venerdì 14 aprile 2023

A 2 DOMENICA di PASQUA - FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA




 

7 commenti:

  1. Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio,
    che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. (. 4 Esd 2,36-37 )
    Dio di eterna misericordia,
    che ogni anno nella festa di Pasqua
    ravvivi la fede del tuo popolo santo,
    accresci in noi la grazia che ci hai donato,
    perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
    del Battesimo che ci ha purificati,
    dello Spirito che ci ha rigenerati,
    del Sangue che ci ha redenti.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Signore Dio nostro,
    che nella tua grande misericordia
    ci hai rigenerati a una speranza viva,
    accresci in noi la fede nel Cristo risorto,
    perché credendo in lui
    abbiamo la vita nel suo nome.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.


    Prima Lettura
    Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 2,42-47

    [Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.
    Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
    Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
    Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
    Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

    Parola di Dio.
    Salmo Responsoriale 117 (118)
    R. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

    Dica Israele:
    «Il suo amore è per sempre».
    Dica la casa di Aronne:
    «Il suo amore è per sempre».
    Dicano quelli che temono il Signore:
    «Il suo amore è per sempre». R.

    Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
    ma il Signore è stato il mio aiuto.
    Mia forza e mio canto è il Signore,
    egli è stato la mia salvezza.
    Grida di giubilo e di vittoria
    nelle tende dei giusti:
    la destra del Signore ha fatto prodezze. R.

    La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta la pietra d'angolo.
    Questo è stato fatto dal Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi.
    Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
    rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.

    Seconda Lettura
    Ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.
    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    1Pt 1,3-9

    Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un'eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell'ultimo tempo.
    Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell'oro - destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

    Parola di Dio.
    SEQUENZA

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
    beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)

    Alleluia.

    Vangelo
    Otto giorni dopo venne Gesù.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 20,19-31

    La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
    Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
    Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

    Parola del Signore

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il Signore non cerca cristiani perfetti; il Signore non cerca cristiani che non dubitano mai e ostentano sempre una fede sicura. Quando un cristiano è così, c’è qualcosa che non va. No, l’avventura della fede, come per Tommaso, è fatta di luci e di ombre. Se no, che fede sarebbe? Essa conosce tempi di consolazione, di slancio e di entusiasmo, ma anche stanchezze, smarrimenti, dubbi e oscurità. Il Vangelo ci mostra la “crisi” di Tommaso per dirci che non dobbiamo temere le crisi della vita e della fede. Le crisi non sono peccato, sono cammino, non dobbiamo temerle. Tante volte ci rendono umili, perché ci spogliano dall’idea di essere a posto, di essere migliori degli altri. Le crisi ci aiutano a riconoscerci bisognosi: ravvivano il bisogno di Dio e ci permettono così di tornare al Signore, di toccare le sue piaghe, di fare nuovamente esperienza del suo amore, come la prima volta. Cari fratelli e sorelle, è meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti. Guai a questi, guai! (Regina Caeli, II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, 24 aprile 2022)

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  3. FAUSTI - Dalla Maddalena che Lo cerca, Gesù si fa trovare . Dai discepoli invece viene di sua iniziativa, non cercato, anche se amato. Mentre il popolo è chiuso, ognuno nella sua stanza, il Signore esce dalla Sua dimora e viene a visitarlo (Is 26,20).
    Nessuna chiusura ferma il Risorto . La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
    Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano.
    E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
    Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
    Dove prima regnava la morte, ora c'è il Vivente. Colui che ci ama fino all'estremo, mostra la Sua Gloria.
    Dio è in mezzo al Suo popolo.
    Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi.
    Per questo è entrato là dove noi eravamo , nella morte e nel sepolcro.
    “Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.
    Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto .
    Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo.
    “Quel giorno”, verso sera, la tenebra diventa luce (Zc 14,7), come il giorno “uno” della Creazione. I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo . Quel giorno è ormai l'oggi in cui viviamo pure noi : celebrando l'Eucaristia, facciamo memoria dell'amore del Signore, riceviamo il Suo Spirito e siamo inviati nel mondo a portare riconciliazione.
    Da questa contemplazione e comunione d'amore , propria dell'Eucarestia, viene il dono dello Spirito e scaturisce la missione.
    Il Risorto si presenta come datore di pace. La gioia e la pace, pace gioiosa e gioia pacificante, sono i modi propri della presenza del Signore, che ci assimila a Lui. Dopo aver gioito alla vista del Signore, i discepoli Lo ascoltano. Se l'occhio vede e il cuore gioisce , l'orecchio ascolta : la contemplazione si fa amore e obbedienza.
    Gesù parla di “Spirito Santo”, senza articolo , non perchè sia una realtà vaga e indeterminata.
    Lo Spirito Santo è il Suo Amore . Ce Lo dona in pienezza , non a misura (3,34).
    Ma noi ne abbiamo quanto ne accogliamo , e possiamo accoglierne sempre di più, senza determinare limiti a ciò che è infinito. Gesù ci chiede di accoglierlo.
    La forma imperativa “accogliete” è una supplica pressante del Figlio alla nostra libertà, perchè accogliamo il dono che ci fa essere ciò che siamo : fratelli Suoi e figli del Padre Suo e Padre nostro,Dio Suo e Dio nostro.


