À S. FAUSTI – Quei giorni, o quel tempo, di cui il Vangelo racconta sono i giorni e il tempo in cui si immerge chi ascolta. La lettura “attualizza” il lettore : lo rende “attualmente” presente a ciò che accade, perché accada anche a lui. L'ascolto introduce nell'oggi eterno di Dio . Fa rivivere in prima persona ciò che è narrato. “Affettiamoci dunque ad entrare “ in quest'oggi di Dio ( Eb 4,11). Il deserto, posto tra l'Egitto e “la terra “, è per Israele il luogo del già e non ancora . Già fuori dalla schiavitù , non ancora nella libertà. E' il luogo del cammino e del dubbio, dell'ascolto e della ribellione, della fiducia e della caduta. Nel deserto non c'è nulla e si va verso il tutto. La solitudine mette ognuno davanti a sé, agli altri e all'altro, senza via di scampo. Lì furono dati la Parola e la manna, l'acqua e il cibo, che formarono il popolo di Dio. Israele, una volta passato, ricorda il deserto come il tempo del fidanzamento, in cui Dio e popolo si parlavano. E attende un nuovo deserto, un rifiorire del primo amore (Os 2,16). Giovanni prepara ad accogliere il Signore che viene. I profeti in Israele mantengono viva la promessa. Non solo richiamano all'obbedienza ma, soprattutto, impediscono che la religiosità si riduca a sola legge, senza cuore, senza uomo e infine senza Dio. Dietro la Parola c'è Colui che parla. Non c'è solo un'idea da capire o un ordine da eseguire, ma da stabilire comunione con Colui che nella Sua Parola comunica se stesso. Per questo il profeta chiama a “guardare in alto” (Os 11,7), a levare lo sguardo dalle cose alla mano e al volto di chi le porge. Dimenticare questo è cadere nel feticismo : ci si innamora dell'anello e si dimentica il fidanzato. Il pericolo di una religione della Parola è ridurre questa a feticcio, come nelle vane forme di fondamentalismo, dottrinarismo e legalismo. Con la Scrittura si può fare ciò che i pagani fanno con gli altri doni di Dio . Dimenticare il rimando a Lui. Giovanni è il profeta che sta sulla soglia tra passato e futuro. Per lui la promessa non è la tomba , ma il grembo della novità.Icona dell'Antico testamento che passa al suo compimento, è l'Elia che deve venire (ml 3,23) che, anzi , è già venuto, anche se non riconosciuto, anticipando il destino di Colui che vuol far riconoscere. Punto d'arrivo della paziente fatica di Dio durata millenni, il Battista è l'uomo pronto ad accogliere , oltre ogni promessa, il Signore che ha promesso. Non è solo l'asceta o il mistico che incontra Dio nella solitudine del deserto : è l'apostolo, che vuol aprire tutti ad accogliere Colui che sempre viene, ed attende solo di essere accolto.
Gesù è il Figlio che il Padre manda ai fratelli per ricondurli dall'esilio a casa. E' Colui che deve venire. E viene per chi lo attende, come il Battista. La Chiesa, seguendo il suo esempio, entra nella promessa di Dio.
Alleluia, alleluia. Cercate il Signore, mentre si fa trovare; invocatelo, mentre è vicino. Alleluia.
VANGELO (Mt 7,21.24-27) Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli. + Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore.
À S. FAUSTI – Quei giorni, o quel tempo, di cui il Vangelo racconta sono i giorni e il tempo in cui si immerge chi ascolta. La lettura “attualizza” il lettore : lo rende “attualmente” presente a ciò che accade, perché accada anche a lui.
RispondiEliminaL'ascolto introduce nell'oggi eterno di Dio .
Fa rivivere in prima persona ciò che è narrato.
“Affettiamoci dunque ad entrare “ in quest'oggi di Dio ( Eb 4,11).
Il deserto, posto tra l'Egitto e “la terra “, è per Israele il luogo del già e non ancora .
Già fuori dalla schiavitù , non ancora nella libertà.
E' il luogo del cammino e del dubbio, dell'ascolto e della ribellione, della fiducia e della caduta.
Nel deserto non c'è nulla e si va verso il tutto.
La solitudine mette ognuno davanti a sé, agli altri e all'altro, senza via di scampo.
Lì furono dati la Parola e la manna, l'acqua e il cibo, che formarono il popolo di Dio.
Israele, una volta passato, ricorda il deserto come il tempo del fidanzamento, in cui Dio e popolo si parlavano.
E attende un nuovo deserto, un rifiorire del primo amore (Os 2,16).
Giovanni prepara ad accogliere il Signore che viene.
I profeti in Israele mantengono viva la promessa. Non solo richiamano all'obbedienza ma, soprattutto, impediscono che la religiosità si riduca a sola legge, senza cuore, senza uomo e infine senza Dio. Dietro la Parola c'è Colui che parla.
Non c'è solo un'idea da capire o un ordine da eseguire, ma da stabilire comunione con Colui che nella Sua Parola comunica se stesso.
Per questo il profeta chiama a “guardare in alto” (Os 11,7), a levare lo sguardo dalle cose alla mano e al volto di chi le porge.
Dimenticare questo è cadere nel feticismo : ci si innamora dell'anello e si dimentica il fidanzato.
Il pericolo di una religione della Parola è ridurre questa a feticcio, come nelle vane forme di fondamentalismo, dottrinarismo e legalismo.
Con la Scrittura si può fare ciò che i pagani fanno con gli altri doni di Dio .
Dimenticare il rimando a Lui.
Giovanni è il profeta che sta sulla soglia tra passato e futuro.
Per lui la promessa non è la tomba , ma il grembo della novità.Icona dell'Antico testamento che passa al suo compimento, è l'Elia che deve venire (ml 3,23) che, anzi , è già venuto, anche se non riconosciuto, anticipando il destino di Colui che vuol far riconoscere.
Punto d'arrivo della paziente fatica di Dio durata millenni, il Battista è l'uomo pronto ad accogliere , oltre ogni promessa, il Signore che ha promesso.
Non è solo l'asceta o il mistico che incontra Dio nella solitudine del deserto : è l'apostolo, che vuol aprire tutti ad accogliere Colui che sempre viene,
ed attende solo di essere accolto.
Gesù è il Figlio che il Padre manda ai fratelli per ricondurli dall'esilio a casa.
RispondiEliminaE' Colui che deve venire. E viene per chi lo attende, come il Battista.
La Chiesa, seguendo il suo esempio, entra nella promessa di Dio.
Alleluia, alleluia.
RispondiEliminaCercate il Signore, mentre si fa trovare; invocatelo, mentre è vicino.
Alleluia.
VANGELO (Mt 7,21.24-27)
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Parola del Signore.