Antifona «Io sono la salvezza del popolo», dice il Signore. «In qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò, e sarò loro Signore per sempre».
Si dice il Gloria.
Colletta O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti possiamo giungere alla vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo. O Padre, le tue vie sovrastano le nostre vie quanto il cielo sovrasta la terra: concedi a noi la gioia semplice di essere operai della tua vigna senza contare meriti e fatiche, lieti solo di portare frutti buoni per la speranza del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura I miei pensieri non sono i vostri pensieri. Dal libro del profeta Isaìa Is 55,6-9
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 144 (145) R. Il Signore è vicino a chi lo invoca. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. R. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. R.
Seconda Lettura Per me il vivere è Cristo. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fil 1,20c-24.27a Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo. (Cf. At 16,14b)
Alleluia.
Vangelo Sei invidioso perché io sono buono? Dal Vangelo secondo Matteo Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
ANGELUS 20 settembre 2020 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica ( Mt 20,1-16) narra la parabola dei lavoratori chiamati a giornata dal padrone della vigna. Attraverso questo racconto, Gesù ci mostra il sorprendente modo di agire di Dio, rappresentato da due atteggiamenti del padrone: la chiamata e la ricompensa.
Prima di tutto la chiamata. Per cinque volte il padrone di una vigna esce in piazza e chiama a lavorare per lui: alle sei, alle nove, alle dodici, alle tre e alle cinque del pomeriggio. È toccante l’immagine di questo padrone che esce a più riprese sulla piazza a cercare lavoratori per la sua vigna. Quel padrone rappresenta Dio che chiama tutti e chiama sempre, a qualsiasi ora. Dio agisce così anche oggi: continua a chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitare a lavorare nel suo Regno. Questo è lo stile di Dio, che a nostra volta siamo chiamati a recepire e imitare. Egli non sta rinchiuso nel suo mondo, ma “esce”: Dio sempre è in uscita, cercando noi; non è rinchiuso: Dio esce. Esce continuamente alla ricerca delle persone, perché vuole che nessuno sia escluso dal suo disegno d’amore.
Anche le nostre comunità sono chiamate ad uscire dai vari tipi di “confini” che ci possono essere, per offrire a tutti la parola di salvezza che Gesù è venuto a portare. Si tratta di aprirsi ad orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali e non hanno ancora sperimentato, o hanno smarrito, la forza e la luce dell’incontro con Cristo. La Chiesa deve essere come Dio: sempre in uscita; e quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa. E perché queste malattie nella Chiesa? Perché non è in uscita. E’ vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, per annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama. La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita.
Il secondo atteggiamento del padrone, che rappresenta quello di Dio, è il suo modo di ricompensare i lavoratori. Come paga, Dio? Il padrone si accorda per «un denaro» (v. 2) con i primi operai assunti al mattino. A coloro che si aggiungono in seguito invece dice: «Quello che è giusto ve lo darò» (v. 4). Al termine della giornata, il padrone della vigna ordina di dare a tutti la stessa paga, cioè un denaro. Quelli che hanno lavorato fin dal mattino sono sdegnati e si lamentano contro il padrone, ma lui insiste: vuole dare il massimo della ricompensa a tutti, anche a quelli che sono arrivati per ultimi (vv. 8-15). Sempre Dio paga il massimo: non rimane a metà pagamento. Paga tutto. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti.
-->Infatti, Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. La nostra santità è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo ( v. 16).
Maria Santissima ci aiuti a sentire ogni giorno la gioia e lo stupore di essere chiamati da Dio a lavorare per Lui, nel suo campo che è il mondo, nella sua vigna che è la Chiesa. E di avere come unica ricompensa il suo amore, l’amicizia con Gesù.
