In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 9,1-5
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Matteo Mt 14,22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
PAROLE DEL SANTO PADRE Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso. Questo episodio è un’immagine stupenda della realtà della Chiesa di tutti i tempi. Ciò che la salva non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola. (Angelus, 13 agosto 2017)
FAUSTI - “O tu di poca fede, perché dubitasti?” Chiede Gesù a Pietro, chiamato da Lui a camminare sulle acque, come Lui e con Lui. Questo racconto mostra il cammino dal turbamento al coraggio della fede, provata comunque dal dubbio e dalla caduta, che nell'esperienza di salvezza giunge alla sua pienezza. Il dubbio, a metà strada tra incredulità e fede, è il passaggio necessario per tutti. Per una fede consapevole e adulta bisogna che il non credente dubiti del suo non credere e che il credente dubiti del suo credere. Un cieco dogmatismo preclude l'accesso alla verità. Comunque, quando va a fondo, chiunque si apre all'invocazione della salvezza , al di là di quello che crede o non crede. Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa . Quando volgiamo gli occhi al Signore e alla Sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare , quando guardiamo le nostre difficoltà, ci impauriamo ed affondiamo. Dopo il dono del pane, Gesù sale, da solo, sul monte a pregare. I discepoli scendono, da soli, sul mare a remare. Dopo la notte del pane viene un nuovo giorno - quello dei discepoli da soli sulla barca – in cui Gesù è presente in altro modo, con la Sua Parola che ordina di fare il Suo stesso cammino, affrontando la stessa notte che Lui ha vinto. Noi ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sull'abisso agitato che vuole inghiottirci, faticando inutilmente per raggiungere l'altra riva. E' la condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare il Suo stesso cammino dopo la Sua Ascensione sul monte. Avvolti dal buio, sospesi tra cielo e abisso, i discepoli sono lontani dal punto di partenza e da quello di arrivo. La situazione è angosciante. Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossibile di ogni uomo, superamento della realtà che ben conosce, fatta di notte, solitudine, lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento. Camminare sul mare è il tema del brano. E' quanto il discepolo è chiamato a fare , sulla Parola del Suo Signore. Chi è giocato dalla paura scambia le proprie fantasie per realtà e la realtà per fantasia . I discepoli pensano che il Vivente in mezzo a loro sia un fantasma, un morto. E' il rimprovero di Paolo a quelli di Corinto, quando dice che la loro Eucaristia non è un mangiare la Cena del Signore, ma un mangiare la propria condanna , perché fanno il contrario di ciò che celebrano. (1 Cor 11,17-34). La paura è pochezza di fede. La fede invece è il coraggio di credere e osare l'impossibile , impossibile all'uomo, ma non a Dio. Colui che cammina sulle acque non è un fantasma ma “Io-Sono” ,Gesù in persona. “Io-Sono” richiama la rivelazione del Dio dell' Esodo. La salvezza attraverso l'acqua non è un'illusione . È la paura che fa loro ritenere illusione la realtà di Dio. “Vieni!” E' la vocazione definitiva . Sulla Sua parola, siamo chiamati da Lui a camminare come Lui e con Lui sull'abisso. In obbedienza a Lui, Pietro riesce a fare come Lui ha fatto. Lo spirito contrario spaventa Pietro. Se guarda Gesù cammina, se guarda le sue paure, sprofonda. Il “braccio teso” indica l'intervento di Dio, che afferra e salva dalle grandi acque chi Lo invoca. La fede c'è , ma è poca, insufficiente davanti a prove dure come questa. Rimane però sempre nel cuore il grido : “Signore, salvami!” E' la radice inalienabile della fede. L'esperienza di salvezza che ne consegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore. Il cammino di affidamento e di riconoscimento dura tutta la vita. La salvezza porta all'adorazione, al bacio del Signore, fine del Vangelo.
