Antifona Il Signore è la forza del suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato. Salva il tuo popolo, o Signore, e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre. ( Sal 27,8-9)
Donaci, o Signore, di vivere sempre nel timore e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annuncio profetico della tua parola, liberaci da ogni paura, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con franchezza il tuo nome davanti agli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. Dal libro del profeta Geremìa Ger 20,10-13
Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all'intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa! Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 68 (69) R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio. Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre. Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza. R.
Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri non disprezza i suoi che sono prigionieri. A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brùlica in essi. R.
Seconda Lettura Il dono di grazia non è come la caduta. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 5,12-15
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me, dice il Signore, e anche voi date testimonianza. (Gv 15,26b.27a)
Alleluia.
Vangelo Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
ANGELUS 21 giugno 2020 Nel Vangelo di questa domenica (cfr Mt 10,26-33) risuona l’invito che Gesù rivolge ai suoi discepoli a non avere paura, ad essere forti e fiduciosi di fronte alle sfide della vita, preavvisandoli delle avversità che li attendono. Il brano odierno fa parte del discorso missionario, con cui il Maestro prepara gli Apostoli alla prima esperienza di annuncio del Regno di Dio. Gesù li esorta con insistenza a “non avere paura”. La paura è uno dei nemici più brutti della nostra vita cristiana. Gesù esorta: “Non abbiate paura”, “non abbiate paura”. E Gesù descrive tre situazioni concrete che essi si troveranno ad affrontare.
Anzitutto, la prima, l’ostilità di quanti vorrebbero zittire la Parola di Dio, edulcorandola, annacquandola, o mettendo a tacere chi la annuncia. In questo caso, Gesù incoraggia gli Apostoli a diffondere il messaggio di salvezza che Lui ha loro affidato. Per il momento, Lui lo ha trasmesso con cautela, quasi di nascosto, nel piccolo gruppo dei discepoli. Ma loro dovranno dire “nella luce”, cioè apertamente, e annunciare “dalle terrazze” – così dice Gesù – cioè pubblicamente, il suo Vangelo.
La seconda difficoltà che i missionari di Cristo incontreranno è la minaccia fisica contro di loro, cioè la persecuzione diretta contro le loro persone, fino all’uccisione. Questa profezia di Gesù si è realizzata in ogni tempo: è una realtà dolorosa, ma attesta la fedeltà dei testimoni. Quanti cristiani sono perseguitati anche oggi in tutto il mondo! Soffrono per il Vangelo con amore, sono i martiri dei nostri giorni. E possiamo dire con sicurezza che sono più dei martiri dei primi tempi: tanti martiri, soltanto per il fatto di essere cristiani. A questi discepoli di ieri e di oggi che patiscono la persecuzione, Gesù raccomanda: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima» (v. 28). Non bisogna lasciarsi spaventare da quanti cercano di spegnere la forza evangelizzatrice con l’arroganza e la violenza. Nulla, infatti, essi possono contro l’anima, cioè contro la comunione con Dio: questa, nessuno può toglierla ai discepoli, perché è un dono di Dio. La sola paura che il discepolo deve avere è quella di perdere questo dono divino, la vicinanza, l’amicizia con Dio, rinunciando a vivere secondo il Vangelo e procurandosi così la morte morale, che è l’effetto del peccato.
Il terzo tipo di prova che gli Apostoli si troveranno a fronteggiare, Gesù la indica nella sensazione, che alcuni potranno sperimentare, che Dio stesso li abbia abbandonati, restando distante e silenzioso. Anche qui esorta a non avere paura, perché, pur attraversando queste e altre insidie, la vita dei discepoli è saldamente nelle mani di Dio, che ci ama e ci custodisce. Sono come le tre tentazioni: edulcorare il Vangelo, annacquarlo; seconda, la persecuzione; e terza, la sensazione che Dio ci ha lasciati da soli. Anche Gesù ha sofferto questa prova nell’orto degli ulivi e sulla croce: “Padre, perché mi hai abbandonato?”, dice Gesù. Alle volte si sente questa aridità spirituale; non ne dobbiamo avere paura. Il Padre si prende cura di noi, perché grande è il nostro valore ai suoi occhi. Ciò che importa è la franchezza, è il coraggio della testimonianza, della testimonianza di fede: “riconoscere Gesù davanti agli uomini” e andare avanti facendo del bene.
