martedì 14 marzo 2023

A - 4 DOMENICA di QUARESIMA




 

7 commenti:

  1. Rallegrati, Gerusalemme,
    e voi tutti che l’amate radunatevi.
    Sfavillate di gioia con essa,
    voi che eravate nel lutto.
    Così gioirete e vi sazierete al seno delle sue consolazioni. (Is 66,10-11)
    O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
    operi mirabilmente la redenzione del genere umano,
    concedi al popolo cristiano di affrettarsi
    con fede viva e generoso impegno
    verso la Pasqua ormai vicina.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    O Dio, Padre della luce,
    che conosci le profondità dei cuori,
    apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito,
    perché vediamo colui che hai mandato
    a illuminare il mondo e crediamo in lui solo:
    Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro salvatore.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.



    Prima Lettura
    Davide è consacrato con l'unzione re d'Israele.
    Dal primo libro di Samuèle
    1Sam 16,1b.4.6-7.10-13

    In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato.
    Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore».
    Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
    Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuèle prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 22 (23)
    R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
    Il Signore è il mio pastore:
    non manco di nulla.
    Su pascoli erbosi mi fa riposare,
    ad acque tranquille mi conduce.
    Rinfranca l'anima mia. R.

    Mi guida per il giusto cammino
    a motivo del suo nome.
    Anche se vado per una valle oscura,
    non temo alcun male, perché tu sei con me.
    Il tuo bastone e il tuo vincastro
    mi danno sicurezza. R.

    Davanti a me tu prepari una mensa
    sotto gli occhi dei miei nemici.
    Ungi di olio il mio capo;
    il mio calice trabocca.R.

    Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
    tutti i giorni della mia vita,
    abiterò ancora nella casa del Signore
    per lunghi giorni. R.

    Seconda Lettura
    Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
    Ef 5,8-14

    Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
    Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
    «Svégliati, tu che dormi,
    risorgi dai morti
    e Cristo ti illuminerà».

    Parola di Dio.
    Acclamazione al Vangelo
    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
    chi segue me, avrà la luce della vita. (Gv 8,12)

    Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

    Vangelo
    Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

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  2. Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 9,1-41

    In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
    Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
    Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».

    Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
    Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».

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  3. --->Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane».

    Parola del Signore.

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  4. S. FAUSTI - Gesù non è solo : c'è il "noi" dei discepoli con i quali si identifica. Sono i suoi fratelli, generati dalla Parola di verità che fa liberi(8,32), figli capaci di compiere, come Lui, le opere del Padre a favore dei fratelli.
    A questo "noi" si contrappone il "noi" finale dei farisei ciechi che compiono le opere del padre loro, menzognero e omicida dall'inizio.
    Il termine "bisogna " è connesso con l'opera per eccellenza , quando il Figlio dell'uomo, innalzato, donerà la vita al mondo (3,14). Il giorno è quello in cui è venuto Gesù, quello che Abramo vide ed esultò (8,56). Mentre vive, il Figlio compie le opere del Padre. Il tempo della Sua vita terrena è il giorno che ha illuminato e illumina ogni uomo, mostrandogli la sua realtà.
    La notte rappresenta la fine del Suo giorno, quando la tenebra catturerà la luce.
    La notte è la condizione del mondo senza di Lui, sua luce ;è la condizione stessa da cui sarà liberato il cieco.
    La vita di Gesù sulla terra, dalla sua nascita alla sua glorificazione, è Luce del mondo, per tutti e per sempre. Con queste Parole Gesù si presenta come il servo di YHWH, luce delle nazioni, che apre gli occhi ai ciechi.( Is 42,6... 49,6...). Fino a che è nel mondo, Egli manifesta ai fratelli l'Amore del Padre.
    Il miracolo che segue è il "segno" di Gesù come Luce del mondo. Fece del fango con lo sputo. Il gesto richiama la creazione dell'uomo, fatto dalla terra (Gen. 2,7). Ma è una creazione nuova quella che Gesù pone davanti agli occhi del cieco : il fango non è più impastato con acqua , ma con lo Spirito. Questo è il progetto originario di Dio, che fece Adamo con la terra animata dal suo soffio : lo fece Suo figlio. L'uomo è un animale singolare : è imparentato con la terra e con il cielo, partecipe delle caratteristiche del creato e insieme del Creatore.
    Questa condizione lo rende essenzialmente "eccentrico": il suo corpo è terra, ma il suo cuore sta altrove. Dio stesso, l'Altro da tutto, è la sua vita ; per questo si rende estraneo a tutto e, pur essendo nel mondo, non è del mondo. Il fango però richiama anche la perdizione , affondare nel fango, come Geremia nella cisterna, è l'esperienza peggiore ( Ger.38,6). Ma chi può togliere dal fango della morte l'uomo che è fango e in essa sprofonda , se non quel fango che è impastato di Spirito e Vita? Il suo fango, quello di Gesù è la Sua umanità, simile alla nostra, ma anche divina. Egli è insieme uomo e Dio, il Figlio che vive dello stesso Spirito del Padre.
    La Sua Carne è l'unzione messianica che restituisce ad ogni carne la sua umanità piena .
    Il "suo" fango è l'umanità di Dio, che ci salva dal fango in cui affoghiamo. Gesù non guarisce il cieco. Gli ordina, come Eliseo al lebbroso, di andare a lavarsi (2Re, 5,10).
    Gli ha messo sopra gli occhi il Suo fango, gli ha posto davanti l'uomo nuovo. Sta ora al cieco dire sì o no alla proposta . La sua vita dipende dalla sua libertà di ascoltare o meno la Parola.
    La fede è risposta libera dell'uomo al progetto liberante di Dio.

