venerdì 9 giugno 2023

SS. CORPO E SANGUE DI GESU'


 

7 commenti:

  1. Antifona
    Il Signore ha nutrito il suo popolo con fiore di frumento,
    e lo ha saziato con miele dalla roccia. ( Sal 80,17)

    Gloria.

    Signore Gesù Cristo,
    che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia
    ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
    fa' che adoriamo con viva fede
    il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue,
    per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
    Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre.
    Prima Lettura
    Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.
    Dal libro del Deuteronòmio
    Dt 8,2-3.14b-16a

    Mosè parlò al popolo dicendo:
    «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
    Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Sal 147
    R. Loda il Signore, Gerusalemme.
    Celebra il Signore, Gerusalemme,
    loda il tuo Dio, Sion,
    perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
    in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

    Egli mette pace nei tuoi confini
    e ti sazia con fiore di frumento.
    Manda sulla terra il suo messaggio:
    la sua parola corre veloce. R.

    Annuncia a Giacobbe la sua parola,
    i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
    Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
    non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

    Seconda Lettura
    Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 10,16-17

    Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo?
    E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
    Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane.

    Parola di Dio.

    SEQUENZA
    Ecco il pane degli angeli,
    pane dei pellegrini,
    vero pane dei figli:
    non dev'essere gettato.

    Con i simboli è annunziato,
    in Isacco dato a morte,
    nell'agnello della Pasqua,
    nella manna data ai padri.

    Buon pastore, vero pane,
    o Gesù, pietà di noi:
    nútrici e difendici,
    portaci ai beni eterni
    nella terra dei viventi.

    Tu che tutto sai e puoi,
    che ci nutri sulla terra,
    conduci i tuoi fratelli
    alla tavola del cielo
    nella gioia dei tuoi santi.

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  2. Acclamazione al Vangelo

    Alleluia, alleluia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
    se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. (Gv 6,51)
    Alleluia.


    Vangelo
    La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 6,51-58

    In quel tempo, Gesù disse alla folla:
    «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

    Parola del Signore.

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  3. OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    14 giugno 2020
    «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere» (Dt 8,2). Ricordati: con questo invito di Mosè si è aperta oggi la Parola di Dio. Poco dopo Mosè ribadiva: “Non dimenticare il Signore, tuo Dio” . La Scrittura ci è stata donata per vincere la dimenticanza di Dio. Quanto è importante farne memoria quando preghiamo! Come insegna un Salmo, che dice: «Ricordo i prodigi del Signore, sì, ricordo le tue meraviglie» (77,12). Anche le meraviglie e i prodigi che il Signore ha fatto nella nostra stessa vita.

    È essenziale ricordare il bene ricevuto: senza farne memoria diventiamo estranei a noi stessi, “passanti” dell’esistenza; senza memoria ci sradichiamo dal terreno che ci nutre e ci lasciamo portare via come foglie dal vento. Fare memoria invece è riannodarsi ai legami più forti, è sentirsi parte di una storia, è respirare con un popolo. La memoria non è una cosa privata, è la via che ci unisce a Dio e agli altri. Per questo nella Bibbia il ricordo del Signore va trasmesso di generazione in generazione, va raccontato di padre in figlio, come dice un bel passaggio: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa significano queste istruzioni che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi- tutta la storia della schiavitù - e il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi”» (Dt 6,20-22). Tu darai la memoria a tuo figlio.

    Ma c’è un problema: se la catena di trasmissione dei ricordi si interrompe? E poi, come si può ricordare quello che si è solo sentito dire, senza averne fatto esperienza? Dio sa quanto è difficile, sa quanto è fragile la nostra memoria, e per noi ha compiuto una cosa inaudita: ci ha lasciato un memoriale. Non ci ha lasciato solo delle parole, perché è facile scordare quello che si ascolta. Non ci ha lasciato solo la Scrittura, perché è facile dimenticare quello che si legge. Non ci ha lasciato solo dei segni, perché si può dimenticare anche quello che si vede. Ci ha dato un Cibo, ed è difficile dimenticare un sapore. Ci ha lasciato un Pane nel quale c’è Lui, vivo e vero, con tutto il sapore del suo amore. Ricevendolo possiamo dire: “È il Signore, si ricorda di me!”. Perciò Gesù ci ha chiesto: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24). Fate: l’Eucaristia non è un semplice ricordo, è un fatto: è la Pasqua del Signore che rivive per noi. Nella Messa la morte e la risurrezione di Gesù sono davanti a noi. Fate questo in memoria di me: riunitevi e come comunità, come popolo, come famiglia, celebrate l’Eucaristia per ricordarvi di me. Non possiamo farne a meno, è il memoriale di Dio. E guarisce la nostra memoria ferita.

