giovedì 5 gennaio 2023

EPIFANIA DEL SIGNORE






 

7 commenti:

  1. Ecco, viene il Signore, il nostro re:
    nella sua mano è il regno, la forza e la potenza. ( Ml 3,1; 1Cr 29,12)
    O Dio, che in questo giorno,
    con la guida della stella,
    hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito,
    conduci benigno anche noi,
    che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
    a contemplare la bellezza della tua gloria.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.



    Prima Lettura
    La gloria del Signore brilla sopra di te.
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 60,1-6

    Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
    la gloria del Signore brilla sopra di te.
    Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
    nebbia fitta avvolge i popoli;
    ma su di te risplende il Signore,
    la sua gloria appare su di te.
    Cammineranno le genti alla tua luce,
    i re allo splendore del tuo sorgere.
    Alza gli occhi intorno e guarda:
    tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
    I tuoi figli vengono da lontano,
    le tue figlie sono portate in braccio.
    Allora guarderai e sarai raggiante,
    palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
    perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te,
    verrà a te la ricchezza delle genti.
    Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
    dromedari di Màdian e di Efa,
    tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
    e proclamando le glorie del Signore.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 71 (72)
    R. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
    O Dio, affida al re il tuo diritto,
    al figlio di re la tua giustizia;
    egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
    e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

    Nei suoi giorni fiorisca il giusto
    e abbondi la pace,
    finché non si spenga la luna.
    E dòmini da mare a mare,
    dal fiume sino ai confini della terra. R.

    I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
    i re di Saba e di Seba offrano doni.
    Tutti i re si prostrino a lui,
    lo servano tutte le genti. R.

    Perché egli libererà il misero che invoca
    e il povero che non trova aiuto.
    Abbia pietà del debole e del misero
    e salvi la vita dei miseri. R.

    Seconda Lettura
    Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
    Ef 3,2-3a.5-6

    Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
    Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

    Parola di Dio.

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  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Abbiamo visto la sua stella in oriente
    e siamo venuti per adorare il Signore. (Cf. Mt 2,2)

    Alleluia.

    Vangelo
    Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 2,1-12

    Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"».
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
    Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

    Parola del Signore.

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  3. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Adorare è incontrare Gesù senza la lista delle richieste, ma con l’unica richiesta di stare con Lui. È scoprire che la gioia e la pace crescono con la lode e il rendimento di grazie. (…) Adorare è un gesto d’amore che cambia la vita. È fare come i Magi: è portare al Signore l’oro, per dirgli che niente è più prezioso di Lui; è offrirgli l’incenso, per dirgli che solo con Lui la nostra vita si eleva verso l’alto; è presentargli la mirra, con cui si ungevano i corpi feriti e straziati, per promettere a Gesù di soccorrere il nostro prossimo emarginato e sofferente, perché lì c’è Lui. (Omelia Epifania, 6 gennaio 2020)


