giovedì 23 febbraio 2017

A - 8 DOM.T.O.


2 commenti:

  1. S. FAUSTI - “Non preoccupatevi” è il ritornello che Gesù ripete sei volte. Preoccuparsi è privarsi del presente, unico tempo che c'è, per proiettarsi nel futuro, che ancora non c'è. La preoccupazione ci svuota di tutto e ci riempie di vuoto. Porre la vita nelle mani del Padre significa essere liberi dall'affanno. Ciò che ne garantisce il mantenimento è Lui, che, come la dà, così la alimenta.
    L'ansia della previdenza cede il posto alla fiducia nella Provvidenza.
    Gesù non dice di non lavorare . Dice di non fare del lavoro l'idolo che toglie il respiro . “Il lavoro è da fare, la preoccupazione da levare” (S. Girolamo). S. Ignazio di Loyola consiglia di agire come se tutto dipendesse da noi, sapendo però che tutto dipende da Dio.
    E' un atteggiamento che toglie l'ansia - tutto dipende da Dio! - e mette in gioco le nostre capacità – tutto dipende da noi!
    Il fatto che tutto sia dono non è alibi al disimpegno, ma antidoto alla preoccupazione.
    A differenza dell'animale, l'uomo non nasce vestito, né trova direttamente nella natura il cibo.
    Deve necessariamente lavorare. Ma non deve fare dei suoi bisogni il suo assoluto.
    E' chiamato a soddisfarli da figlio, collaborando con il Padre e condividendo con i fratelli.
    Per il cibo Gesù dice di osservare gli uccelli del cielo, che non compiono i cosiddetti lavori maschili, quali arare, seminare, mietere e raccogliere. Ricorda che il cibo non dipende innanzitutto dal lavoro nostro, ma da quello di Dio, al quale siamo chiamati a collaborare.
    Il Padre, che è “vostro” e non loro, nutre anche loro. La Sua tenerezza si espande su tutte le creature (Sal 145,9). Se provvede al cibo dei piccoli del corvo che gridano a Lui (Sal 147,9), come non si preoccuperà di Suo figlio?
    Dio è al lavoro non solo nel dare , ma anche nel mantenere la vita: dà il seme al seminatore, ma anche la pioggia al seme, perchè dia pane da mangiare (Is 55,10).
    Lui, amante della vita (Sap 11,26), desidera solo che i suoi figli gioiscano della sua stessa gioia.
    Chi può, preoccupandosi, aumentre di un solo palmo la sua età o la sua statura, vivere un po' di più o essere un po' più alto?
    La preoccupazione, invece che allungare, rattrappisce il corpo e accorcia la vita!
    Faticare e tessere è il lavoro della donna, che fatica per tessere il corpo e rivestirlo.
    I fiori hanno una veste che cresce con loro e li ricopre di splendore.
    La loro bellezza serve a descrivere la magnificenza e la Gloria dello Sposo.
    Salomone, noto per la sua magnificenza, non è comparabile come splendore a un solo giglio.
    Se Dio fa' così con l'erba del campo, che al mattino germoglia e alla sera dissecca, ed è usata per accendere il forno e cuocere il pane, quanto più si preoccuperà di rivestire noi, suoi figli.

    RispondiElimina
  2. PRIMA LETTURA (Sir 5,1-10)
    Non aspettare a convertirti al Signore.
    Dal libro del Siracide
    Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: «Basto a me stesso».
    Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore.
    Non dire: «Chi mi dominerà?» , perché il Signore senza dubbio farà giustizia.
    Non dire: «Ho peccato, e che cosa mi è successo?», perché il Signore è paziente.
    Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato.
    Non dire: «La sua compassione è grande; mi perdonerà i molti peccati», perché presso di lui c'è misericordia e ira, e il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
    Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, perché improvvisa scoppierà l'ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato.
    Non confidare in ricchezze ingiuste: non ti gioveranno nel giorno della sventura.
    Non ventilare il grano a ogni vento e non camminare su qualsiasi sentiero: così fa il peccatore che è bugiardo.
    Sii costante nelle tue convinzioni, e una sola sia la tua parola.
    Parola di Dio.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.