FAUSTI - “Il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?” chiede a quelli che vorrebbero essere primi , Colui che presta attenzione agli ultimi. I primi sono ultimi e gli ultimi primi anche nei beni spirituali. Chi lascia tutto per lavorare nella vigna, come Pietro e compagni, riceve una grande ricompensa, come appena detto (19,27-29).Questa parabola ci mostra che essa è un dono di grazia accordato a tutti, cominciando dagli ultimi arrivati. Il Signore, il solo buono, fa alla perfezione ciò che dice al giovane ricco : dà tutto ciò che è Suo ai poveri. La vigna è il popolo, chiamato a portare i frutti del Regno, che sono l'amore di Dio e del prossimo. Il Signore esce di continuo, a tutte le ore, per chiamarci e richiamarci.Tutta la nostra giornata - la storia di ogni singolo e di tutti - non è che una chiamata costante a fare frutto. Questa parabola distrugge alla radice la logica del possesso e della pretesa : nessuno può vantare titoli di credito per ciò che è puro dono di grazia. I primi chiamati, sia in Israele che nella Chiesa, sono come Giona : si incupiscono nel vedere che Dio è “ misericordioso, clemente , longanime e di grande amore” (Gn 4,2). Sono attaccati ai loro beni spirituali , come il giovane ricco a quelli materiali.. Sono simili a Paolo, che si gloriava della sua irreprensibilità nella giustizia della legge (Fil 3,3-6) ; sono come il fratello maggiore , che si adira nel vedere che il Padre è buono con il fratello minore (lc 15,28). Questa parabola è un Vangelo in nuce , simile a Luca 15,1... E' in contrasto con l'etica del capitalismo, materiale o spirituale che sia. Non è contro la legge o la giustizia – agli operai della prima ora è dato quanto è giusto - , accentua però la grazia. La legge e la giustizia di Dio sono quelle dell'amore e della liberalità ; la sua retribuzione eccede ogni merito : è un premio, dato per misericordia a tutti. I primi chiamati al lavoro nella vigna rischiano di rifiutare il Signore, perché è magnanimo verso gli ultimi. Per tutti la salvezza è l'amore gratuito del Padre. Non si può rapirlo con astuzia o guadagnarlo con sudore : è grazia. La vita eterna che il giovane ricco vuole avere (19,16), si può ottenere non facendo qualcosa di più, ma lasciando tutto. Bisogna lasciare, oltre ai beni materiali, anche quelli spirituali. Il Regno è dei poveri in spirito (5,3), di chi è diventato come un bambino e lo accoglie come dono del Padre ai figli nel Figlio. Il privilegio dei piccoli e degli ultimi è che, non meritandolo, capiscono che è un dono. Gli altri – i ricchi in spirito – lo accoglieranno solo se, a differenza del fratello maggiore, accetteranno il minore , solo se, a differenza di chi ha lavorato dall'alba, saranno contenti che i loro fratelli dell'ultima ora abbiano il loro stesso stipendio di figli. Il brano si divide in due parti : ci sono cinque diverse chiamate dall'alba fino a un'ora prima del tramonto (v.1-7) ; al calar del sole c'è la ricompensa, cominciando dagli ultimi che ricevono lo stesso compenso pattuito con i primi , che, ovviamente, si lamentano (v. 8-16). Il fulcro è il rimprovero a uno degli operai della prima ora , che non accetta che il Signore tratti come lui quelli dell'ultima ora. Gesù riporta sulla terra ciò che era al “principio” : il modo di agire del Padre, che è benevolo con tutti i Suoi figli, anche con chi non lo merita. La Chiesa, se cerca salvezza dalle proprie opere, sa che non ha più nulla a che fare con Cristo , è decaduta dalla grazia (Gal 5,4). I cristiani, consci di essere stati salvati per grazia (Ef 2,5), deponendo asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e ogni genere di malignità, siano benevoli gli uni con gli altri . Si fanno vicendevolmente grazia come Dio li ha graziati in Cristo (Ef 4,31).
Con questa parabola, Gesù porta a livello collettivo quella che in Luca (15) era la diversa reazione al padre di due fratelli, il minore e il maggiore, entrambi lontani dall'accettare il suo amore come dono senza condizioni o misure. Questa è l'analisi del nostro comportamento: persone votate alla lode, grate per la Chiamata ogni ora, o persone insipienti che non accettano il dono di Dio per vivere nella logica del rapporto padrone/schiavo e della rivalità, con calcoli su ciò che non è nostro, ma che riceviamo come figli? Come insegna Paolo: "Non siamo più schiavi ma figli; se siamo figli, siamo anche eredi per volontà di Dio" (Gal 4,9). "Sapendo che l'uomo non è giustificato dalle opere della Legge (... e quindi nemmeno dal tempo che ha lavorato...!) ma solo dalla Fede in Gesù Cristo... che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non cancello la Grazia di Dio; perché se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano" (Gal 2,20-21). Dio attende solo la gratitudine dei figli, dei figli amati, ai quali offre la chiamata a vivere nella sua famiglia, prima o poi, e il dono di partecipare alla Vita del suo Figlio, Crocifisso per noi e Risorto, ora e per sempre!
Antifona
RispondiElimina«Io sono la salvezza del popolo», dice il Signore.
«In qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
e sarò loro Signore per sempre».