Maria Santissima, modello di fiducia e di abbandono in Dio nell’ora dell’avversità e del pericolo, ci aiuti a non cedere mai allo sconforto, ma ad affidarci sempre a Lui e alla sua grazia, perché la grazia di Dio è sempre più potente del male.
Nel Vangelo di oggi (cfr Mt 10,26-33) il Signore Gesù, dopo aver chiamato e inviato in missione i suoi discepoli, li istruisce e li prepara ad affrontare le prove e le persecuzioni che dovranno incontrare. Andare in missione non è fare turismo, e Gesù ammonisce i suoi: “Troverete persecuzioni”. Così li esorta: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato […]. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce. […] E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima» (vv. 26-28). Possono uccidere soltanto il corpo, non hanno il potere di uccidere l’anima: di questi non abbiate paura. L’invio in missione da parte di Gesù non garantisce ai discepoli il successo, così come non li mette al riparo da fallimenti e sofferenze. Essi devono mettere in conto sia la possibilità del rifiuto, sia quella della persecuzione. Questo spaventa un po’, ma è la verità.
Il discepolo è chiamato a conformare la propria vita a Cristo, che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce. Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità! Le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione, e noi siamo chiamati a trovare in esse l’occasione per verificare l’autenticità della nostra fede e del nostro rapporto con Gesù. Dobbiamo considerare queste difficoltà come la possibilità per essere ancora più missionari e per crescere in quella fiducia verso Dio, nostro Padre, che non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta. Nelle difficoltà della testimonianza cristiana nel mondo, non siamo mai dimenticati, ma sempre assistiti dalla sollecitudine premurosa del Padre. Per questo, nel Vangelo di oggi, per ben tre volte Gesù rassicura i discepoli dicendo: «Non abbiate paura!».
Anche ai nostri giorni, fratelli e sorelle, la persecuzione contro i cristiani è presente. Noi preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati, e lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede. Il loro esempio ci aiuta a non esitare nel prendere posizione in favore di Cristo, testimoniandolo coraggiosamente nelle situazioni di ogni giorno, anche in contesti apparentemente tranquilli. In effetti, una forma di prova può essere anche l’assenza di ostilità e di tribolazioni. Oltre che come «pecore in mezzo ai lupi», il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di Verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità. E se noi andiamo o viviamo in questi contesti e diciamo le Parole del Vangelo, questo dà fastidio e ci guarderanno non bene.
Ma in tutto questo il Signore continua a dirci, come diceva ai discepoli del suo tempo: “Non abbiate paura!”. Non dimentichiamo questa parola: sempre, quando noi abbiamo qualche tribolazione, qualche persecuzione, qualche cosa che ci fa soffrire, ascoltiamo la voce di Gesù nel cuore: “Non abbiate paura! Non avere paura, vai avanti! Io sono con te!”. Non abbiate paura di chi vi deride e vi maltratta, e non abbiate paura di chi vi ignora o “davanti” vi onora ma “dietro” combatte il Vangelo. Ci sono tanti che davanti ci fanno sorrisi, ma da dietro combattono il Vangelo. Tutti li conosciamo. Gesù non ci lascia soli perché siamo preziosi per Lui. Per questo non ci lascia soli: ognuno di noi è prezioso per Gesù, e Lui ci accompagna.
La Vergine Maria, modello di umile e coraggiosa adesione alla Parola di Dio, ci aiuti a capire che nella testimonianza della fede non contano i successi, ma la fedeltà, la fedeltà a Cristo, riconoscendo in qualunque circostanza, anche le più problematiche, il dono inestimabile di essere suoi discepoli missionari.