    Guarisce anzitutto la nostra memoria orfana. Noi viviamo un’epoca di tanta orfanezza. Guarisce la memoria orfana. Tanti hanno la memoria segnata da mancanze di affetto e da delusioni cocenti, ricevute da chi avrebbe dovuto dare amore e invece ha reso orfano il cuore. Si vorrebbe tornare indietro e cambiare il passato, ma non si può. Dio, però, può guarire queste ferite, immettendo nella nostra memoria un amore più grande: il suo. L’Eucaristia ci porta l’amore fedele del Padre, che risana la nostra orfanezza. Ci dà l’amore di Gesù, che ha trasformato un sepolcro da punto di arrivo a punto di partenza e allo stesso modo può ribaltare le nostre vite. Ci infonde l’amore dello Spirito Santo, che consola, perché non lascia mai soli, e cura le ferite.

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  4. Con l’Eucaristia il Signore guarisce anche la nostra memoria negativa, quella negatività che viene tante volte nel nostro cuore. Il Signore guarisce questa memoria negativa, che porta sempre a galla le cose che non vanno e ci lascia in testa la triste idea che non siamo buoni a nulla, che facciamo solo errori, che siamo “sbagliati”. Gesù viene a dirci che non è così. Egli è contento di farsi intimo a noi e, ogni volta che lo riceviamo, ci ricorda che siamo preziosi: siamo gli invitati attesi al suo banchetto, i commensali che desidera. E non solo perché Lui è generoso, ma perché è davvero innamorato di noi: vede e ama il bello e il buono che siamo. Il Signore sa che il male e i peccati non sono la nostra identità; sono malattie, infezioni. E viene a curarle con l’Eucaristia, che contiene gli anticorpi per la nostra memoria malata di negatività. Con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza. Sempre avremo davanti agli occhi le nostre cadute, le fatiche, i problemi a casa e al lavoro, i sogni non realizzati. Ma il loro peso non ci schiaccerà perché, più in profondità, c’è Gesù che ci incoraggia col suo amore. Ecco la forza dell’Eucaristia, che ci trasforma in portatori di Dio: portatori di gioia, non di negatività. Possiamo chiederci, noi che andiamo a Messa, che cosa portiamo al mondo? Le nostre tristezze, le nostre amarezze o la gioia del Signore? Facciamo la Comunione e poi andiamo avanti a lamentarci, a criticare e a piangerci addosso? Ma questo non migliora nulla, mentre la gioia del Signore cambia la vita.
    L’Eucaristia, infine, guarisce la nostra memoria chiusa. Le ferite che ci teniamo dentro non creano problemi solo a noi, ma anche agli altri. Ci rendono paurosi e sospettosi: all’inizio chiusi, alla lunga cinici e indifferenti. Ci portano a reagire nei confronti degli altri con distacco e arroganza, illudendoci che in questo modo possiamo controllare le situazioni. Ma è un inganno: solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Così fa Gesù, venendoci incontro con dolcezza, nella disarmante fragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pane spezzato per rompere i gusci dei nostri egoismi; così fa Gesù, che si dona per dirci che solo aprendoci ci liberiamo dai blocchi interiori, dalle paralisi del cuore. Il Signore, offrendosi a noi semplice come il pane, ci invita anche a non sprecare la vita inseguendo mille cose inutili che creano dipendenze e lasciano il vuoto dentro. L’Eucaristia spegne in noi la fame di cose e accende il desiderio di servire. Ci rialza dalla nostra comoda sedentarietà, ci ricorda che non siamo solo bocche da sfamare, ma siamo anche le sue mani per sfamare il prossimo. È urgente ora prenderci cura di chi ha fame di cibo e dignità, di chi non lavora e fatica ad andare avanti. E farlo in modo concreto, come concreto è il Pane che Gesù ci dà. Serve una vicinanza reale, servono vere e proprie catene di solidarietà. Gesù nell’Eucaristia si fa vicino a noi: non lasciamo solo chi ci sta vicino!

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  5. BENEDETTO XVI
    ANGELUS 26 giugno 2011
    Cari fratelli e sorelle!
    Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo. Come afferma l’apostolo Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro.

    In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47). Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: “Sine Dominico non possumus” – senza il “Dominicum”, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.

    Cari amici, invochiamo la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito “Donna eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia, 53-58). Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente “eucaristica”, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità.