Si dice il Gloria.
Colletta
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa’ che osservando i tuoi comandamenti
possiamo giungere alla vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Padre, le tue vie sovrastano le nostre vie
quanto il cielo sovrasta la terra:
concedi a noi la gioia semplice
di essere operai della tua vigna
senza contare meriti e fatiche,
lieti solo di portare frutti buoni
per la speranza del mondo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 55,6-9
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 144 (145)
R. Il Signore è vicino a chi lo invoca.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità. R.
Seconda Lettura
Per me il vivere è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 1,20c-24.27a
Fratelli,
Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
EliminaAlleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo. (Cf. At 16,14b)
Alleluia.
Vangelo
Sei invidioso perché io sono buono?
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Parola del Signore.
PAPA FRANCESCO
EliminaANGELUS 20 settembre 2020
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica ( Mt 20,1-16) narra la parabola dei lavoratori chiamati a giornata dal padrone della vigna. Attraverso questo racconto, Gesù ci mostra il sorprendente modo di agire di Dio, rappresentato da due atteggiamenti del padrone: la chiamata e la ricompensa.
Prima di tutto la chiamata. Per cinque volte il padrone di una vigna esce in piazza e chiama a lavorare per lui: alle sei, alle nove, alle dodici, alle tre e alle cinque del pomeriggio. È toccante l’immagine di questo padrone che esce a più riprese sulla piazza a cercare lavoratori per la sua vigna. Quel padrone rappresenta Dio che chiama tutti e chiama sempre, a qualsiasi ora. Dio agisce così anche oggi: continua a chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitare a lavorare nel suo Regno. Questo è lo stile di Dio, che a nostra volta siamo chiamati a recepire e imitare. Egli non sta rinchiuso nel suo mondo, ma “esce”: Dio sempre è in uscita, cercando noi; non è rinchiuso: Dio esce. Esce continuamente alla ricerca delle persone, perché vuole che nessuno sia escluso dal suo disegno d’amore.
Anche le nostre comunità sono chiamate ad uscire dai vari tipi di “confini” che ci possono essere, per offrire a tutti la parola di salvezza che Gesù è venuto a portare. Si tratta di aprirsi ad orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali e non hanno ancora sperimentato, o hanno smarrito, la forza e la luce dell’incontro con Cristo. La Chiesa deve essere come Dio: sempre in uscita; e quando la Chiesa non è in uscita, si ammala di tanti mali che abbiamo nella Chiesa. E perché queste malattie nella Chiesa? Perché non è in uscita. E’ vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata, per uscire, per annunziare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama. La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita.
Il secondo atteggiamento del padrone, che rappresenta quello di Dio, è il suo modo di ricompensare i lavoratori. Come paga, Dio? Il padrone si accorda per «un denaro» (v. 2) con i primi operai assunti al mattino. A coloro che si aggiungono in seguito invece dice: «Quello che è giusto ve lo darò» (v. 4). Al termine della giornata, il padrone della vigna ordina di dare a tutti la stessa paga, cioè un denaro. Quelli che hanno lavorato fin dal mattino sono sdegnati e si lamentano contro il padrone, ma lui insiste: vuole dare il massimo della ricompensa a tutti, anche a quelli che sono arrivati per ultimi (vv. 8-15). Sempre Dio paga il massimo: non rimane a metà pagamento. Paga tutto. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti.
-->Infatti, Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. La nostra santità è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo ( v. 16).
EliminaMaria Santissima ci aiuti a sentire ogni giorno la gioia e lo stupore di essere chiamati da Dio a lavorare per Lui, nel suo campo che è il mondo, nella sua vigna che è la Chiesa. E di avere come unica ricompensa il suo amore, l’amicizia con Gesù.
FAUSTI - “Il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?” chiede a quelli che vorrebbero essere primi , Colui che presta attenzione agli ultimi. I primi sono ultimi e gli ultimi primi anche nei beni spirituali. Chi lascia tutto per lavorare nella vigna, come Pietro e compagni, riceve una grande ricompensa, come appena detto (19,27-29).Questa parabola ci mostra che essa è un dono di grazia accordato a tutti, cominciando dagli ultimi arrivati. Il Signore, il solo buono, fa alla perfezione ciò che dice al giovane ricco : dà tutto ciò che è Suo ai poveri. La vigna è il popolo, chiamato a portare i frutti del Regno, che sono l'amore di Dio e del prossimo.