FAUSTI - “Non temete, dice Gesù agli Apostoli, dopo averli mandati come pecore in mezzo ai lupi. La paura è il motore primo dell'agire umano,dovrebbe invece essere solo il freno! Evitare i pericoli di vita è giusto, non diventi però la preoccupazione che distoglie da ogni occupazione. L'istinto di autoconservazione in sé è sano . Serve per evitare il male. Ma è principio insufficiente per vivere , se contemporaneamente non c'è la fiducia nel bene. Senza la fiducia l'uomo è bloccato e disperato , senza paura è sventato e temerario , solo gli incoscienti , oltre ai dittatori , non hanno paura; ma c'è da aver paura per loro e di loro!. Fiducia e paura sono due principi antagonisti, ambedue necessari. Il secondo sovrabbonda, il primo, invece, scarseggia. Il Signore è venuto a donarci una fiducia in Lui che ci libera dalla paura della morte, con la quale il nemico ci tiene in schiavitù per tutta la vita (Eb 2,15). La morte è un evento naturale . Non è un male, anche se, a causa del peccato, la viviamo male! E' giusto non cercarla, ma è demoniaco rifiutarla. Siamo mortali , ma il nostro limite non è la fine di noi stessi, come teme il nostro egoismo, bensì l'inizio dell'Altro e della nostra comunione con Lui. Principio e fine della nostra vita non è il nulla che temiamo, ma il Padre che ci ama e che amiamo. Il perfetto amore scaccia ogni timore (1Gv 4,18). Finché viviamo il nostro amore non è ancora perfetto. Per questo abbiamo anche paura, ma non ne siamo dominati. L'apostolo, pur sentendo timori e incertezze, (1Cor 2,3), non si lascia guidare da questi, ma dallo Spirito di Colui che ha dato la vita per tutti (2 Cor 5,14). La paura della morte non diventi una filosofia di vita. Nostra “filosofia” sia “l'amore della sapienza” del Padre. L'uomo è sempre conteso tra due amori : quello della sapienza della carne , che chiude nella paura della morte , e quello della sapienza dello Spirito, che apre alla fiducia e alla vita. Ogni volta deve decidere quale sposare. Il brano è scandito da tre imperativi . “Non temete”, seguiti da motivazioni. La paura fa fare ciò che si teme , solo la fiducia fa fare ciò che si desidera. Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra . Se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre. Lo riconosco come riconoscenza d'amore. Lui per primo mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 5,20); e io, nel fratello più piccolo riconosco Lui (18,5) che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9,35). Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sarà presente fino alla fine del mondo per salvarci: Il “tremendo” giudizio di Dio , l'unica cosa che conta e resta della storia, è posto nelle mie mani, affidato alla mia responsabilità . Io sono il giudice suo , e quindi di me stesso!. Riconoscere non è solo un fatto di labbra . È appartenere a Lui con il cuore e con la vita. “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini” Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra : se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre. Lo riconosco per riconoscenza d'amore. Lui per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal5,20) ; e io,nel fratello più piccolo, riconosco Lui, che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9, 35). Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sara' presente fino alla fine del mondo per salvarci. Riconoscere non è solo un fatto di labbra : è appartenere a Lui con il cuore e con la vita.
-->“Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini” Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra : se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre. Lo riconosco per riconoscenza d'amore. Lui per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal5,20) ; e io,nel fratello più piccolo, riconosco Lui, che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9, 35). Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sara' presente fino alla fine del mondo per salvarci. Riconoscere non è solo un fatto di labbra : è appartenere a Lui con il cuore e con la vita. “Chi mi rinnegherà...” Rinnegare è dire di non conoscere, come Pietro (26,70...) Chi rinnega il Figlio non è Suo fratello e rinnega di essere figlio, perde se stesso! “Certa è questa parola : se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui , se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo . Se Lo rinneghiamo, anch'Egli ci rinnegherà” (2Tim. 2,11). Grazie a Dio, Chi ci rinnega è Colui che ha dato la vita per noi peccatori, dal cui Amore nulla può separarci (Rom 8,38). Infatti “se noi manchiamo di fede, Egli però rimane fedele, perchè non può rinnegare Se stesso” (2Tim2,13). La Sua fedeltà senza fine è il motivo pe cui sale a Dio il nostro Amen (2Cor 1,20). Anche se lo rinneghiamo, come Pietro possiamo sempre contare sulla Sua fedeltà a noi, che mai vien meno. Questa è la nostra fede, certa e sicura.
Antifona
RispondiEliminaIl Signore è la forza del suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo, o Signore,
e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. ( Sal 27,8-9)
Donaci, o Signore,
di vivere sempre nel timore e nell’amore per il tuo santo nome,
poiché tu non privi mai della tua guida
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, che affidi alla nostra debolezza
l’annuncio profetico della tua parola,
liberaci da ogni paura,
perché non ci vergogniamo mai della nostra fede,
ma confessiamo con franchezza
il tuo nome davanti agli uomini.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.