    FAUSTI -In questo racconto si presenta il “Natale dell'anima” (M. Ecklart) : la nascita del credente in Dio e di Dio nel credente. E' una generazione graduale, in cinque momenti : il con-siderare (stare-con -le-stelle) dell'intelligenza che apre a desiderare e a seguire la propria stella, la Scrittura che svela Colui che desideriamo, la gioia del cuore che mostra dove Lui è, l'adorazione e infine il dono di sé a Colui che già si è donato.
    Anche se noi sappiamo il luogo materiale dove Lui è nato, non basta. Dobbiamo fare in prima persona l'itinerario dei Magi con un cammino notturno pieno di fascino e di paure,di desideri e di dubbi, di speranze e incertezze, sotto la guida di una stella che appare e scompare.
    La ragione fa cercare il Salvatore, la rivelazione dice dove trovarlo : la prima dice che c'è, la seconda chi è, dando alla prima nuovi criteri di valutazione, gli stessi di Dio
    Gesù è il Re dei giudei, il Cristo, Luce delle genti, nato per tutti in Bethlem di Giudea. La luce della ragione e della rivelazione porta a Lui l'umanità, che in Lui trova la propria vita.
    La Chiesa, oltre che da giudei, è fatta anche da pagani che, come i magi, compiono il cammino di ricerca fino a trovarlo, baciarlo e aprire a Lui il loro tesoro.
    “Gioirono molto di gioia grande” Dio è Amore; è gioia , Suo profumo, segno della presenza.
    Essa è comunicata a chiunque ama, a chi scopre il tesoro (13,44), a chi incontra il Vivente (28,8). la gioia del cuore indica “dove” è Colui che cerchi : è dentro di te. Qui finalmente “entri in casa”, e trovi il re.
    Il bambino è da vedere.
    Dov'è il Bambino, se non nel cuore di chi lo ama , Lo ascolta e ne gioisce? Si arresta il cammino esteriore ; con l'adorazione comincia quello interiore. Tre volte si dice “adorare”
    Il Bambino lo trovi se entri nella “casa”, ed è sempre insieme a Sua Madre.
    Il Figlio lo trovi in Israele, in Maria, nella Chiesa, nei fratelli, in te stesso, se Lo ami e Lo ascolti!.
    Il tesoro in Matteo è il cuore dell'uomo . Dove è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore.
    I magi aprono il loro cuore e offrono ciò che contiene.
    L'oro, ricchezza visibile, rappresenta ciò che uno ha; l'incenso, invisibile come Dio, rappresenta ciò che uno desidera; la mirra, unguento che cura le ferite e preserva dalla corruzione, rappresenta ciò che uno è.
    La regalità, la divinità, la mortalità propria della creatura, tutto ciò che l'uomo ha, ma soprattutto ciò che desidera e ciò che gli manca, è il suo tesoro. Apre a Dio i suoi averi , i suoi desideri e le sue penurie. E Dio entra nel suo tesoro.
    Qui è “dove” il Figlio è generato dal Padre.
    Dando ciò che sono, i magi ricevono Colui che è, e diventano essi stessi simili a Lui.
    Dio nasce nell'uomo , e l'uomo in Dio. Qui si compie il cammino.
    Anche i Magi, come Giuseppe, ricevono in sogno il messaggio di Dio. Il sogno di Dio influisce sulla storia più del potere di ogni potente, e lo beffa.
    Tornano dov'erano partiti. Ma “per altra via” .
    Non più quella di chi cerca uno che non conosce , ma quella di chi ha trovato Colui che cerca.
    Infatti non sono più quelli di prima , hanno trovato “dove” è nato il re.
    Il “dove” di Dio è il cuore dell'uomo, e il “dove” dell'uomo il cuore di Dio.
    Si ritirarono da “anacoreti” , dice il testo greco, nella loro stessa terra.
    Hanno con sé ormai un nuovo cielo e una nuova terra, seme che porteranno ovunque andranno.

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  4. BENEDETTO XVI

    ANGELUS
    6 gennaio 2013
    Cari fratelli e sorelle!
    ...Celebriamo oggi ... l’Epifania del Signore, la sua manifestazione alle genti, mentre numerose Chiese Orientali, secondo il calendario Giuliano, festeggiano il Natale. Questa leggera differenza, che fa sovrapporre i due momenti, pone in risalto che quel Bambino, nato nell’umiltà della grotta di Betlemme, è la luce del mondo, che orienta il cammino di tutti i popoli. E’ un accostamento che fa riflettere anche dal punto di vista della fede: da una parte, a Natale, davanti a Gesù, vediamo la fede di Maria, di Giuseppe e dei pastori; oggi, nell’Epifania, la fede dei tre Magi, venuti dall’Oriente per adorare il re dei Giudei.

