mercoledì 12 luglio 2023

A -15 DOMENICA T.O.


 

7 commenti:

  1. Antifona
    Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
    al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. ( Sal 16,15)

    Gloria



    Colletta
    O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità.
    perché possano tornare sulla retta via,
    concedi a tutti coloro che si professano cristiani
    di respingere ciò che è contrario a questo nome
    e di seguire ciò che gli è conforme.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    O Padre, che continui a seminare
    la tua parola nei solchi dell’umanità,
    accresci in noi, con la potenza del tuo Spirito,
    la disponibilità ad accogliere il Vangelo,
    per portare frutti di giustizia e di pace.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Credo.

    Prima Lettura
    La pioggia fa germogliare la terra.
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 55,10-11

    Così dice il Signore:
    «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
    e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
    senza averla fecondata e fatta germogliare,
    perché dia il seme a chi semina
    e il pane a chi mangia,
    così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
    non ritornerà a me senza effetto,
    senza aver operato ciò che desidero
    e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 64 (65)
    R. Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
    Tu visiti la terra e la disseti,
    la ricolmi di ricchezze.
    Il fiume di Dio è gonfio di acque;
    tu prepari il frumento per gli uomini. R.

    Così prepari la terra:
    ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
    la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. R.

    Coroni l'anno con i tuoi benefici,
    i tuoi solchi stillano abbondanza.
    Stillano i pascoli del deserto
    e le colline si cingono di esultanza. R.

    I prati si coprono di greggi,
    le valli si ammantano di messi:
    gridano e cantano di gioia! R.

    Seconda Lettura
    L'ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo
    ai Romani 8,18-23

    Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
    La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
    Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Il seme è la parola di Dio,
    il seminatore è Cristo:
    chiunque trova lui, ha la vita eterna.

    Alleluia.

    Vangelo
    Il seminatore uscì a seminare.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 13,1-23

    Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
    Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
    Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
    Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
    "Udrete, sì, ma non comprenderete,
    guarderete, sì, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
    sono diventati duri di orecchi
    e hanno chiuso gli occhi,
    perché non vedano con gli occhi,
    non ascoltino con gli orecchi
    e non comprendano con il cuore
    e non si convertano e io li guarisca!".
    Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
    Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

    Parola del Signore.

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  3. PAPA FRANCESCO
    ANGELUS 12 luglio 2020

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
    Nel Vangelo di questa domenica (cfr Mt 13,1-23) Gesù racconta a una grande folla la parabola - che tutti conosciamo bene - del seminatore, che getta la semente su quattro tipi diversi di terreno. La Parola di Dio, simboleggiata dai semi, non è una Parola astratta, ma è Cristo stesso, il Verbo del Padre che si è incarnato nel grembo di Maria. Pertanto, accogliere la Parola di Dio vuol dire accogliere la persona di Cristo, lo stesso Cristo.

    Ci sono diversi modi di ricevere la Parola di Dio. Possiamo farlo come una strada, dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. Questa sarebbe la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo. Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori di casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede, di non accogliere la Parola di Dio. Stiamo vedendo tutto, distratti da tutto, dalle cose mondane.

    Un’altra possibilità: possiamo accogliere la Parola di Dio come un terreno sassoso, con poca terra. Lì il seme germoglia presto, ma presto pure si secca, perché non riesce a mettere radici in profondità. È l’immagine di quelli che accolgono la Parola di Dio con l’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la Parola di Dio. E così, davanti alla prima difficoltà, pensiamo a una sofferenza, a un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre.

    Possiamo, ancora – una terza possibilità di cui Gesù parla nella parabola – accogliere la Parola di Dio come un terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane... Lì la Parola cresce un po’, ma rimane soffocata, non è forte, muore o non porta frutto.

    Infine – la quarta possibilità – possiamo accoglierla come il terreno buono. Qui, e soltanto qui il seme attecchisce e porta frutto. La semente caduta su questo terreno fertile rappresenta coloro che ascoltano la Parola, la accolgono, la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica nella vita di ogni giorno.

