.
La prima richiesta esigente che Egli rivolge a chi lo segue è quella di porre l’amore verso di Lui al di sopra degli affetti familiari. Dice: «Chi ama padre o madre, […] figlio o figlia più di me non è degno di me» (v. 37). Gesù non intende di certo sottovalutare l’amore per i genitori e i figli, ma sa che i legami di parentela, se sono messi al primo posto, possono deviare dal vero bene. Lo vediamo: alcune corruzioni nei governi, vengono proprio perché l’amore alla parentela è più grande dell’amore alla patria, e mettono in carica i parenti. Lo stesso con Gesù: quando l’amore [per i familiari] è più grande di [quello per] Lui non va bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa. In questo senso Gesù dice questa frase. Ricordiamo anche come Gesù rimprovera i dottori della legge che fanno mancare il necessario ai genitori con la pretesa di darlo all’altare, di darlo alla Chiesa (cfr Mc 7,8-13). Li rimprovera! Il vero amore a Gesù richiede un vero amore ai genitori, ai figli, ma se cerchiamo prima l’interesse familiare, questo porta sempre su una strada sbagliata.
Poi, Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (v. 38). Si tratta di seguirlo sulla via che Egli stesso ha percorso, senza cercare scorciatoie. Non c’è vero amore senza croce, cioè senza un prezzo da pagare di persona. E lo dicono tante mamme, tanti papà che si sacrificano tanto per i figli e sopportano dei veri sacrifici, delle croci, perché amano. E portata con Gesù, la croce non fa paura, perché Lui è sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’ora della prova più dura, per darci forza e coraggio. Neanche serve agitarsi per preservare la propria vita, con un atteggiamento timoroso ed egoistico. Gesù ammonisce: «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia – cioè per amore, per amore a Gesù, per amore al prossimo, per il servizio degli altri –, la troverà» (v. 39). È il paradosso del Vangelo. Ma anche di questo abbiamo, grazie a Dio, tantissimi esempi! Lo vediamo in questi giorni. Quanta gente, quanta gente, sta portando croci per aiutare gli altri! Si sacrifica per aiutare gli altri che hanno bisogno in questa pandemia. Ma, sempre con Gesù, si può fare. La pienezza della vita e della gioia si trova donando sé stessi per il Vangelo e per i fratelli, con apertura, accoglienza e benevolenza.
Così facendo, possiamo sperimentare la generosità e la gratitudine di Dio. Ce lo ricorda Gesù: «Chi accoglie voi accoglie me […]. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli […] non perderà la ricompensa» (vv. 40; 42). La gratitudine generosa di Dio Padre tiene conto anche del più piccolo gesto di amore e di servizio reso ai fratelli.
--> In questi giorni, ho sentito un prete che era commosso perché in parrocchia gli si è avvicinato un bambino e gli ha detto: “Padre, questi sono i miei risparmi, poca cosa, è per i suoi poveri, per coloro che oggi hanno bisogno per la pandemia”. Piccola cosa, ma grande cosa! È una riconoscenza contagiosa, che aiuta ciascuno di noi ad avere gratitudine verso quanti si prendono cura delle nostre necessità. Quando qualcuno ci offre un servizio, non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto. No, tanti servizi si fanno per gratuità. Pensate al volontariato, che è una delle cose più grandi che ha la società italiana. I volontari… E quanti di loro hanno lasciato la vita in questa pandemia! Si fa per amore, semplicemente per servizio. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente. Maria Santissima, che ha amato Gesù più della sua stessa vita e lo ha seguito fino alla croce, ci aiuti a metterci sempre davanti a Dio con cuore disponibile, lasciando che la sua Parola giudichi i nostri comportamenti e le nostre scelte.
S.S. PAOLO VI - Noi predichiamo Cristo a tutta la terra Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l'alfa e l'omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio dell'uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico. Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.