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  4. -->E' quello Spirito che il mondo non può accogliere , perchè non lo conosce. I discepoli invece Lo conoscono perchè ha dimorato presso di loro in Gesù e ora desidera abitare in loro (14,17).
    “A chi rimettete i peccati “ Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato.
    Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.
    Tommaso fa parte dei discepoli ; per questo il Signore si è fatto vedere da lui. Però non c'era quando gli altri Lo videro : per questo è anche simile a noi , chiamati a credere attraverso la testimonianza altrui.
    Tommaso è l'anello di congiunzione tra i primi e noi, che sperimentiamo il Risorto attraverso il loro annuncio.
    “Beati quelli che non videro e credettero” I verbi in greco sono all'aoristo perchè, quando l'evangelista scrive, i suoi lettori erano tra quelli che credettero senza aver visto. Ciò non significa che la fede è cieca. Al contrario : i credenti, in quanto non vedenti, hanno una fede incondizionata e i non vedenti, in quanto credenti, hanno una vista più penetrante degli altri.
    “Molti altri segni fece Gesù...” E' la conclusione dell'autore, che spiega il contenuto e il fine del libro : il contenuto sono “i segni” che Gesù ha compiuto, il “fine” è che noi possiamo credere in Lui e incontrarlo attraverso la Sua Parola, che è Spirito e Vita (6,63).
    Nei segni Gesù ha manifestato , fin dall'inizio la Sua gloria (2,11) : l'amore estremo di Dio, che sulla croce si è rivelato faccia a faccia.
    Questi segni diventano per noi la Parola che ce li testimonia : tutto il Vangelo è segno della Gloria, che si manifesta ed entra in comunione con chi l'accoglie.

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  5. MISERICORDIA GV 20 ,19-31
    Barricati nel cenacolo, gli Apostoli stavano in preghiera, con timore di essere sorpresi dai soldati,non avevano più il coraggio di uscire ed affrontare le persone dopo un evento drammatico come la crocifissione del loro Maestro. Ed ecco irrompere la Sua Pace, Egli stette in mezzo a loro, salutandoli e riempiendo il loro cuore con la Sua Pienezza di Vita, “Shalom!”, mostrando ai loro occhi le Piaghe delle mani, dei piedi ed il Costato,li rassicura “Sono proprio Io” colmandoli di Gioia! E ancora nel dono della Pace, la rinascita come figli, la chiamata alla Missione che Egli dona loro, così come il Padre l'aveva donata a Lui .
    E come in un nuovo Battesimo, effonde su di loro lo Spirito che trasmette il potere di perdonare i peccati . Dopo il “Fate questo in memoria di Me” dell'ultima Cena, in cui li costituiva totalmente Suoi, ora attribuisce loro il potere di perdonare e di assolvere, in Suo Nome, come Sua Presenza, Suo Perdono, Sua Misericordia. Egli che aveva promesso :”Non vi lascerò orfani, tornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perchè Io Vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che Io Sono nel Padre e voi in Me ed Io in voi” (Gv 14,18-20).
    L'assenza di Tommaso dal cenacolo , colui che aveva chiesto :”Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?” e Gesù aveva risposto :” Io Sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (G 14,5-6) ora diventa dubbio da verificare concretamente , personalmente :”Se non vedo... se non metto il dito nel segno dei chiodi.. non credo”.
    E Gesù ritorna, otto giorni dopo, per rassicurare Tommaso e proclamare la Beatitudine di coloro che , pur non avendo visto, crederanno in Lui. E tutti noi, attraverso Tommaso, abbiamo la più bella Adorazione alla presenza del Risorto :” Mio Signore e Mio Dio!” .
    Altri segni e miracoli compiuti non ci potrebbero convincere più di quello che è raccontato, perché possiamo credere e ricevere Vita Nuova nel Figlio di Dio, Morto e Risorto per noi! imm om.pr.