    Questa del seminatore è un po’ la “madre” di tutte le parabole, perché parla dell’ascolto della Parola. Ci ricorda che essa è un seme fecondo ed efficace; e Dio lo sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio! Ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno è escluso. La Parola è data a ognuno di noi. Possiamo chiederci: io, che tipo di terreno sono? Assomiglio alla strada, alla terra sassosa, al roveto? Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme. Spesso si è distratti da troppi interessi, da troppi richiami, ed è difficile distinguere, fra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi. Per questo è importante abituarsi ad ascoltare la Parola di Dio, a leggerla. E torno, una volta in più, su quel consiglio: portate sempre con voi un piccolo Vangelo, un’edizione tascabile del Vangelo, in tasca, in borsa… E così, leggete ogni giorno un pezzetto, perché siate abituati a leggere la Parola di Dio, e capire bene qual è il seme che Dio ti offre, e pensare con quale terra io lo ricevo.

    La Vergine Maria, modello perfetto di terra buona e fertile, ci aiuti, con la sua preghiera, a diventare terreno disponibile senza spine né sassi, affinché possiamo portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.

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  4. BENEDETTO XVI
    ANGELUS Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo 10 luglio 2011
    Cari fratelli e sorelle

    Nel Vangelo dell’odierna Domenica (Mt 13,1-23), Gesù si rivolge alla folla con la celebre parabola del seminatore. E’ una pagina in qualche modo “autobiografica”, perché riflette l’esperienza stessa di Gesù, della sua predicazione: Egli si identifica con il seminatore, che sparge il buon seme della Parola di Dio, e si accorge dei diversi effetti che ottiene, a seconda del tipo di accoglienza riservata all’annuncio. C’è chi ascolta superficialmente la Parola ma non l’accoglie; c’è chi l’accoglie sul momento ma non ha costanza e perde tutto; c’è chi viene sopraffatto dalle preoccupazioni e seduzioni del mondo; e c’è chi ascolta in modo recettivo come il terreno buono: qui la Parola porta frutto in abbondanza.
    Ma questo Vangelo insiste anche sul “metodo” della predicazione di Gesù, cioè, appunto, sull’uso delle parabole. “Perché a loro parli con parabole?” – domandano i discepoli (Mt 13,10). E Gesù risponde ponendo una distinzione tra loro e la folla: ai discepoli, cioè a coloro che si sono già decisi per Lui, Egli può parlare del Regno di Dio apertamente, invece agli altri deve annunciarlo in parabole, per stimolare appunto la decisione, la conversione del cuore; le parabole, infatti, per loro natura richiedono uno sforzo di interpretazione, interpellano l’intelligenza ma anche la libertà. Spiega San Giovanni Crisostomo: “Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà” (Vang. di Matt., 45,1-2). In fondo, la vera “Parabola” di Dio è Gesù stesso, la sua Persona che, nel segno dell’umanità, nasconde e al tempo stesso rivela la divinità. In questo modo Dio non ci costringe a credere in Lui, ma ci attira a Sé con la verità e la bontà del suo Figlio incarnato: l’amore, infatti, rispetta sempre la libertà.

    ... La Vergine Maria ci aiuti ad essere, sul suo modello, “terra buona” dove il seme della Parola possa portare molto frutto.