DANIEL ANGE …(Ed.1982) de “Liban, terre de feu... “ Lève-toi, veille et crie dans la nuit! Le Liban meurt! C'est mon cri vers toi, mon frère, homme de conscience. Cet un lueur dans la nuit me dit que tu peux le sauver, que seule la prière peut le sauver. Ta prière faite dans la foi peut le sauver et “deplacer les montagnes” Les medecins du monde civilisé, oriental et occidental, le regardent, les mains croiseés et la bouche bée... Les affligés de ce monde se consolent en le regardant. .. Toi seul, ami des amis de Dieu, peu le sauver, ta prière peut le sauver. J'ai dû me rendre sur le sol natal et mettre mon doigt dans chacune de ses plaies. Depuis je n'ai pu me désolidariser de mon corp,le Liban,et de ses membres, mes compatriotes. Alos l'infection de ses plaies gagna ma chair et mes os... Étant présent, puis loins de lui, mon coeur ne se console plus, mes poumons s'asphyxient , et je passe des nuits blanches comme le jour... Mes amis et conaissances me conseillent le repos. Mais dépuis quand un membre jouit-il du repos que son corp agonise? Je m'adresse à toi, mon frère, homme de confiance, toi sur qui je repose ma tête et j' épanche mon âme. A toi je crie : “le Liban meurt!” Il n'y a que tes prières , faites dans la foi,cette foi pour laquelle sont déjà morts des milliers de Libanais. Seule la foi puvait faire croire à Marie et Marthe que Lazar n'est pas mort, mais seulement qu'il repose. Et que Lazare puisse se dresser debout du sein de son tombeau, délié des chaînes de l'injustice de ce monde. À l'heure donc où se déchainent les injustices et la puissance du mal... dresse-toi, frère, , car la victoire est donnée, seulemente aux fills du Très Haut. Lève-toi et élève ta prière, et sauve le Liban. (...suivent paroles très touchantes...) Ce S.O.S. D'un jeune moine – hélas toujours d'actualité- qui l'entendra? Qui l'accueillera?
Prima lettura
RispondiEliminaDal primo libro dei Re
1Re 19,9.11-13
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 9,1-5
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
PAROLE DEL SANTO PADRE
Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso. Questo episodio è un’immagine stupenda della realtà della Chiesa di tutti i tempi. Ciò che la salva non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola. (Angelus, 13 agosto 2017)
FAUSTI - “O tu di poca fede, perché dubitasti?” Chiede Gesù a Pietro, chiamato da Lui a camminare sulle acque, come Lui e con Lui.
RispondiEliminaQuesto racconto mostra il cammino dal turbamento al coraggio della fede, provata comunque dal dubbio e dalla caduta, che nell'esperienza di salvezza giunge alla sua pienezza.
Il dubbio, a metà strada tra incredulità e fede, è il passaggio necessario per tutti.
Per una fede consapevole e adulta bisogna che il non credente dubiti del suo non credere e che il credente dubiti del suo credere. Un cieco dogmatismo preclude l'accesso alla verità.
Comunque, quando va a fondo, chiunque si apre all'invocazione della salvezza , al di là di quello che crede o non crede.
Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa .
Quando volgiamo gli occhi al Signore e alla Sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare , quando guardiamo le nostre difficoltà, ci impauriamo ed affondiamo.
Dopo il dono del pane, Gesù sale, da solo, sul monte a pregare.
I discepoli scendono, da soli, sul mare a remare.
Dopo la notte del pane viene un nuovo giorno - quello dei discepoli da soli sulla barca – in cui Gesù è presente in altro modo, con la Sua Parola che ordina di fare il Suo stesso cammino, affrontando la stessa notte che Lui ha vinto.
Noi ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sull'abisso agitato che vuole inghiottirci, faticando inutilmente per raggiungere l'altra riva.
E' la condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare il Suo stesso cammino dopo la Sua Ascensione sul monte.
Avvolti dal buio, sospesi tra cielo e abisso, i discepoli sono lontani dal punto di partenza e da quello di arrivo. La situazione è angosciante.
Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossibile di ogni uomo, superamento della realtà che ben conosce, fatta di notte, solitudine, lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento.