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  6. FAUSTI – Il Vangelo di Giovanni invece di raccontare la Trasfigurazione, ne fa la lente attraverso cui guardare tutto il resto. Osserva infatti con l'occhio e il cuore nuovo di chi ama, che in ogni cosa vede il Volto dell'Amato. Questa visione, lungi dall'essere “visionaria”, è la più reale di tutte, perché è fatta alla luce di Colui che è Luce e Vita di quanto esiste.
    Per il popolo che camminava nel deserto la manna era il cibo che garantiva la vita fisica, la legge era il cibo che garantiva la vita eterna.
    Affermando che Lui è il pane di Vita e che la Sua Carne è la vera Carne del nuovo Esodo, Gesù si attribuisce le prerogative della Parola. Si rivela così come il compimento di ciò che l'Esodo e l'Alleanza , e ancor prima la Creazione,significano: il disegno di Dio di comunicare la Sua Vita all'uomo.
    Mangiare e assimilare Lui, Figlio amato del Padre che ama i fratelli, è la nuova legge.
    A chi non crede che Lui possa dare Vita Eterna perché è uomo, risponde che proprio la Sua umanità è la rivelazione definitiva di Dio.
    Per questo chi non accetta Lui, non compie le opere di Dio e non riceve la Vita.
    La Sua Carne non è metaforica : è realmente il Suo Corpo dato per noi. Chi mangia la Sua Carne, pane vero, si alimenta di Lui,riceve il dono supremo di Dio : il Corpo e il Sangue del Figlio, che lo mette in comunione di Vita con Lui e con il Padre.
    Giovanni, secondo lo stile che gli è proprio, non racconta l'istituzione dell'Eucaristia, che i lettori conoscono; preferisce invece farne comprendere il mistero profondo, esplicitando ciò che gli altri Vangeli lasciano implicito.
    Parlando di Carne e Sangue si allude alla croce dove Gesù darà il Suo Corpo e verserà il Suo Sangue.
    Proprio la Sua umanità dona all'uomo ciò di cui tutto è segno :Dio stesso come dono di Sé.
    Per essa entriamo in Comunione con il Figlio di Dio che è diventato Figlio dell'uomo.
    Ogni altro pane è simbolo di questo che è la realtà.
    Per questo prendiamo ogni briciola di pane – ogni realtà, per quanto piccola sia – come segno d'Amore del Padre, rendiamo grazie a Lui e condividiamo con i fratelli, facendo circolare in tutto e per tutti la Vita del Figlio. L'Eucaristia è davvero salvezza nostra e del mondo intero. Infatti ci rende figli nel Figlio, in Comunione con il Padre, con i fratelli e con tutto il creato. Ciò che non è oggetto di Eucaristia è morto e infetto di morte.
    Questo finale del dialogo ci fa entrare nel mistero di quel “sovrappiù” di pane che ormai è presente in ogni frammento del creato : è Dio stesso che ci dona di vivere di Lui, del Suo Amore.
    Ogni dono infatti implica il dono di sé.
    Creazione, Esodo e Alleanza trovano nell'Eucaristia la loro pienezza : è la festa del settimo giorno, la libertà dei figli, le nozze tra Creatore e creatura, il riposo dell'uno nell'altro.. Davanti a un Dio che si dona a noi – come può non donarsi se è Amore-non c'è che stupore e gioia senza fine.
    Questo è il mistero dell'amore : l'amato diventa la vita di chi lo ama, "informando" tutto il suo essere, dal suo sentire al suo pensare, dal suo volere al suo agire.
    Dice Paolo : " Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20).
    Realmente questo cibo ci dà la vita del Figlio!

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  7. H.U Balthasar - Pensieri - Un segno incomprensibile issato in mezzo al mondo tra cielo e terra!
    Il mare divino spinto a forza nella piccola sorgente del cuore di un uomo, l'immensa quercia della Divinità nel fragile vaso di un cuore terreno.
    Dio, l'Altissimo, sul suo trono di gloria, e il servo, inginocchiato nella polvere dove lavora e adora, l'Uno e l'Altro non si distinguono più...
    La coscienza regale del Dio eterno compressa nell'inconscio dell'umiltà umana.
    Tutti i tesori della Sapienza e della Scienza di Dio sono stipati nell'angusta camera della povertà umana...
    La luce e il costante vapore rosso pallido si diffondono sui bianchi campi angelici, e l'amore inaccessibile del Padre e del Figlio assume il colore della tenerezza e della cordialità.
    Tutti i misteri di Dio, che finora avevano nascosto il loro volto sotto sei ali, si scoprono e sorridono agli uomini che vi si trovano.

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