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  5. --> La conoscenza che egli ha di Gesù come "Quell'uomo" diventa sempre più chiara e profonda...Gesù infatti è la Luce del mondo : il suo fango, terra impastata con lo sputo, è la Sua umanità di Figlio dell'uomo e Figlio di Dio, che, posta davanti ai nostri occhi, ci illumina sulla Verità dell'uomo e di Dio; la fede che salva è proprio l'ascolto della Parola che ci immerge nel Figlio, inviato dal Padre ai fratelli.
    La guarigione esteriore è segno di quella interiore. Questa avviene attraverso il dialogo che spiega e fa accadere, sia nel cieco che in chi legge con i suoi occhi, la realtà senza pregiudizi. Nel dialogo che segue, la Parola, Luce degli uomini, appena brilla agli occhi del cieco che se ne fa testimone, si confronta con le voci delle tenebre.
    Ora cominciano gli interrogatori dell'ex cieco, iniziando dai vicini e conoscenti ai quali era ben nota la sua condizione precedente. Per chi è abituato a vederlo seduto a mendicare, la nuova situazione pone un problema . E' lui o un altro? La sua condizione precedente è descritta con le parole "sedere" e "mendicare": era immobile e dipendente dagli altri.
    Ora invece cammina ed è libero. Qual è la sua identità? E' importante come l'altro mi vede : sono come sono visto. L'uomo è relazione , e la relazione cambia quando anche l'altro mi vede altro da come mi vedeva prima, altrimenti resto inchiodato al suo giudizio precedente, al suo pre-giudizio, appunto. Ogni identità vera è dinamica e vitale ; diversamente è falsa e mortale.
    L'ex cieco ora può dire ."Io sono", usando l'espressione di Gesù per indicare se stesso.(4,26-6,20 -8,24...). La luce lo ha illuminato . E' lui stesso luce, perché è venuta la sua Luce (IS. 60,1)
    Ma l'opposizione e le difficoltà sono per l'ex cieco come “le doglie del parto” : lo espellono definitivamente dalle tenebre alla Luce.
    Così egli nasce come discepolo, pronto all'incontro e capace di riconoscere in quell'uomo, che l'ha guarito il Signore stesso.
    L'opposizione dei capi sortisce l'effetto opposto e farà vedere meglio l'ex cieco : capirà che
    LA GLORIA DI DIO E' L'UOMO VIVENTE.
    Al "noi sappiamo " dei capi, oppone l'"io so" di un uomo che ci vede e non vuol rinunciare a dire ciò che sa.