    La Vergine Maria, insieme con il suo sposo, rappresentano il “ceppo” di Israele, il “resto” preannunciato dai profeti, da cui doveva germogliare il Messia. I Magi rappresentano invece i popoli, e possiamo dire anche le civiltà, le culture, le religioni che sono, per così dire, in cammino verso Dio, alla ricerca del suo regno di pace, di giustizia, di verità e di libertà. C’è dapprima un nucleo, impersonato soprattutto da Maria, la «figlia di Sion»: un nucleo di Israele, il popolo che conosce e ha fede in quel Dio che si è rivelato ai Patriarchi e nel cammino della storia. Questa fede raggiunge il suo compimento in Maria, nella pienezza dei tempi; in lei, «beata perché ha creduto», il Verbo si è fatto carne, Dio è «apparso» nel mondo. La fede di Maria diventa la primizia e il modello della fede della Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza. Ma questo popolo è fin dall’inizio universale, e questo lo vediamo oggi nelle figure dei Magi, che giungono a Betlemme seguendo la luce di una stella e le indicazioni delle Sacre Scritture.

    San Leone Magno afferma: «Un tempo era stata promessa ad Abramo una innumerevole discendenza che sarebbe stata generata non secondo la carne, ma nella fecondità della fede» ( Discorso 3 per l’Epifania, 1: PL 54, 240). La fede di Maria può essere accostata a quella di Abramo: è il nuovo inizio della stessa promessa, dello stesso immutabile disegno di Dio, che trova ora il suo pieno compimento in Cristo Gesù. E la luce di Cristo è così limpida e forte che rende intelligibile sia il linguaggio del cosmo, sia quello delle Scritture, così che tutti coloro che, come i Magi, sono aperti alla verità possono riconoscerla e giungere a contemplare il Salvatore del mondo. Dice ancora San Leone: «Entri, entri dunque nella famiglia dei patriarchi la grande massa delle genti … Tutti i popoli… adorino il Creatore dell’universo, e Dio sia conosciuto non solo nella Giudea, ma in tutta la terra» ( ibid.). In questa prospettiva possiamo vedere anche le Ordinazioni episcopali che ho avuto la gioia di conferire questa mattina nella Basilica di San Pietro: due dei nuovi Vescovi rimarranno al servizio della Santa Sede, e gli altri due partiranno per essere Rappresentanti Pontifici presso due Nazioni. Preghiamo per ciascuno di loro, per il loro ministero, e perché la luce di Cristo risplenda nel mondo intero.

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  5. OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO , 6 gennaio 2022

    I magi viaggiano verso Betlemme. Il loro pellegrinaggio parla anche a noi, chiamati a camminare verso Gesù, perché è Lui la stella polare che illumina i cieli della vita e orienta i passi verso la gioia vera. Ma da dove è partito il pellegrinaggio dei magi incontro a Gesù? Che cosa ha mosso questi uomini d’Oriente a mettersi in viaggio?

    Avevano ottimi alibi per non partire. Erano sapienti e astrologi, avevano fama e ricchezza. Raggiunta una tale sicurezza culturale, sociale ed economica, potevano accomodarsi su ciò che sapevano e su ciò che avevano, starsene tranquilli. Invece, si lasciano inquietare da una domanda e da un segno: «Dov’è colui che è nato? Abbiamo visto spuntare la sua stella» (Mt 2,2). Il loro cuore non si lascia intorpidire nella tana dell’apatia, ma è assetato di luce; non si trascina stanco nella pigrizia, ma è acceso dalla nostalgia di nuovi orizzonti. I loro occhi non sono rivolti alla terra, ma sono finestre aperte sul cielo. Come ha affermato Benedetto XVI, erano «uomini dal cuore inquieto. […] Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale […]. Erano ricercatori di Dio» (Omelia, 6 gennaio 2013).

    Questa sana inquietudine, che li ha portati a peregrinare, da dove nasce? Nasce dal desiderio. Ecco il loro segreto interiore: saper desiderare. Meditiamo su questo. Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile. Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è “tutta qui”, è anche “altrove”. È come una tela bianca che ha bisogno di ricevere colore. Proprio un grande pittore, Van Gogh, scriveva che il bisogno di Dio lo spingeva a uscire di notte per dipingere le stelle. Sì, perché Dio ci ha fatti così: impastati di desiderio; orientati, come i magi, verso le stelle. Possiamo dire, senza esagerare, che noi siamo ciò che desideriamo. Perché sono i desideri ad allargare il nostro sguardo e a spingere la vita oltre: oltre le barriere dell’abitudine, oltre una vita appiattita sul consumo, oltre una fede ripetitiva e stanca, oltre la paura di metterci in gioco, di impegnarci per gli altri e per il bene. «La nostra vita – diceva Sant’Agostino – è una ginnastica del desiderio» (Trattati sulla prima Lettera di Giovanni, IV, 6.

