Dona pace, o Signore, a quanti in te confidano; i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta la preghiera dei tuoi servi e del tuo popolo, Israele. ( Sir 36,18)
O Dio, che ami la giustizia e ci avvolgi di perdono, crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio, un cuore più grande di ogni offesa, più luminoso di ogni ombra, per ricordare al mondo il tuo amore senza misura. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Dal libro del Siràcide
Sir 27,33 – 28,9 Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio? Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui. Parola di Dio.
Dal Salmo 102 (103) R. Il Signore è buono e grande nell'amore.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. R.
Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. R. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 14,7-9
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. Parola di Dio.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore.
Noi vogliamo lodare Dio per la Sua Parola...e in quest'atto di lode e di ringraziamento vogliamo cercare di aprire ancora di più il nostro cuore al dono meraviglioso della Sua Parola, con la quale Egli ci consola nella notte di questo mondo e ci aiuta a essere lieti nelle gioie di questa vita, che sono anche Sue, di Lui che è il Padre della luce, e così anche di ogni gioia. BENEDETTO XVI
PAPA FRANCESCO ANGELUS 13 settembre 2020 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella parabola che leggiamo nel Vangelo di oggi, quella del re misericordioso ( Mt 18,21-35), troviamo per due volte questa supplica: «Abbi pazienza con me e ti restituirò» ( 26.29). La prima volta è pronunciata dal servo che deve al suo padrone diecimila talenti, una somma enorme, oggi sarebbero milioni e milioni di euro. La seconda volta viene ripetuta da un altro servo dello stesso padrone. Anche lui è in debito, non verso il suo padrone, ma verso lo stesso servo che ha quel debito enorme. E il suo debito è piccolissimo, forse come lo stipendio di una settimana.
Il cuore della parabola è l’indulgenza che il padrone dimostra verso il servo con il debito più grande. L’evangelista sottolinea che «il padrone ebbe compassione – non dimenticare mai questa parola che è proprio di Gesù: “Ebbe compassione”, Gesù sempre ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito» ( 27). Un debito enorme, dunque un condono enorme! Ma quel servo, subito dopo, si dimostra spietato con il suo compagno, che gli deve una somma modesta. Non lo ascolta, inveisce contro di lui e lo fa gettare in prigione, finché non avrà pagato il debito ( 30), quel piccolo debito. Il padrone viene a saperlo e, sdegnato, richiama il servo malvagio e lo fa condannare ( 32-34): “Io ti ho perdonato tanto e tu sei incapace di perdonare questo poco?”.
Nella parabola, troviamo due atteggiamenti differenti: quello di Dio – rappresentato dal re – che perdona tanto, perché Dio perdona sempre, e quello dell’uomo. Nell’atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l’atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia lo sappiamo. C’è bisogno di quell’amore misericordioso, che è anche alla base della risposta del Signore alla domanda di Pietro che precede la parabola. La domanda di Pietro suona così: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?» (v. 21). E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (v. 22). Nel linguaggio simbolico della Bibbia, questo significa che noi siamo chiamati a perdonare sempre!
Quanta sofferenza, quante lacerazioni, quante guerre potrebbero essere evitate, se il perdono e la misericordia fossero lo stile della nostra vita! Anche in famiglia, anche in famiglia: quante famiglie disunite che non sanno perdonarsi, quanti fratelli e sorelle che hanno questo rancore dentro. È necessario applicare l’amore misericordioso in tutte le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica.
Oggi, al mattino, mentre celebravo la Messa, mi sono fermato, sono stato colpito da una frase della prima Lettura, nel libro del Siracide. La frase dice così: “Ricorda la fine e smetti di odiare”. Bella frase! Pensa alla fine! Pensa che tu sarai in una bara… e ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine, smetti di odiare! Smetti il rancore. Pensiamo a questa frase, tanto toccante: “Ricorda la fine e smetti di odiare”... La parabola di oggi ci aiuta a cogliere in pienezza il significato di quella frase che recitiamo nella preghiera del Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Queste parole contengono una verità decisiva. Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo. È una condizione: pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati.
Affidiamoci alla materna intercessione della Madre di Dio: Lei ci aiuti a renderci conto di quanto siamo debitori verso Dio, e a ricordarlo sempre, così da avere il cuore aperto alla misericordia e alla bontà.
