giovedì 20 aprile 2017

A - 2 DOM. PASQUA


4 commenti:

  1. S.FAUSTI -
    Il Risorto si presenta come datore di pace. La gioia e la pace, pace gioiosa e gioia pacificante, sono i modi propri della presenza del Signore, che ci assimila a Lui. Dopo aver gioito alla vista del Signore, i discepoli Lo ascoltano. Se l'occhio vede e il cuore gioisce , l'orecchio ascolta : la contemplazione si fa amore e obbedienza.
    La missione dei fratelli è la stessa del Figlio , che ha lavato i piedi e ha detto : “Vi diedi un esempio, affinchè come io feci a voi, anche voi facciate “(13,15), e “Vi do un comandamento nuovo ...come io amai voi, anche voi amatevi gli uni gli altri”(13,34).
    I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre .
    ”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18).
    Per questo li ha scelti (15,16). L'invio rende gli inviati uguali a chi li invia:”Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me” (13,20).
    Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2).
    Associato al Suo destino, è come il chicco di grano che cade sotto terra e porta molto frutto (12,24).
    La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
    Se il Figlio è necessariamente inviato dall'Amore del Padre verso i fratelli, chi a sua volta va verso i fratelli conosce l'amore del Padre e diventa figlio.
    La relazione che c'è tra Gesù e il Padre (“Come il Padre ha mandato me”), è la stessa che c'è tra Lui e noi (“anch'io mando voi”). E' come dire :”Voi siete me , se fate ciò che io ho fatto a voi . Come avete ricevuto pace e gioia , date pace e gioia, perdonando anche voi”.
    I Suoi discepoli non sono superuomini. Sono come noi, pavidi e infidi, segnati da fragilità e peccato. Ma proprio in questa nostra situazione Lui ci viene incontro e ci salva. 
    “Detto questo, insufflò” . 'Insufflare' , parola unica nel N. Testamento, ricorre due volte nell'A.T. : Dio, soffiandogli dentro il Suo alito vitale , crea l'uomo (Gen 2,7) e fa risorgere le sue ossa aride (Ez 37,9). E' lo Spirito della Nuova ed Eterna Alleanza, stipulata nel perdono (Ger 31,33)
    che ci dà un cuore nuovo, capace di vivere secondo la Parola (Ez 26,25).
    Gesù parla di “Spirito Santo”, senza articolo , non perchè sia una realtà vaga e indeterminata. 
    Lo Spirito Santo è il Suo Amore . Ce Lo dona in pienezza , non a misura (3,34).
    Ma noi ne abbiamo quanto ne accogliamo , e possiamo accoglierne sempre di più, senza determinare limiti a ciò che è infinito. Gesù ci chiede di accoglierlo. 
    La forma imperativa “accogliete” è una supplica pressante del Figlio alla nostra libertà, perchè accogliamo il dono che ci fa essere ciò che siamo : fratelli Suoi e figli del Padre Suo e Padre nostro,Dio Suo e Dio nostro.
    E' quello Spirito che il mondo non può accogliere , perchè non lo conosce. I discepoli invece Lo conoscono perchè ha dimorato presso di loro in Gesù e ora desidera abitare in loro (14,17).
    Sulla croce già ci ha consegnato lo Spirito (19,30). Ma non basta : ogni dono è tale solo quando qualcuno lo accoglie. Ora i discepoli, contemplando le Sue ferite, si arrendono al Suo amore e Lo”accolgono”. 
    Nel dono dello Spirito si realizzano le promesse di Gesù nell'ultima Cena (14,15-26).
    La Sua Gloria è trasmessa ai discepoli, che diventano una cosa sola tra di loro (17,22), per testimoniare al mondo l'Amore del Padre.
    La sera di Pasqua accogliamo la sorgente di acqua viva promessa nel grande giorno della festa di Pentecoste (7, 37-39): accogliamo lo Spirito del Figlio e diventiamo figli di Dio (1,12-13), perchè capaci di perdonare i fratelli.

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  2. Dopo che Gesù ha ricevuto il “Suo” battesimo sulla croce , anche noi siam battezzati in Spirito Santo(1,33). Immersi nel Suo Amore , possiamo amare come Lui ci ha amati. Il fine dell'opera del Figlio è che noi partecipiamo sempre più al Suo amore per il Padre e i fratelli.
    Per Giovanni, la Pentecoste, iniziata sulla croce, esplode nel giorno di Pasqua, quando i discepoli ricevono il Suo Spirito.
    Da allora comincia l'epoca dello Spirito, in essa vive chiunque contempla la Gloria, aperta a tutti nelle ferite del Trafitto “A chi rimettete i peccati “ Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato.
    Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.
    Questo potere è concesso “ai discepoli” e ad ogni discepolo, non ad alcuni in particolare.
    Paolo intende la sua missione come “ministero della riconciliazione” . Si dichiara “servo” e “ambasciatore” di Colui che fu fatto ”peccato in nostro favore”perchè noi ottenessimo in Lui “la giustizia di Dio”.
    Il perdono, ricevuto e accordato, costituisce il mondo nuovo, la comunità dei fratelli che vivono la pace e la gioia di Gesù. Chi perdona, diventa figlio, uguale al Padre : chi è perdonato, se accoglie il perdono, diventa a sua volta figlio, capace di perdonare e dire in Spirito e verità :“Padre nostro”.