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  6. D. Fredo “Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli”, l’articolo
    determinativo indica la totalità dei discepoli; quindi questo messaggio non è
    soltanto per alcuni, ma è per tutta la comunità. “Per timore dei Giudei, venne Gesù,
    stette …”, questa è la caratteristica di Gesù che, quando si manifesta ai suoi, si
    manifesta al centro, è da lì che si irradia la vita, l’amore per gli altri. E le prime parole
    che Gesù comunica ai suoi discepoli quando li incontra è un invito alla pienezza della
    felicità “Pace a voi”, ma non basta un augurio verbale, bisogna giustificarlo; ecco
    perché Gesù mostra le mani e il fianco, cioè la permanenza dei segni dell’amore, con
    i quali lui ha dato la vita per i suoi discepoli. E i discepoli sostituiscono alla paura di
    fare la fine di Gesù una grande gioia. Perché? Perché hanno visto che la morte non
    interrompe la vita, ma le permette di fiorire in una forma nuova, piena e definitiva.
    Ebbene Gesù ripete l’augurio “Pace a voi”, e poi ecco il mandato, il Padre ha
    mandato Gesù per testimoniare attraverso opere la vita del Padre, comunicare
    opere che trasmettono vita agli uomini, “«Come il Padre ha mandato me, anch’io
    mando voi»”, il mandato della comunità è comunicare vita attraverso opere che
    restituiscono e arricchiscono la vita degli altri. Ma non basta il mandato, ci vuole
    anche la forza, ecco perché dice l’evangelista dice “Detto questo, soffiò”; Gesù soffia
    sui discepoli esattamente come il creatore soffiò sul primo uomo nel libro della
    Genesi, e c’è scritto che “l’uomo divenne un essere vivente”. Solo quando si riceve
    lo Spirito, cioè la capacità di amare incondizionatamente gli altri, si diventa esseri
    viventi. “E disse loro: «Ricevete Spirito Santo»”, non lo Spirito Santo, qui non c’è
    l’articolo; la comunicazione dello Spirito da parte di Dio è piena, totale, e ricevere
    questo Spirito dipende dalle persone, dalla capacità di accogliere questo amore. Ed
    ecco il mandato che Gesù dà, “«A coloro ai quali cancellerete i peccati saranno
    liberati; a coloro a cui non cancellerete, non saranno liberati»”, cosa sta indicando
    Gesù? Non sta dando un potere ad alcuni, ma una capacità e una responsabilità per
    tutta la comunità. La comunità di Gesù deve far brillare la luce dell’amore e della
    vita. Quelli che si sentono attratti da questa luce, entrando a farne parte, vedranno
    il loro passato ingiusto – questo è il peccato – completamente cancellato; quelli che
    invece, pur vedendo brillare la luce, se ne allontaneranno, perché, come ha detto
    Gesù, quelli che fanno il male odiano la luce, si rintaneranno sempre di più sotto la
    sfera delle tenebre, del peccato, e il peccato rimarrà sopra di loro. Ebbene, “Uno dei
    Dodici, Tommaso, chiamato Dìdimo”, il gemello, perché ha gli stessi sentimenti di
    Gesù, è quello che aveva detto “andiamo a morire anche noi con lui”, “non era
    presente”, e grida il disperato bisogno di credere. Tommaso è passato alla storia
    come il discepolo incredulo. In realtà è sua la più alta professione di fede di tutto il
    vangelo e, lo sappiamo, dice “«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non
    metto il mio dito, non credo»”. 3 “Otto giorni dopo”, è importante l’indicazione,
    otto è il numero della risurrezione, la cifra che indica la vita indistruttibile, ed è un
    settimana dopo, cioè quando la comunità celebra l’eucaristia. Gesù non concede
    apparizioni personali o private, ma è nell’eucaristia che lui si manifesta. Ebbene, a
    Tommaso, alla comunità dei discepoli, Gesù si manifesta stando in mezzo e ritorna
    con l’augurio di pienezza di felicità, “Pace a voi”. E qui l’evangelista dice che “Gesù
    viene”, non ‘venne’, perché Gesù viene, viene sempre, una presenza abituale nella
    sua comunità. E poi invita Tommaso a fare quello che aveva detto, di mettere il dito
    nelle sue piaghe. Tommaso si guarda bene dal farlo, ma prorompe nella più grande
    espressione di fede di tutto il vangelo, “Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio
    Dio!»”.

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  7. --> Quindi Tommaso non solo non è incredulo, ma è quello che riconosce in
    Gesù il Dio, quel Dio che Giovanni aveva detto alla fine del suo prologo, “nessuno ha
    mai visto”, Tommaso ha saputo riconoscerlo in Gesù. Ebbene Gesù proclama la
    seconda beatitudine del suo vangelo, la prima è stata dopo la lavanda dei piedi. La
    prima è stata quando ha detto “Beati se le metterete in pratica, cioè se amerete
    servendo gli altri”, ora l’altra beatitudine, questa, è strettamente legata, “«Beati
    quelli che non hanno visto e hanno creduto!»” Chi pratica un amore che si fa servizio
    per gli altri è beato perché innesta in sé una qualità di vita che è la stessa di Dio e
    può sperimentare la presenza del Cristo vivo e vivificante. Non c’è bisogno di vedere
    per credere, ma chi crede vede. Questa è la sfida di Gesù, che l’evangelista ci riporta.
    L’evangelista conclude questo brano dicendo che “Gesù fece molti altri segni, che
    non sono stati scritti in questo libro”. Cosa significa? Questa è la nostra esperienza,
    questo è stato scritto in questo libro, adesso noi vi consegniamo questo libro,
    perché voi scriviate il vostro, e lo arricchiate con la vostra esperienza. “Ma tutto
    questo è stato fatto”, scrive Giovanni, “perché credendo” – in questo dio amante
    della vita e nel figlio Gesù – “abbiate la vita”. E adopera il termine greco che indica la
    vita definitiva, la vita capace di superare la morte, “nel suo nome”. E con questo
    augurio termina questa parte del vangelo.

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