FAUSTI - “Non bisognava che anche tu avessi compassione del tuo compagno come anch'io ho avuto compassione di te?” Il fondamento del mio rapporto con l'altro è l'imitazione del rapporto che l'Altro ha con me . Quanto il Signore ha fatto con me è principio di quanto io faccio con il fratello. Gesù dice di amarci a vicenda con lo stesso amore con cui Lui ci ha amati (Gv 13,34); e Paolo dice di graziarci l'un l'altro come il Padre ha graziato noi in Cristo (Ef 4,32).. La giustizia del Figlio, che introduce nel regno del Padre, non è quella che ristabilisce parità, secondo la regola : chi sbaglia paga. E' una giustizia superiore, propria di chi ama, che è in debito verso tutti : all'avversario deve la riconciliazione, al piccolo l'accoglienza, allo smarrito, la ricerca, al colpevole la correzione, al debitore il condono. E' la disparità della giustizia divina, che è misericordia, dono, perdono. Alla giustizia della legge che uccide, succede quella dello Spirito che dà la vita. In quanto figlio, son chiamato ad avere verso i fratelli gli stessi sentimenti. Le colpe altrui nei miei confronti mi permettono di perdonare come sono perdonato : mi fanno figlio perfetto come il Padre. Il male che faccio è l'occasione che , facendomi sentire perdonato di più, mi farà amare di più il Signore , il male che subisco è, a sua volta, l'opportunità di perdonare e amare di più i fratelli, diventando sempre più simile al Signore. Il male mio diventa perdono di Dio , quello dell'altro, perdono mio, che mi fa come Dio!. Il perdono che ricevo e che accordo è il respiro stesso di Dio, lo Spirito Santo, che diventa mia vita. Il perdono è il cuore della vita cristiana . mi rende figlio del Padre e fratello dei miei simili, in comunione con Dio e con gli uomini. Il perdono non nega la realtà del male. Lo suppone; ma proprio in esso si celebra il trionfo dell'amore gratuito e incondizionato. Un amore che non perdona non è amore. Il brano si divide in due parti : il dialogo tra Pietro e Gesù sul perdono illimitato, e la parabola che ne mostra il motivo.Essa è costruita sul contrappunto tra la magnanimità del Signore che perdona il debito incalcolabile di un servo, e la spietatezza di questo che non perdona a un suo compagno un piccolo debito. Conclude la dichiarazione che chi non perdona non è perdonato. Il perdono che accordo scaturisce dal perdono che ho ricevuto. Questa parabola, propria di Matteo, posta a conclusione del discorso sulla comunità, è un'esortazione al perdono. Il male, invece di dividere e isolare uno dall'altro, unisce e rinsalda nel perdono reciproco. Il perdono è la vittoria costante dell'amore. E' utile tener presente che si può perdonare all'altro solo se si sa perdonare a se stessi. E si perdona a se stessi se si accetta di essere perdonati da Dio. Gesù è il Figlio che ama i fratelli come è amato dal Padre. La Chiesa riceve la vita dal perdono e la mantiene perdonando : l'amore ricevuto e accordato, come la fa nascere, così la fa vivere.
RispondiEliminaDona pace, o Signore, a quanti in te confidano;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede.
Ascolta la preghiera dei tuoi servi e del tuo popolo, Israele. ( Sir 36,18)
O Dio, che ami la giustizia e ci avvolgi di perdono,
crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio,
un cuore più grande di ogni offesa,
più luminoso di ogni ombra,
per ricordare al mondo il tuo amore senza misura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Dal libro del Siràcide
Sir 27,33 – 28,9
Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele
ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
Parola di Dio.
Dal Salmo 102 (103)
R. Il Signore è buono e grande nell'amore.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. R.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 14,7-9
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Parola di Dio.
Alleluia, alleluia.
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come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Noi vogliamo lodare Dio per la Sua Parola...e in quest'atto di lode e di ringraziamento vogliamo cercare di aprire ancora di più il nostro cuore al dono meraviglioso della Sua Parola, con la quale Egli ci consola nella notte di questo mondo e ci aiuta a essere lieti nelle gioie di questa vita, che sono anche Sue, di Lui che è il Padre della luce, e così anche di ogni gioia. BENEDETTO XVI
EliminaPAPA FRANCESCO
RispondiEliminaANGELUS 13 settembre 2020
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella parabola che leggiamo nel Vangelo di oggi, quella del re misericordioso ( Mt 18,21-35), troviamo per due volte questa supplica: «Abbi pazienza con me e ti restituirò» ( 26.29). La prima volta è pronunciata dal servo che deve al suo padrone diecimila talenti, una somma enorme, oggi sarebbero milioni e milioni di euro. La seconda volta viene ripetuta da un altro servo dello stesso padrone. Anche lui è in debito, non verso il suo padrone, ma verso lo stesso servo che ha quel debito enorme. E il suo debito è piccolissimo, forse come lo stipendio di una settimana.
Il cuore della parabola è l’indulgenza che il padrone dimostra verso il servo con il debito più grande. L’evangelista sottolinea che «il padrone ebbe compassione – non dimenticare mai questa parola che è proprio di Gesù: “Ebbe compassione”, Gesù sempre ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito» ( 27). Un debito enorme, dunque un condono enorme! Ma quel servo, subito dopo, si dimostra spietato con il suo compagno, che gli deve una somma modesta. Non lo ascolta, inveisce contro di lui e lo fa gettare in prigione, finché non avrà pagato il debito ( 30), quel piccolo debito. Il padrone viene a saperlo e, sdegnato, richiama il servo malvagio e lo fa condannare ( 32-34): “Io ti ho perdonato tanto e tu sei incapace di perdonare questo poco?”.