SANTA MESSA ALLA GROTTA DI LOURDES NEI GIARDINI VATICANI - OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II - Domenica, 30 giugno 1996 Canterò per sempre la tua misericordia! Queste parole esprimono la riconoscenza di chi ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio: sono le parole del profeta ricolmato di Spirito Santo, della donna sterile diventata madre, dell’apostolo eletto dal Maestro. Sono le parole di ogni battezzato, rigenerato dal mistero pasquale di Cristo. In realtà, l’esperienza cristiana è una circolazione di doni che parte da Dio e a Dio ritorna, mediante Cristo, a lode della sua gloria; una circolazione di misericordia e di gratitudine, anticipo e profezia del Regno dei cieli. Questa è anche la dinamica della missione e dell’apostolato. La prima lettura dell’odierna Domenica ci ha presentato, dal ciclo del profeta ELISEO narrato nel Secondo libro dei Re, un episodio che esemplifica il detto di Gesù:Chi ACCOGLIE un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, ( Mt 10, 41 ). ELISEO, erede dello spirito del grande profeta Elia, è accolto da una donna di Sunem, la quale agisce con premurosa ospitalità verso di lui, perché lo riconosce come un uomo di Dio, un santo ( 2 Re 4, 9 ). E da lui riceve, come ricompensa, la promessa di un figlio ormai insperato, figlio che puntualmente verrà alla luce e, che, in seguito, sarà addirittura risuscitato dallo stesso ELISEO. Che cosa sarà stata la vita di quella donna di Sunem, se non un inno di lode incessante alla misericordia di Dio, che l’aveva visitata? Chi ACCOGLIE voi ACCOGLIE ME ( Mt 10, 40 ). L’apostolo del Regno dei cieli è anzitutto un uomo di Dio, uno che ha fatto esperienza personale del suo amore ed è chiamato ad annunciarlo. Egli per primo ripete ogni giorno: Canterò per sempre la tua misericordia In tal modo, l’apostolo diventa anche dispensatore della grazia di Dio e testimone della sua fedeltà, così da suscitare in quanti accolgono il suo messaggio il medesimo cantico di lode. Il brano evangelico, che abbiamo appena ascoltato, costituisce la parte finale del cosiddetto discorso apostolico del Vangelo di Matteo. Esso presenta il criterio fondamentale e sintetico dell’esistenza apostolica, vale a dire il primato di Dio, diventato, nella Nuova Alleanza, il primato di Cristo, il Figlio di Dio incarnato. L’apostolo ha perduto la sua vita ( Mt 10, 39 ) per Cristo; diventando suo discepolo si è fatto piccolo ed ora può essere strumento della sua misericordia verso tutti coloro che lo accolgono nel nome del Signore. 3.Anche voi, consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù ( Rm 6, 11 ) Carissimi Fratelli e Sorelle, ogni discepolo è chiamato ad essere apostolo del Vangelo, in virtù del battesimo, di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo nella sua Lettera ai Romani. Cristo ha perduto la sua vita e l’ha ricevuta rinnovata dal Padre, per riversarla, nello Spirito Santo, in quanti credono in Lui. Il suo battesimo nella morte (Lc 12, 50 ) è principio del nostro battesimo, la sua risurrezione principio per noi di un cammino di vita nuova, incentrata sul rapporto con Lui, che conferisce pienezza di significato e di valore ad ogni altro vincolo umano. Volgiamo lo sguardo, carissimi, alla Vergine Maria: Ella è stata battezzata nel mistero pasquale di Cristo fin dal primo istante del suo concepimento: per questo è l’Immacolata. A Lei si rivolga la nostra invocazione, affinché ci ottenga di cantare in ogni tempo la misericordia del Signore. Amen!
Antifona
RispondiEliminaPopoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia. (Sal 46,2)
Gloria.
O Dio, che ci hai reso figli della luce
con il tuo Spirito di adozione,
fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore,
ma restiamo sempre luminosi
nello splendore della verità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Padre, infondi in noi la sapienza
e la forza del tuo Spirito,
perché, seguendo Cristo sulla via della croce,
siamo pronti a donare la nostra vita
per manifestare al mondo la tua presenza d’amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Credo.
Prima Lettura
Costui è un uomo di Dio, un santo, si fermi da noi.
Dal secondo libro dei Re
2Re 4,8-11.14-16a
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».
Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo disse [a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stingerai un figlio fra le tue braccia».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 88 (89)
R. Canterò per sempre l'amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. R.
Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele. R.