Dal libro del profeta Geremìa
Ger 20,10-13
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all'intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 68 (69)
R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza. R.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brùlica in essi. R.
Seconda Lettura
Il dono di grazia non è come la caduta.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,12-15
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
RispondiEliminaAlleluia, alleluia.
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me,
dice il Signore,
e anche voi date testimonianza. (Gv 15,26b.27a)
Alleluia.
Vangelo
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
EliminaANGELUS 21 giugno 2020
Nel Vangelo di questa domenica (cfr Mt 10,26-33) risuona l’invito che Gesù rivolge ai suoi discepoli a non avere paura, ad essere forti e fiduciosi di fronte alle sfide della vita, preavvisandoli delle avversità che li attendono. Il brano odierno fa parte del discorso missionario, con cui il Maestro prepara gli Apostoli alla prima esperienza di annuncio del Regno di Dio. Gesù li esorta con insistenza a “non avere paura”. La paura è uno dei nemici più brutti della nostra vita cristiana. Gesù esorta: “Non abbiate paura”, “non abbiate paura”. E Gesù descrive tre situazioni concrete che essi si troveranno ad affrontare.
Anzitutto, la prima, l’ostilità di quanti vorrebbero zittire la Parola di Dio, edulcorandola, annacquandola, o mettendo a tacere chi la annuncia. In questo caso, Gesù incoraggia gli Apostoli a diffondere il messaggio di salvezza che Lui ha loro affidato. Per il momento, Lui lo ha trasmesso con cautela, quasi di nascosto, nel piccolo gruppo dei discepoli. Ma loro dovranno dire “nella luce”, cioè apertamente, e annunciare “dalle terrazze” – così dice Gesù – cioè pubblicamente, il suo Vangelo.
La seconda difficoltà che i missionari di Cristo incontreranno è la minaccia fisica contro di loro, cioè la persecuzione diretta contro le loro persone, fino all’uccisione. Questa profezia di Gesù si è realizzata in ogni tempo: è una realtà dolorosa, ma attesta la fedeltà dei testimoni. Quanti cristiani sono perseguitati anche oggi in tutto il mondo! Soffrono per il Vangelo con amore, sono i martiri dei nostri giorni. E possiamo dire con sicurezza che sono più dei martiri dei primi tempi: tanti martiri, soltanto per il fatto di essere cristiani. A questi discepoli di ieri e di oggi che patiscono la persecuzione, Gesù raccomanda: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima» (v. 28). Non bisogna lasciarsi spaventare da quanti cercano di spegnere la forza evangelizzatrice con l’arroganza e la violenza. Nulla, infatti, essi possono contro l’anima, cioè contro la comunione con Dio: questa, nessuno può toglierla ai discepoli, perché è un dono di Dio. La sola paura che il discepolo deve avere è quella di perdere questo dono divino, la vicinanza, l’amicizia con Dio, rinunciando a vivere secondo il Vangelo e procurandosi così la morte morale, che è l’effetto del peccato.
Il terzo tipo di prova che gli Apostoli si troveranno a fronteggiare, Gesù la indica nella sensazione, che alcuni potranno sperimentare, che Dio stesso li abbia abbandonati, restando distante e silenzioso. Anche qui esorta a non avere paura, perché, pur attraversando queste e altre insidie, la vita dei discepoli è saldamente nelle mani di Dio, che ci ama e ci custodisce. Sono come le tre tentazioni: edulcorare il Vangelo, annacquarlo; seconda, la persecuzione; e terza, la sensazione che Dio ci ha lasciati da soli. Anche Gesù ha sofferto questa prova nell’orto degli ulivi e sulla croce: “Padre, perché mi hai abbandonato?”, dice Gesù. Alle volte si sente questa aridità spirituale; non ne dobbiamo avere paura. Il Padre si prende cura di noi, perché grande è il nostro valore ai suoi occhi. Ciò che importa è la franchezza, è il coraggio della testimonianza, della testimonianza di fede: “riconoscere Gesù davanti agli uomini” e andare avanti facendo del bene.