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  6. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS

    Biblioteca del Palazzo Apostolico
    Domenica, 22 marzo 2020

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    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Al centro della liturgia di questa quarta domenica di Quaresima c’è il tema della luce. Il Vangelo (cfr Gv 9,1-41) racconta l’episodio dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista. Questo segno miracoloso è la conferma dell’affermazione di Gesù che dice di sé: «Sono la luce del mondo» (v. 5), la luce che rischiara le nostre tenebre. Così è Gesù. Egli opera l’illuminazione a due livelli: uno fisico e uno spirituale: il cieco dapprima riceve la vista degli occhi e poi è condotto alla fede nel «Figlio dell’uomo» (v. 35), cioè in Gesù. È tutto un percorso. Oggi sarebbe bello che tutti voi prendeste il Vangelo di Giovanni, capitolo nono, e leggeste questo passo: è tanto bello e ci farà bene leggerlo un’altra volta, o due volte. I prodigi che Gesù compie non sono gesti spettacolari, ma hanno lo scopo di condurre alla fede attraverso un cammino di trasformazione interiore.

    I dottori della legge – che erano lì, un gruppo – si ostinano a non ammettere il miracolo, e rivolgono all’uomo risanato domande insidiose. Ma egli li spiazza con la forza della realtà: «Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo» (v. 25). Tra la diffidenza e l’ostilità di quanti lo circondano e lo interrogano increduli, egli compie un itinerario che lo porta gradualmente a scoprire l’identità di Colui che gli ha aperto gli occhi e a confessare la fede in Lui. Dapprima lo ritiene un profeta (cfr v. 17); poi lo riconosce come uno che viene da Dio (cfr v. 33); infine lo accoglie come il Messia e si prostra davanti a Lui (cfr vv. 36-38). Ha capito che dandogli la vista Gesù ha “manifestato le opere di Dio” (cfr v. 3).

    Che possiamo anche noi fare questa esperienza! Con la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità. Egli ormai è una “nuova creatura”, in grado di vedere in una nuova luce la sua vita e il mondo che lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo, è entrato in un’altra dimensione. Non è più un mendicante emarginato dalla comunità; non è più schiavo della cecità e del pregiudizio. Il suo cammino di illuminazione è metafora del percorso di liberazione dal peccato a cui siamo chiamati. Il peccato è come un velo scuro che copre il nostro viso e ci impedisce di vedere chiaramente noi stessi e il mondo; il perdono del Signore toglie questa coltre di ombra e di tenebra e ci ridona nuova luce. La Quaresima che stiamo vivendo sia tempo opportuno e prezioso per avvicinarci al Signore, chiedendo la sua misericordia, nelle diverse forme che la Madre Chiesa ci propone.

    Il cieco risanato, che vede ormai sia con gli occhi del corpo sia con quelli dell’anima, è immagine di ogni battezzato, che immerso nella Grazia è stato strappato dalle tenebre e posto nella luce della fede. Ma non basta ricevere la luce, occorre diventare luce. Ognuno di noi è chiamato ad accogliere la luce divina per manifestarla con tutta la propria vita. I primi cristiani, i teologi dei primi secoli, dicevano che la comunità dei cristiani, cioè la Chiesa, è il “mistero della luna”, perché dava luce ma non era luce propria, era la luce che riceveva da Cristo. Anche noi dobbiamo essere “mistero della luna”: dare la luce ricevuta dal sole, che è Cristo, il Signore. Ce lo ricorda oggi San Paolo: «Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,8-9). Il seme di vita nuova posto in noi nel Battesimo è come scintilla di un fuoco, che purifica prima di tutto noi, bruciando il male che abbiamo nel cuore, e ci permette di brillare e illuminare. Con la luce di Gesù.

    Maria Santissima ci aiuti ad imitare l’uomo cieco del Vangelo, così che possiamo essere inondati dalla luce di Cristo e incamminarci con Lui sulla via della salvezza.

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  7. BENEDETTO XVI

    ANGELUS 3 aprile 2011
    Cari fratelli e sorelle!
    L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un tempo particolare di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata “Laetare”, invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione” (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: “Credo, Signore!” (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un “uomo” tra gli altri, poi lo considera un “profeta”, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama “Signore”. In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

    E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati “ciechi”, ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è “la luce del mondo” (Gv 8,12), perché in Lui “risplende la conoscenza della gloria di Dio” (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.

    Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.

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