Seconda Lettura
Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con lui: camminiamo in una vita nuova.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 6,3-4.8-11
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa;
proclamate le opere ammirevoli di colui
che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. (Cf. 1Pt 2,9)
Alleluia.
Vangelo
Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,37-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO ANGELUS
RispondiElimina28 giugno 2020
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
In questa domenica, il Vangelo ( Mt 10,37-42) fa risuonare con forza l’invito a vivere in pienezza e senza tentennamenti la nostra adesione al Signore. Gesù chiede ai suoi discepoli di prendere sul serio le esigenze evangeliche, anche quando ciò richiede sacrificio e fatica.
La prima richiesta esigente che Egli rivolge a chi lo segue è quella di porre l’amore verso di Lui al di sopra degli affetti familiari. Dice: «Chi ama padre o madre, […] figlio o figlia più di me non è degno di me» (v. 37). Gesù non intende di certo sottovalutare l’amore per i genitori e i figli, ma sa che i legami di parentela, se sono messi al primo posto, possono deviare dal vero bene. Lo vediamo: alcune corruzioni nei governi, vengono proprio perché l’amore alla parentela è più grande dell’amore alla patria, e mettono in carica i parenti. Lo stesso con Gesù: quando l’amore [per i familiari] è più grande di [quello per] Lui non va bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa. In questo senso Gesù dice questa frase. Ricordiamo anche come Gesù rimprovera i dottori della legge che fanno mancare il necessario ai genitori con la pretesa di darlo all’altare, di darlo alla Chiesa (cfr Mc 7,8-13). Li rimprovera! Il vero amore a Gesù richiede un vero amore ai genitori, ai figli, ma se cerchiamo prima l’interesse familiare, questo porta sempre su una strada sbagliata.
Poi, Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (v. 38). Si tratta di seguirlo sulla via che Egli stesso ha percorso, senza cercare scorciatoie. Non c’è vero amore senza croce, cioè senza un prezzo da pagare di persona. E lo dicono tante mamme, tanti papà che si sacrificano tanto per i figli e sopportano dei veri sacrifici, delle croci, perché amano. E portata con Gesù, la croce non fa paura, perché Lui è sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’ora della prova più dura, per darci forza e coraggio. Neanche serve agitarsi per preservare la propria vita, con un atteggiamento timoroso ed egoistico. Gesù ammonisce: «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia – cioè per amore, per amore a Gesù, per amore al prossimo, per il servizio degli altri –, la troverà» (v. 39). È il paradosso del Vangelo. Ma anche di questo abbiamo, grazie a Dio, tantissimi esempi! Lo vediamo in questi giorni. Quanta gente, quanta gente, sta portando croci per aiutare gli altri! Si sacrifica per aiutare gli altri che hanno bisogno in questa pandemia. Ma, sempre con Gesù, si può fare. La pienezza della vita e della gioia si trova donando sé stessi per il Vangelo e per i fratelli, con apertura, accoglienza e benevolenza.
Così facendo, possiamo sperimentare la generosità e la gratitudine di Dio. Ce lo ricorda Gesù: «Chi accoglie voi accoglie me […]. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli […] non perderà la ricompensa» (vv. 40; 42). La gratitudine generosa di Dio Padre tiene conto anche del più piccolo gesto di amore e di servizio reso ai fratelli.
--> In questi giorni, ho sentito un prete che era commosso perché in parrocchia gli si è avvicinato un bambino e gli ha detto: “Padre, questi sono i miei risparmi, poca cosa, è per i suoi poveri, per coloro che oggi hanno bisogno per la pandemia”. Piccola cosa, ma grande cosa! È una riconoscenza contagiosa, che aiuta ciascuno di noi ad avere gratitudine verso quanti si prendono cura delle nostre necessità. Quando qualcuno ci offre un servizio, non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto. No, tanti servizi si fanno per gratuità. Pensate al volontariato, che è una delle cose più grandi che ha la società italiana. I volontari… E quanti di loro hanno lasciato la vita in questa pandemia! Si fa per amore, semplicemente per servizio. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente.