Maria Santissima, modello di fiducia e di abbandono in Dio nell’ora dell’avversità e del pericolo, ci aiuti a non cedere mai allo sconforto, ma ad affidarci sempre a Lui e alla sua grazia, perché la grazia di Dio è sempre più potente del male.
PAPA FRANCESCO
EliminaANGELUS 25 giugno 2017
Nel Vangelo di oggi (cfr Mt 10,26-33) il Signore Gesù, dopo aver chiamato e inviato in missione i suoi discepoli, li istruisce e li prepara ad affrontare le prove e le persecuzioni che dovranno incontrare. Andare in missione non è fare turismo, e Gesù ammonisce i suoi: “Troverete persecuzioni”. Così li esorta: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato […]. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce. […] E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima» (vv. 26-28). Possono uccidere soltanto il corpo, non hanno il potere di uccidere l’anima: di questi non abbiate paura. L’invio in missione da parte di Gesù non garantisce ai discepoli il successo, così come non li mette al riparo da fallimenti e sofferenze. Essi devono mettere in conto sia la possibilità del rifiuto, sia quella della persecuzione. Questo spaventa un po’, ma è la verità.
Il discepolo è chiamato a conformare la propria vita a Cristo, che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce. Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità! Le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione, e noi siamo chiamati a trovare in esse l’occasione per verificare l’autenticità della nostra fede e del nostro rapporto con Gesù. Dobbiamo considerare queste difficoltà come la possibilità per essere ancora più missionari e per crescere in quella fiducia verso Dio, nostro Padre, che non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta. Nelle difficoltà della testimonianza cristiana nel mondo, non siamo mai dimenticati, ma sempre assistiti dalla sollecitudine premurosa del Padre. Per questo, nel Vangelo di oggi, per ben tre volte Gesù rassicura i discepoli dicendo: «Non abbiate paura!».
Anche ai nostri giorni, fratelli e sorelle, la persecuzione contro i cristiani è presente. Noi preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati, e lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede. Il loro esempio ci aiuta a non esitare nel prendere posizione in favore di Cristo, testimoniandolo coraggiosamente nelle situazioni di ogni giorno, anche in contesti apparentemente tranquilli. In effetti, una forma di prova può essere anche l’assenza di ostilità e di tribolazioni. Oltre che come «pecore in mezzo ai lupi», il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di Verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità. E se noi andiamo o viviamo in questi contesti e diciamo le Parole del Vangelo, questo dà fastidio e ci guarderanno non bene.
Ma in tutto questo il Signore continua a dirci, come diceva ai discepoli del suo tempo: “Non abbiate paura!”. Non dimentichiamo questa parola: sempre, quando noi abbiamo qualche tribolazione, qualche persecuzione, qualche cosa che ci fa soffrire, ascoltiamo la voce di Gesù nel cuore: “Non abbiate paura! Non avere paura, vai avanti! Io sono con te!”. Non abbiate paura di chi vi deride e vi maltratta, e non abbiate paura di chi vi ignora o “davanti” vi onora ma “dietro” combatte il Vangelo. Ci sono tanti che davanti ci fanno sorrisi, ma da dietro combattono il Vangelo. Tutti li conosciamo. Gesù non ci lascia soli perché siamo preziosi per Lui. Per questo non ci lascia soli: ognuno di noi è prezioso per Gesù, e Lui ci accompagna.
La Vergine Maria, modello di umile e coraggiosa adesione alla Parola di Dio, ci aiuti a capire che nella testimonianza della fede non contano i successi, ma la fedeltà, la fedeltà a Cristo, riconoscendo in qualunque circostanza, anche le più problematiche, il dono inestimabile di essere suoi discepoli missionari.
FAUSTI - “Non temete, dice Gesù agli Apostoli, dopo averli mandati come pecore in mezzo ai lupi. La paura è il motore primo dell'agire umano,dovrebbe invece essere solo il freno! Evitare i pericoli di vita è giusto, non diventi però la preoccupazione che distoglie da ogni occupazione. L'istinto di autoconservazione in sé è sano . Serve per evitare il male. Ma è principio insufficiente per vivere , se contemporaneamente non c'è la fiducia nel bene. Senza la fiducia l'uomo è bloccato e disperato , senza paura è sventato e temerario , solo gli incoscienti , oltre ai dittatori , non hanno paura; ma c'è da aver paura per loro e di loro!.