RispondiEliminaIl Signore esce di continuo, a tutte le ore, per chiamarci e richiamarci.Tutta la nostra giornata - la storia di ogni singolo e di tutti - non è che una chiamata costante a fare frutto.
Questa parabola distrugge alla radice la logica del possesso e della pretesa : nessuno può vantare titoli di credito per ciò che è puro dono di grazia.
I primi chiamati, sia in Israele che nella Chiesa, sono come Giona : si incupiscono nel vedere che Dio è “ misericordioso, clemente , longanime e di grande amore” (Gn 4,2).
Sono attaccati ai loro beni spirituali , come il giovane ricco a quelli materiali.. Sono simili a Paolo, che si gloriava della sua irreprensibilità nella giustizia della legge (Fil 3,3-6) ; sono come il fratello maggiore , che si adira nel vedere che il Padre è buono con il fratello minore (lc 15,28).
Questa parabola è un Vangelo in nuce , simile a Luca 15,1... E' in contrasto con l'etica del capitalismo, materiale o spirituale che sia.
Non è contro la legge o la giustizia – agli operai della prima ora è dato quanto è giusto - , accentua però la grazia. La legge e la giustizia di Dio sono quelle dell'amore e della liberalità ; la sua retribuzione eccede ogni merito : è un premio, dato per misericordia a tutti.
I primi chiamati al lavoro nella vigna rischiano di rifiutare il Signore, perché è magnanimo verso gli ultimi. Per tutti la salvezza è l'amore gratuito del Padre.
Non si può rapirlo con astuzia o guadagnarlo con sudore : è grazia.
La vita eterna che il giovane ricco vuole avere (19,16), si può ottenere non facendo qualcosa di più, ma lasciando tutto. Bisogna lasciare, oltre ai beni materiali, anche quelli spirituali.
Il Regno è dei poveri in spirito (5,3), di chi è diventato come un bambino e lo accoglie come dono del Padre ai figli nel Figlio. Il privilegio dei piccoli e degli ultimi è che, non meritandolo, capiscono che è un dono.
Gli altri – i ricchi in spirito – lo accoglieranno solo se, a differenza del fratello maggiore, accetteranno il minore , solo se, a differenza di chi ha lavorato dall'alba, saranno contenti che i loro fratelli dell'ultima ora abbiano il loro stesso stipendio di figli.
Il brano si divide in due parti : ci sono cinque diverse chiamate dall'alba fino a un'ora prima del tramonto (v.1-7) ; al calar del sole c'è la ricompensa, cominciando dagli ultimi che ricevono lo stesso compenso pattuito con i primi , che, ovviamente, si lamentano (v. 8-16).
Il fulcro è il rimprovero a uno degli operai della prima ora , che non accetta che il Signore tratti come lui quelli dell'ultima ora.
Gesù riporta sulla terra ciò che era al “principio” : il modo di agire del Padre, che è benevolo con tutti i Suoi figli, anche con chi non lo merita.
La Chiesa, se cerca salvezza dalle proprie opere, sa che non ha più nulla a che fare con Cristo , è decaduta dalla grazia (Gal 5,4).
I cristiani, consci di essere stati salvati per grazia (Ef 2,5), deponendo asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e ogni genere di malignità, siano benevoli gli uni con gli altri . Si fanno vicendevolmente grazia come Dio li ha graziati in Cristo (Ef 4,31).
Con questa parabola, Gesù porta a livello collettivo quella che in Luca (15) era la diversa reazione al padre di due fratelli, il minore e il maggiore, entrambi lontani dall'accettare il suo amore come dono senza condizioni o misure. Questa è l'analisi del nostro comportamento: persone votate alla lode, grate per la Chiamata ogni ora, o persone insipienti che non accettano il dono di Dio per vivere nella logica del rapporto padrone/schiavo e della rivalità, con calcoli su ciò che non è nostro, ma che riceviamo come figli?
RispondiEliminaCome insegna Paolo: "Non siamo più schiavi ma figli; se siamo figli, siamo anche eredi per volontà di Dio" (Gal 4,9).
"Sapendo che l'uomo non è giustificato dalle opere della Legge (... e quindi nemmeno dal tempo che ha lavorato...!) ma solo dalla Fede in Gesù Cristo... che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non cancello la Grazia di Dio; perché se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano" (Gal 2,20-21).
Dio attende solo la gratitudine dei figli, dei figli amati, ai quali offre la chiamata a vivere nella sua famiglia, prima o poi, e il dono di partecipare alla Vita del suo Figlio, Crocifisso per noi e Risorto, ora e per sempre!