RispondiEliminaMaria Santissima, che ha amato Gesù più della sua stessa vita e lo ha seguito fino alla croce, ci aiuti a metterci sempre davanti a Dio con cuore disponibile, lasciando che la sua Parola giudichi i nostri comportamenti e le nostre scelte.
S.S. PAOLO VI - Noi predichiamo Cristo a tutta la terra
RispondiEliminaGesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l'alfa e l'omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio dell'uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.
SANTA MESSA ALLA GROTTA DI LOURDES NEI GIARDINI VATICANI - OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II -
RispondiEliminaDomenica, 30 giugno 1996
Canterò per sempre la tua misericordia!
Queste parole esprimono la riconoscenza di chi ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio: sono le
parole del profeta ricolmato di Spirito Santo, della donna sterile diventata madre, dell’apostolo eletto dal Maestro. Sono le parole di ogni battezzato, rigenerato dal mistero pasquale di Cristo.
In realtà, l’esperienza cristiana è una circolazione di doni che parte da Dio e a Dio ritorna, mediante Cristo, a lode della sua gloria; una circolazione di misericordia e di gratitudine, anticipo e profezia del Regno dei cieli.
Questa è anche la dinamica della missione e dell’apostolato.
La prima lettura dell’odierna Domenica ci ha presentato, dal ciclo del profeta ELISEO narrato nel Secondo
libro dei Re, un episodio che esemplifica il detto di Gesù:Chi ACCOGLIE un profeta come profeta, avrà la
ricompensa del profeta, ( Mt 10, 41 ). ELISEO, erede dello spirito del grande profeta Elia, è accolto da una
donna di Sunem, la quale agisce con premurosa ospitalità verso di lui, perché lo riconosce come un uomo
di Dio, un santo ( 2 Re 4, 9 ). E da lui riceve, come ricompensa, la promessa di un figlio ormai insperato,
figlio che puntualmente verrà alla luce e, che, in seguito, sarà addirittura risuscitato dallo stesso ELISEO.
Che cosa sarà stata la vita di quella donna di Sunem, se non un inno di lode incessante alla misericordia di Dio, che l’aveva visitata?
Chi ACCOGLIE voi ACCOGLIE ME ( Mt 10, 40 ).
L’apostolo del Regno dei cieli è anzitutto un uomo di Dio, uno che ha fatto esperienza personale del suo
amore ed è chiamato ad annunciarlo. Egli per primo ripete ogni giorno:
Canterò per sempre la tua misericordia In tal modo, l’apostolo diventa anche dispensatore della grazia di Dio e testimone della sua
fedeltà, così da suscitare in quanti accolgono il suo messaggio il medesimo cantico di lode.
Il brano evangelico, che abbiamo appena ascoltato, costituisce la parte finale del cosiddetto discorso apostolico del Vangelo di Matteo. Esso presenta il criterio fondamentale e sintetico dell’esistenza apostolica, vale a dire il primato di Dio, diventato, nella Nuova Alleanza, il primato di Cristo, il Figlio di Dio incarnato. L’apostolo ha perduto la sua vita ( Mt 10, 39 ) per Cristo; diventando suo discepolo si è fatto piccolo ed ora può essere strumento della sua misericordia verso tutti coloro che lo accolgono nel nome del Signore.
3.Anche voi, consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù ( Rm 6, 11 )
Carissimi Fratelli e Sorelle, ogni discepolo è chiamato ad essere apostolo del Vangelo, in virtù del
battesimo, di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo nella sua Lettera ai Romani. Cristo ha perduto la sua vita e l’ha ricevuta rinnovata dal Padre, per riversarla, nello Spirito Santo, in quanti credono in Lui. Il suo battesimo nella morte (Lc 12, 50 ) è principio del nostro battesimo, la sua risurrezione principio per noi
di un cammino di vita nuova, incentrata sul rapporto con Lui, che conferisce pienezza di significato e di valore ad ogni altro vincolo umano.
Volgiamo lo sguardo, carissimi, alla Vergine Maria: Ella è stata battezzata nel mistero pasquale di Cristo fin dal primo istante del suo concepimento: per questo è l’Immacolata. A Lei si rivolga la nostra invocazione, affinché ci ottenga di cantare in ogni tempo la misericordia del Signore.
Amen!