RispondiEliminaFiducia e paura sono due principi antagonisti, ambedue necessari. Il secondo sovrabbonda, il primo, invece, scarseggia.
Il Signore è venuto a donarci una fiducia in Lui che ci libera dalla paura della morte, con la quale il nemico ci tiene in schiavitù per tutta la vita (Eb 2,15).
La morte è un evento naturale . Non è un male, anche se, a causa del peccato, la viviamo male! E' giusto non cercarla, ma è demoniaco rifiutarla. Siamo mortali , ma il nostro limite non è la fine di noi stessi, come teme il nostro egoismo, bensì l'inizio dell'Altro e della nostra comunione con Lui.
Principio e fine della nostra vita non è il nulla che temiamo, ma il Padre che ci ama e che amiamo. Il perfetto amore scaccia ogni timore (1Gv 4,18).
Finché viviamo il nostro amore non è ancora perfetto.
Per questo abbiamo anche paura, ma non ne siamo dominati.
L'apostolo, pur sentendo timori e incertezze, (1Cor 2,3), non si lascia guidare da questi, ma dallo Spirito di Colui che ha dato la vita per tutti (2 Cor 5,14).
La paura della morte non diventi una filosofia di vita. Nostra “filosofia” sia “l'amore della sapienza” del Padre. L'uomo è sempre conteso tra due amori : quello della sapienza della carne , che chiude nella paura della morte , e quello della sapienza dello Spirito, che apre alla fiducia e alla vita. Ogni volta deve decidere quale sposare. Il brano è scandito da tre imperativi . “Non temete”, seguiti da motivazioni.
La paura fa fare ciò che si teme , solo la fiducia fa fare ciò che si desidera.
Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra . Se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre. Lo riconosco come riconoscenza d'amore. Lui per primo mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 5,20); e io, nel fratello più piccolo riconosco Lui (18,5) che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9,35). Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sarà presente fino alla fine del mondo per salvarci: Il “tremendo” giudizio di Dio , l'unica cosa che conta e resta della storia, è posto nelle mie mani, affidato alla mia responsabilità . Io sono il giudice suo , e quindi di me stesso!. Riconoscere non è solo un fatto di labbra . È appartenere a Lui con il cuore e con la vita. “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini” Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra : se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre.
Lo riconosco per riconoscenza d'amore.
Lui per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal5,20) ; e io,nel fratello più piccolo, riconosco Lui, che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9, 35).
Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sara' presente fino alla fine del mondo per salvarci.
Riconoscere non è solo un fatto di labbra : è appartenere a Lui con il cuore e con la vita.
-->“Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini” Il giudizio di Dio lo compio io stesso qui in terra : se, nella quotidianità delle azioni e nella straordinarietà delle persecuzioni, riconosco il Figlio come fratello, sono riconosciuto dal Padre.
RispondiEliminaLo riconosco per riconoscenza d'amore.
Lui per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal5,20) ; e io,nel fratello più piccolo, riconosco Lui, che, per riconoscere tutti, si è fatto ultimo e servo di tutti (Mc 9, 35).
Il mio futuro eterno davanti al Padre dipende dal mio riconoscere ora davanti agli uomini il Figlio, che, nella carne dell'ultimo, sara' presente fino alla fine del mondo per salvarci.
Riconoscere non è solo un fatto di labbra : è appartenere a Lui con il cuore e con la vita.
“Chi mi rinnegherà...” Rinnegare è dire di non conoscere, come Pietro (26,70...)
Chi rinnega il Figlio non è Suo fratello e rinnega di essere figlio, perde se stesso!
“Certa è questa parola : se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui , se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo . Se Lo rinneghiamo, anch'Egli ci rinnegherà” (2Tim. 2,11).
Grazie a Dio, Chi ci rinnega è Colui che ha dato la vita per noi peccatori, dal cui Amore nulla può separarci (Rom 8,38).
Infatti “se noi manchiamo di fede, Egli però rimane fedele, perchè non può rinnegare Se stesso” (2Tim2,13). La Sua fedeltà senza fine è il motivo pe cui sale a Dio il nostro Amen (2Cor 1,20).
Anche se lo rinneghiamo, come Pietro possiamo sempre contare sulla Sua fedeltà a noi, che mai vien meno. Questa è la nostra fede, certa e sicura.