giovedì 10 agosto 2023

A - 19 DOMENICA T.O.


 

3 commenti:

  1. Antifona
    Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri.
    Alzati, o Dio, difendi la mia causa,
    non dimenticare la supplica di chi ti invoca. ( Sal 73,20.19.22)

    Gloria.
    O Dio, Signore del cielo e della terra,
    rafforza la nostra fede
    e donaci un cuore che ascolta,
    perché sappiamo riconoscere
    la tua parola nelle profondità dell’uomo,
    in ogni avvenimento della vita,
    nel gemito e nel giubilo del creato.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo. Credo.

    Prima Lettura
    Fèrmati sul monte alla presenza del Signore.
    Dal primo libro dei Re
    1Re 19,9a.11-13a

    In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
    Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 84 (85)
    R. Mostraci, Signore, la tua misericordia.
    Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
    egli annuncia la pace
    per il suo popolo, per i suoi fedeli.
    Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
    perché la sua gloria abiti la nostra terra. R.

    Amore e verità s'incontreranno,
    giustizia e pace si baceranno.
    Verità germoglierà dalla terra
    e giustizia si affaccerà dal cielo. R.

    Certo, il Signore donerà il suo bene
    e la nostra terra darà il suo frutto;
    giustizia camminerà davanti a lui:
    i suoi passi tracceranno il cammino. R.

    Seconda Lettura
    Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
    Rm 9,1-5

    Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
    Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
    Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

    Parola di Dio.
    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Io spero, Signore.
    Spera l’anima mia,
    attendo la sua parola. (Sal 129,5)

    Alleluia.

    Vangelo
    Comandami di venire verso di te sulle acque.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 14,22-33

    [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
    La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
    Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

    Parola del Signore.

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  2. PAPA FRANCESCO ANGELUS
    13 agosto 2017
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Oggi la pagina del Vangelo (Mt 14,22-33) descrive l’episodio di Gesù che, dopo aver pregato tutta la notte sulla riva del lago di Galilea, si dirige verso la barca dei suoi discepoli, camminando sulle acque. La barca si trova in mezzo al lago, bloccata da un forte vento contrario. Quando vedono Gesù venire camminando sulle acque, i discepoli lo scambiano per un fantasma e si impauriscono. Ma Lui li rassicura: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27). Pietro, col suo tipico impeto, gli dice: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque»; e Gesù lo chiama «Vieni!» (vv. 28-29). Pietro scende dalla barca e si mette a camminare sull’acqua verso Gesù; ma a causa del vento si agita e comincia ad affondare. Allora grida: «Signore, salvami!», e Gesù gli tende la mano e lo afferra (vv. 30-31).

    Questo racconto del Vangelo contiene un ricco simbolismo e ci fa riflettere sulla nostra fede, sia come singoli, sia come comunità ecclesiale, anche la nostra fede di tutti noi che siamo qui, oggi, in Piazza. La comunità, questa comunità ecclesiale, ha fede? Come è la fede in ognuno di noi e la fede della nostra comunità? La barca è la vita di ognuno di noi ma è anche la vita della Chiesa; il vento contrario rappresenta le difficoltà e le prove. L’invocazione di Pietro: «Signore, comandami di venire verso di te!» e il suo grido: «Signore, salvami!» assomigliano tanto al nostro desiderio di sentire la vicinanza del Signore, ma anche la paura e l’angoscia che accompagnano i momenti più duri della vita nostra e delle nostre comunità, segnata da fragilità interne e da difficoltà esterne.

    A Pietro, in quel momento, non è bastata la parola sicura di Gesù, che era come la corda tesa a cui aggrapparsi per affrontare le acque ostili e turbolente. È quanto può capitare anche a noi. Quando non ci si aggrappa alla parola del Signore, per avere più sicurezza si consultano oroscopi e cartomanti, si comincia ad andare a fondo. Ciò vuol dire che la fede non è tanto forte. Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso.

    Questo episodio è un’immagine stupenda della realtà della Chiesa di tutti i tempi: una barca che, lungo l’attraversata, deve affrontare anche venti contrari e tempeste, che minacciano di travolgerla. Ciò che la salva non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola. Questa è la garanzia: la fede in Gesù e nella sua parola. Su questa barca siamo al sicuro, nonostante le nostre miserie e debolezze, soprattutto quando ci mettiamo in ginocchio e adoriamo il Signore, come i discepoli che, alla fine, «si prostrarono davanti a lui, dicendo: “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”» (v. 33). Che bello dire a Gesù questa parola: “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”. La diciamo insieme, tutti? “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”.