Camminare sul mare è il tema del brano. E' quanto il discepolo è chiamato a fare , sulla Parola del Suo Signore.
Chi è giocato dalla paura scambia le proprie fantasie per realtà e la realtà per fantasia .
I discepoli pensano che il Vivente in mezzo a loro sia un fantasma, un morto. E' il rimprovero di Paolo a quelli di Corinto, quando dice che la loro Eucaristia non è un mangiare la Cena del Signore, ma un mangiare la propria condanna , perché fanno il contrario di ciò che celebrano.
(1 Cor 11,17-34).
La paura è pochezza di fede.
La fede invece è il coraggio di credere e osare l'impossibile , impossibile all'uomo, ma non a Dio.
Colui che cammina sulle acque non è un fantasma ma “Io-Sono” ,Gesù in persona.
“Io-Sono” richiama la rivelazione del Dio dell' Esodo. La salvezza attraverso l'acqua non è un'illusione . È la paura che fa loro ritenere illusione la realtà di Dio.
“Vieni!” E' la vocazione definitiva . Sulla Sua parola, siamo chiamati da Lui a camminare come Lui e con Lui sull'abisso. In obbedienza a Lui, Pietro riesce a fare come Lui ha fatto.
Lo spirito contrario spaventa Pietro. Se guarda Gesù cammina, se guarda le sue paure, sprofonda.
Il “braccio teso” indica l'intervento di Dio, che afferra e salva dalle grandi acque chi Lo invoca.
La fede c'è , ma è poca, insufficiente davanti a prove dure come questa.
Rimane però sempre nel cuore il grido : “Signore, salvami!”
E' la radice inalienabile della fede.
L'esperienza di salvezza che ne consegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore.
Il cammino di affidamento e di riconoscimento dura tutta la vita.
La salvezza porta all'adorazione, al bacio del Signore, fine del Vangelo.
DANIEL ANGE …(Ed.1982) de “Liban, terre de feu... “ Lève-toi, veille et crie dans la nuit!
RispondiEliminaLe Liban meurt! C'est mon cri vers toi, mon frère, homme de conscience. Cet un lueur dans la nuit me dit que tu peux le sauver, que seule la prière peut le sauver.
Ta prière faite dans la foi peut le sauver et “deplacer les montagnes”
Les medecins du monde civilisé, oriental et occidental, le regardent, les mains croiseés et la bouche bée... Les affligés de ce monde se consolent en le regardant. ..
Toi seul, ami des amis de Dieu, peu le sauver, ta prière peut le sauver.
J'ai dû me rendre sur le sol natal et mettre mon doigt dans chacune de ses plaies.
Depuis je n'ai pu me désolidariser de mon corp,le Liban,et de ses membres, mes compatriotes.
Alos l'infection de ses plaies gagna ma chair et mes os...
Étant présent, puis loins de lui, mon coeur ne se console plus, mes poumons s'asphyxient , et je passe des nuits blanches comme le jour...
Mes amis et conaissances me conseillent le repos. Mais dépuis quand un membre jouit-il du repos que son corp agonise?
Je m'adresse à toi, mon frère, homme de confiance, toi sur qui je repose ma tête et j' épanche mon
âme. A toi je crie : “le Liban meurt!” Il n'y a que tes prières , faites dans la foi,cette foi pour laquelle sont déjà morts des milliers de Libanais.
Seule la foi puvait faire croire à Marie et Marthe que Lazar n'est pas mort, mais seulement qu'il repose. Et que Lazare puisse se dresser debout du sein de son tombeau, délié des chaînes de l'injustice de ce monde.
À l'heure donc où se déchainent les injustices et la puissance du mal... dresse-toi, frère, , car la victoire est donnée, seulemente aux fills du Très Haut. Lève-toi et élève ta prière, et sauve le Liban.
(...suivent paroles très touchantes...)
Ce S.O.S. D'un jeune moine – hélas toujours d'actualité- qui l'entendra?
Qui l'accueillera?