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  3. CATECHESI S. PADRE FRANCESCO MARZO 2016
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
    Nelle catechesi precedenti ci siamo addentrati poco alla volta nel grande mistero della misericordia di Dio. Abbiamo meditato sull’agire del Padre nell’Antico Testamento e poi, attraverso i racconti evangelici, abbiamo visto come Gesù, nella sue parole e nei suoi gesti, sia l’incarnazione della Misericordia. Egli, a sua volta, ha insegnato ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi come il Padre» (Lc 6,36). È un impegno che interpella la coscienza e l’azione di ogni cristiano. Infatti, non basta fare esperienza della misericordia di Dio nella propria vita; bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per gli altri. La misericordia, inoltre, non è riservata solo a dei momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana.
    Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati. Infatti, una pagina tra le più belle del Vangelo di Matteo ci riporta l’insegnamento che potremmo ritenere in qualche modo come il “testamento di Gesù” da parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azione della Misericordia. Gesù dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui (cfr Mt 25,31-46). La Chiesa ha chiamato questi gesti “opere di misericordia corporale”, perché soccorrono le persone nelle loro necessità materiali.

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  4. Ci sono però anche altre sette opere di misericordia dette “spirituali”, che riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più. Tutti certamente ne ricordiamo una che è entrata nel linguaggio comune: “Sopportare pazientemente le persone moleste”. E ci sono eh? Ce ne sono di persone moleste! Potrebbe sembrare una cosa poco importante, che ci fa sorridere, invece contiene un sentimento di profonda carità; e così è anche per le altre sei, che è bene ricordare: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per i morti. Sono cose di tutti i giorni. “Ma, io sono afflitto – Dio ti aiuterà non ho tempo – No”. Mi fermo lo ascolto, perdo il tempo e consolo. Quello è un gesto di misericordia che viene fatto anche a Gesù.
    Nelle prossime Catechesi ci soffermeremo su queste opere, che la Chiesa ci presenta come il modo concreto di vivere la misericordia. Nel corso dei secoli, tante persone semplici le hanno messe in pratica, dando così genuina testimonianza della fede. La Chiesa d’altronde, fedele al suo Signore, nutre un amore preferenziale per i più deboli. Spesso sono le persone più vicine a noi che hanno bisogno del nostro aiuto. Non dobbiamo andare alla ricerca di chissà quali imprese da realizzare. È meglio iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci indica come le più urgenti. In un mondo purtroppo colpito dal virus dell’indifferenza, le opere di misericordia sono il miglior antidoto. Ci educano, infatti, all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri «fratelli più piccoli» (Mt 25,40), nei quali è presente Gesù. Sempre Gesù è presente lì dove c’è un bisogno, una persona che ha un bisogno sia materiale che spirituale è Gesù lì. Riconoscere il suo volto in quello di chi è nel bisogno è una vera sfida contro l’indifferenza. Ci permette di essere sempre vigilanti, evitando che Cristo ci passi accanto senza che lo riconosciamo. Torna alla mente la frase di Sant’Agostino: «Timeo Iesum transeuntem» (Serm., 88, 14, 13). “Ho paura che il Signore passi e non lo riconosca”, che il Signore passi davanti a me in ognuna di queste persone piccole e bisognose e io non mi accorga che è Gesù. Ho paura che il Signore passi e io non lo riconosca. Mi sono domandato perché Sant’Agostino ha detto di temere il passaggio di Gesù. La risposta, purtroppo, è nei nostri comportamenti: perché spesso siamo distratti, siamo indifferenti, e quando il Signore ci passa vicino noi perdiamo l’occasione dell’incontro con Lui.
    Le opere di misericordia risvegliano in noi l’esigenza e la capacità di rendere viva e operosa la fede con la carità. Sono convinto che attraverso questi semplici gesti quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale, come è stato in passato. Se ognuno di noi ogni giorno ne fa una di queste, questo sarà una rivoluzione nel mondo, ma tutti eh? Ognuno! Quanti Santi sono ancora oggi ricordati non per le grandi opere che hanno realizzato ma per la carità che hanno saputo trasmettere! Pensiamo a Madre Teresa, da poco canonizzata: non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la dignità. Quanti bambini abbandonati ha stretto tra le sue braccia; quanti moribondi ha accompagnato sulla soglia dell’eternità tenendoli per mano! Queste opere di misericordia sono i tratti del Volto di Gesù Cristo che si prende cura dei suoi fratelli più piccoli per portare a ciascuno la tenerezza e la vicinanza di Dio. Che lo Spirito Santo ci aiuti e accenda in noi il desiderio di vivere con questo stile di vita. Almeno farne una ogni giorno, almeno. Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia corporale e spirituale e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno nel momento in cui vediamo Gesù in una persona che è nel bisogno.
    Grazie

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