    La Vergine Maria ci aiuti a perdurare ben saldi nella fede per resistere alle bufere della vita, a rimanere sulla barca della Chiesa rifuggendo la tentazione di salire sui battelli ammalianti ma insicuri delle ideologie, delle mode e degli slogan.

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  3. FAUSTI - “O tu di poca fede, perché dubitasti?” Chiede Gesù a Pietro, chiamato da Lui a camminare sulle acque, come Lui e con Lui.
    Questo racconto mostra il cammino dal turbamento al coraggio della fede, provata comunque dal dubbio e dalla caduta, che nell'esperienza di salvezza giunge alla sua pienezza.
    Il dubbio, a metà strada tra incredulità e fede, è il passaggio necessario per tutti.
    Per una fede consapevole e adulta bisogna che il non credente dubiti del suo non credere e che il credente dubiti del suo credere. Un cieco dogmatismo preclude l'accesso alla verità.
    Comunque, quando va a fondo, chiunque si apre all'invocazione della salvezza , al di là di quello che crede o non crede.
    Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa .
    Quando volgiamo gli occhi al Signore e alla Sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare , quando guardiamo le nostre difficoltà, ci impauriamo ed affondiamo.
    Dopo il dono del pane, Gesù sale, da solo, sul monte a pregare.
    I discepoli scendono, da soli, sul mare a remare.
    Dopo la notte del pane viene un nuovo giorno - quello dei discepoli da soli sulla barca – in cui Gesù è presente in altro modo, con la Sua Parola che ordina di fare il Suo stesso cammino, affrontando la stessa notte che Lui ha vinto.
    Noi ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sull'abisso agitato che vuole inghiottirci, faticando inutilmente per raggiungere l'altra riva.
    E' la condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare il Suo stesso cammino dopo la Sua Ascensione sul monte.
    Avvolti dal buio, sospesi tra cielo e abisso, i discepoli sono lontani dal punto di partenza e da quello di arrivo. La situazione è angosciante.
    Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossibile di ogni uomo, superamento della realtà che ben conosce, fatta di notte, solitudine, lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento.
    Camminare sul mare è il tema del brano. E' quanto il discepolo è chiamato a fare , sulla Parola del Suo Signore.
    Chi è giocato dalla paura scambia le proprie fantasie per realtà e la realtà per fantasia .
    I discepoli pensano che il Vivente in mezzo a loro sia un fantasma, un morto. E' il rimprovero di Paolo a quelli di Corinto, quando dice che la loro Eucaristia non è un mangiare la Cena del Signore, ma un mangiare la propria condanna , perché fanno il contrario di ciò che celebrano.
    (1 Cor 11,17-34).
    La paura è pochezza di fede.
    La fede invece è il coraggio di credere e osare l'impossibile , impossibile all'uomo, ma non a Dio.
    Colui che cammina sulle acque non è un fantasma ma “Io-Sono” ,Gesù in persona.
    “Io-Sono” richiama la rivelazione del Dio dell' Esodo. La salvezza attraverso l'acqua non è un'illusione . È la paura che fa loro ritenere illusione la realtà di Dio.
    “Vieni!” E' la vocazione definitiva . Sulla Sua parola, siamo chiamati da Lui a camminare come Lui e con Lui sull'abisso. In obbedienza a Lui, Pietro riesce a fare come Lui ha fatto.
    Lo spirito contrario spaventa Pietro. Se guarda Gesù cammina, se guarda le sue paure, sprofonda.
    Il “braccio teso” indica l'intervento di Dio, che afferra e salva dalle grandi acque chi Lo invoca.
    La fede c'è , ma è poca, insufficiente davanti a prove dure come questa.
    Rimane però sempre nel cuore il grido : “Signore, salvami!”
    E' la radice inalienabile della fede.
    L'esperienza di salvezza che ne consegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore.
    Il cammino di affidamento e di riconoscimento dura tutta la vita.
    La salvezza porta all'adorazione, al bacio del Signore, fine del Vangelo.

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