Nella parabola, troviamo due atteggiamenti differenti: quello di Dio – rappresentato dal re – che perdona tanto, perché Dio perdona sempre, e quello dell’uomo. Nell’atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l’atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia lo sappiamo. C’è bisogno di quell’amore misericordioso, che è anche alla base della risposta del Signore alla domanda di Pietro che precede la parabola. La domanda di Pietro suona così: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?» (v. 21). E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (v. 22). Nel linguaggio simbolico della Bibbia, questo significa che noi siamo chiamati a perdonare sempre!
Quanta sofferenza, quante lacerazioni, quante guerre potrebbero essere evitate, se il perdono e la misericordia fossero lo stile della nostra vita! Anche in famiglia, anche in famiglia: quante famiglie disunite che non sanno perdonarsi, quanti fratelli e sorelle che hanno questo rancore dentro. È necessario applicare l’amore misericordioso in tutte le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica.
Oggi, al mattino, mentre celebravo la Messa, mi sono fermato, sono stato colpito da una frase della prima Lettura, nel libro del Siracide. La frase dice così: “Ricorda la fine e smetti di odiare”. Bella frase! Pensa alla fine! Pensa che tu sarai in una bara… e ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine, smetti di odiare! Smetti il rancore. Pensiamo a questa frase, tanto toccante: “Ricorda la fine e smetti di odiare”...
La parabola di oggi ci aiuta a cogliere in pienezza il significato di quella frase che recitiamo nella preghiera del Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Queste parole contengono una verità decisiva. Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo. È una condizione: pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati.
Affidiamoci alla materna intercessione della Madre di Dio: Lei ci aiuti a renderci conto di quanto siamo debitori verso Dio, e a ricordarlo sempre, così da avere il cuore aperto alla misericordia e alla bontà.
FAUSTI - “Non bisognava che anche tu avessi compassione del tuo compagno come anch'io ho avuto compassione di te?” Il fondamento del mio rapporto con l'altro è l'imitazione del rapporto che l'Altro ha con me . Quanto il Signore ha fatto con me è principio di quanto io faccio con il fratello.
RispondiEliminaGesù dice di amarci a vicenda con lo stesso amore con cui Lui ci ha amati (Gv 13,34); e Paolo dice di graziarci l'un l'altro come il Padre ha graziato noi in Cristo (Ef 4,32)..
La giustizia del Figlio, che introduce nel regno del Padre, non è quella che ristabilisce parità, secondo la regola : chi sbaglia paga.
E' una giustizia superiore, propria di chi ama, che è in debito verso tutti : all'avversario deve la riconciliazione, al piccolo l'accoglienza, allo smarrito, la ricerca, al colpevole la correzione, al debitore il condono.
E' la disparità della giustizia divina, che è misericordia, dono, perdono.
Alla giustizia della legge che uccide, succede quella dello Spirito che dà la vita.
In quanto figlio, son chiamato ad avere verso i fratelli gli stessi sentimenti.
Le colpe altrui nei miei confronti mi permettono di perdonare come sono perdonato : mi fanno figlio perfetto come il Padre.
Il male che faccio è l'occasione che , facendomi sentire perdonato di più, mi farà amare di più il Signore , il male che subisco è, a sua volta, l'opportunità di perdonare e amare di più i fratelli, diventando sempre più simile al Signore.
Il male mio diventa perdono di Dio , quello dell'altro, perdono mio, che mi fa come Dio!.
Il perdono che ricevo e che accordo è il respiro stesso di Dio, lo Spirito Santo, che diventa mia vita.
Il perdono è il cuore della vita cristiana . mi rende figlio del Padre e fratello dei miei simili, in comunione con Dio e con gli uomini.
Il perdono non nega la realtà del male. Lo suppone; ma proprio in esso si celebra il trionfo dell'amore gratuito e incondizionato.
Un amore che non perdona non è amore.
Il brano si divide in due parti : il dialogo tra Pietro e Gesù sul perdono illimitato, e la parabola che ne mostra il motivo.Essa è costruita sul contrappunto tra la magnanimità del Signore che perdona il debito incalcolabile di un servo, e la spietatezza di questo che non perdona a un suo compagno un piccolo debito.
Conclude la dichiarazione che chi non perdona non è perdonato.
Il perdono che accordo scaturisce dal perdono che ho ricevuto.
Questa parabola, propria di Matteo, posta a conclusione del discorso sulla comunità, è un'esortazione al perdono. Il male, invece di dividere e isolare uno dall'altro, unisce e rinsalda nel perdono reciproco. Il perdono è la vittoria costante dell'amore. E' utile tener presente che si può perdonare all'altro solo se si sa perdonare a se stessi. E si perdona a se stessi se si accetta di essere perdonati da Dio.
Gesù è il Figlio che ama i fratelli come è amato dal Padre.
La Chiesa riceve la vita dal perdono e la mantiene perdonando : l'amore ricevuto e accordato, come la fa nascere, così la fa vivere.