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  5. FAUSTI - “Il seminatore uscì a seminare” : Gesù spiega il mistero della Sua vita : è lo stesso del Regno, lo stesso della Sua Parola in noi. Egli getta il “seme della Parola del regno” con la certezza del contadino, che ne conosce la forza vitale . Sa che la morte non lo distrugge, ma anzi ne attiva la potenzialità. Che il seme non attecchisca , che se attecchisce non cresca, che se cresce sia soffocato, è la condizione normale di ogni semina, che poi sarà fruttuosa. Il seme, ora sacrificato, garantisce la vita per il futuro.
    Gesù, il Figlio di Dio, è il seminatore uscito dal Padre a seminare la fraternità tra gli uomini.
    Ed è pure il seme, il Verbo eterno ed incorruttibile che fa figlio chi lo ascolta.
    Ed è anche la terra, il Figlio dell'uomo in tutto simile a noi, che finirà nel sepolcro.
    Ed è il raccolto : in Lui la terra ha dato il suo frutto (Sl 67,7).
    Il frutto è dono di Dio, è Dio stesso che si dona.
    E sarà sempre seminatore, seme e terra fino a quando Dio sarà tutto in tutti (1 Cor15,28).
    Non è un seminatore stolto che butta il suo seme su strade, sassi e rovi, ma un seminatore saggio, che con generosità semina tutto il campo, sapendo per esperienza antica che questo ha garantito la vita ai suoi padri e la assicurerà anche ai suoi figli. Se dovesse controllare dove cade ogni seme, non mieterebbe che le proprie ansie.
    Così Gesù semina ovunque.
    Non sceglie terreni, non scarta persone, tutti siamo campo di Dio(1Cor 3,9). Il Figlio dell'uomo è gettato nel cuore della terra, di ogni uomo, segno e seme di vita per tutti.
    Un seme, anche dopo migliaia di anni, come quello ritrovato nelle piramidi d'Egitto, non perde la sua forza : è sempre in grado di germinare.
    Anche l'uomo non perde mai la sua identità di figlio ; al di là dei sentieri che lo attraversano, delle pietre che nasconde e dei rovi che lo dominano, è sempre terra bella, madre che accoglie il seme.
    Per mal che vada, la semina del Regno è feconda al di sopra di ogni attesa.
    Così Gesù, invece di scoraggiarsi per le difficoltà, esprime la speranza più assoluta nel Padre e nella Sua Parola. Seminare è sempre un atto di fede nel seme e nella terra, come vivere è sempre un atto di fede in Dio e nell'uomo. E ne vale la pena :”Le valli si ammantano di grano, tutto canta e grida di gioia” (Sl 65, 1- 4).
    Il Signore non ha predestinato alcuni alla comprensione, escludendone altri : vuole che tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1Tim 2,4).
    Ma chi non Lo accetta, non è abbandonato a sé , perduto per sempre.
    Per lui la Parola è in parabole. Queste offrono il seme che germinerà quando chi non vuol capire capirà almeno di non capire e sarà disposto a mettersi in questione. La parabola è come un pacco chiuso : presto o tardi uno lo aprirà, se non altro per curiosità.
    Gesù è Colui che i profeti e i santi desiderarono ascoltare e vedere : il dono promesso di Dio, Dio stesso che ha promesso. La Chiesa ha la beatitudine di ascoltarlo e vederlo, nella misura in cui si avvicina a Lui, parla con Lui e Lo ascolta, riconoscendo le proprie durezze di cuore, sordità e cecità, chiedendo la guarigione. Senza questo atteggiamento, anche se fa parte dei Suoi secondo la carne, resta “fuori” come gli altri.
    I quattro tipi di terreno, più che quattro tipi di uomo, sono i quattro livelli di ascolto che in noi convivono. La comunità dei credenti è chiamata a guardare le proprie resistenze non per abbattersi, ma per conoscere qual è il suo campo di lotta e di vittoria. Siamo chiamati a riconoscere le nostre resistenze , per chiedere e ottenere libertà da esse, e così accogliere ciò che Lui ci vuole dare.

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  6. Come la pioggia e la neve... questa Parola, Gesù Cristo stesso, seminato dal Padre nell'abisso della terra, morto sull'albero della Croce, verserà dal suo costato trafitto l'Acqua e il Sangue, segno dei Sacramenti della Chiesa. E nell'acqua viva dello Spirito, il suo popolo riceverà il Battesimo e il Perdono nel Sangue versato, attraverso la Santa Confessione.
    Risorto e asceso al cielo, rimane tra noi, Parola viva e Pane di vita per tutti!
    Quando disse: "Le Parole che vi ho detto sono Spirito e Vita", ci fu una spaccatura tra gli ascoltatori, Pietro per tutti quelli che volevano e vogliono seguirlo, esclamò: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai le parole di vita eterna! (Gv 6,63-8)

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  7. https://www.youtube.com/watch?v=wqfa4cswzU8&t=12s

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