giovedì 1 dicembre 2016

A - 2 DOM. AVVENTO


3 commenti:

  1. À S. FAUSTI – Quei giorni, o quel tempo, di cui il Vangelo racconta sono i giorni e il tempo in cui si immerge chi ascolta. La lettura “attualizza” il lettore : lo rende “attualmente” presente a ciò che accade, perché accada anche a lui.
    L'ascolto introduce nell'oggi eterno di Dio .
    Fa rivivere in prima persona ciò che è narrato.
    “Affettiamoci dunque ad entrare “ in quest'oggi di Dio ( Eb 4,11).
    Il deserto, posto tra l'Egitto e “la terra “, è per Israele il luogo del già e non ancora .
    Già fuori dalla schiavitù , non ancora nella libertà.
    E' il luogo del cammino e del dubbio, dell'ascolto e della ribellione, della fiducia e della caduta.
    Nel deserto non c'è nulla e si va verso il tutto.
    La solitudine mette ognuno davanti a sé, agli altri e all'altro, senza via di scampo.
    Lì furono dati la Parola e la manna, l'acqua e il cibo, che formarono il popolo di Dio.
    Israele, una volta passato, ricorda il deserto come il tempo del fidanzamento, in cui Dio e popolo si parlavano.
    E attende un nuovo deserto, un rifiorire del primo amore (Os 2,16).
    Giovanni prepara ad accogliere il Signore che viene.
    I profeti in Israele mantengono viva la promessa. Non solo richiamano all'obbedienza ma, soprattutto, impediscono che la religiosità si riduca a sola legge, senza cuore, senza uomo e infine senza Dio. Dietro la Parola c'è Colui che parla.
    Non c'è solo un'idea da capire o un ordine da eseguire, ma da stabilire comunione con Colui che nella Sua Parola comunica se stesso.
    Per questo il profeta chiama a “guardare in alto” (Os 11,7), a levare lo sguardo dalle cose alla mano e al volto di chi le porge.
    Dimenticare questo è cadere nel feticismo : ci si innamora dell'anello e si dimentica il fidanzato.
    Il pericolo di una religione della Parola è ridurre questa a feticcio, come nelle vane forme di fondamentalismo, dottrinarismo e legalismo.
    Con la Scrittura si può fare ciò che i pagani fanno con gli altri doni di Dio .
    Dimenticare il rimando a Lui.
    Giovanni è il profeta che sta sulla soglia tra passato e futuro.
    Per lui la promessa non è la tomba , ma il grembo della novità.Icona dell'Antico testamento che passa al suo compimento, è l'Elia che deve venire (ml 3,23) che, anzi , è già venuto, anche se non riconosciuto, anticipando il destino di Colui che vuol far riconoscere.
    Punto d'arrivo della paziente fatica di Dio durata millenni, il Battista è l'uomo pronto ad accogliere , oltre ogni promessa, il Signore che ha promesso.
    Non è solo l'asceta o il mistico che incontra Dio nella solitudine del deserto : è l'apostolo, che vuol aprire tutti ad accogliere Colui che sempre viene,
    ed attende solo di essere accolto.

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  2. Gesù è il Figlio che il Padre manda ai fratelli per ricondurli dall'esilio a casa.
    E' Colui che deve venire. E viene per chi lo attende, come il Battista.
    La Chiesa, seguendo il suo esempio, entra nella promessa di Dio.

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  3. Alleluia, alleluia.
    Cercate il Signore, mentre si fa trovare; invocatelo, mentre è vicino.
    Alleluia.

    VANGELO (Mt 7,21.24-27)
    Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
    + Dal Vangelo secondo Matteo
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
    Parola del Signore.

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