    Fratelli e sorelle, come per i magi, così per noi: il viaggio della vita e il cammino della fede hanno bisogno di desiderio, di slancio interiore. A volte noi viviamo uno spirito di “parcheggio”, viviamo parcheggiati, senza questo slancio del desiderio che ci porta più avanti. Ci fa bene chiederci: a che punto siamo nel viaggio della fede? Non siamo da troppo tempo bloccati, parcheggiati dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita? Le nostre parole e i nostri riti innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono “lingua morta”, che parla solo di sé stessa e a sé stessa? È triste quando una comunità di credenti non desidera più e, stanca, si trascina nel gestire le cose invece che lasciarsi spiazzare da Gesù, dalla gioia dirompente e scomodante del Vangelo. È triste quando un sacerdote ha chiuso la porta del desiderio; è triste cadere nel funzionalismo clericale, è molto triste.

    La crisi della fede, nella nostra vita e nelle nostre società, ha anche a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio. Ha a che fare con il sonno dello spirito, con l’abitudine ad accontentarci di vivere alla giornata, senza interrogarci su che cosa Dio vuole da noi. Ci siamo ripiegati troppo sulle mappe della terra e ci siamo scordati di alzare lo sguardo verso il Cielo; siamo sazi di tante cose, ma privi della nostalgia di ciò che ci manca. Nostalgia di Dio. Ci siamo fissati sui bisogni, su ciò che mangeremo e di cui ci vestiremo (cfr Mt 6,25), lasciando evaporare l’anelito per ciò che va oltre.

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  6. -->E ci troviamo nella bulimia di comunità che hanno tutto e spesso non sentono più niente nel cuore. Persone chiuse, comunità chiuse, vescovi chiusi, preti chiusi, consacrati chiusi. Perché la mancanza di desiderio porta alla tristezza,all’indifferenza. Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi.
    Guardiamo però soprattutto a noi stessi e chiediamoci: come va il viaggio della mia fede? È una domanda che oggi possiamo farci, ognuno di noi. Come va il viaggio della mia fede? È parcheggiata o è in cammino? La fede, per partire e ripartire, ha bisogno di essere innescata dal desiderio, di mettersi in gioco nell’avventura di una relazione viva e vivace con Dio. Ma il mio cuore è ancora animato dal desiderio di Dio? O lascio che l’abitudine e le delusioni lo spengano? Oggi, fratelli e sorelle, è il giorno per fare queste domande. Oggi è il giorno per ritornare ad alimentare il desiderio. E come fare? Andiamo a “scuola di desiderio”, andiamo dai magi. Loro ci insegneranno, nella loro scuola del desiderio. Guardiamo i passi che compiono e traiamo alcuni insegnamenti.

    Essi in primo luogo partono al sorgere della stella: ci insegnano che bisogna sempre ripartire ogni giorno, nella vita come nella fede, perché la fede non è un’armatura che ingessa, ma un viaggio affascinante, un movimento continuo e inquieto, sempre alla ricerca di Dio, sempre con il discernimento, in quel cammino.

    I magi, poi, a Gerusalemme chiedono: chiedono dov’è il Bambino. Ci insegnano che abbiamo bisogno di interrogativi, di ascoltare con attenzione le domande del cuore, della coscienza; perché è così che spesso parla Dio, il quale si rivolge a noi più con domande che con risposte. E questo dobbiamo impararlo bene: che Dio si rivolge a noi più con domande che con risposte. Ma lasciamoci inquietare anche dagli interrogativi dei bambini, dai dubbi, dalle speranze e dai desideri delle persone del nostro tempo. La strada è lasciarsi interrogare.

    Ancora, i magi sfidano Erode. Ci insegnano che abbiamo bisogno di una fede coraggiosa, che non abbia paura di sfidare le logiche oscure del potere e diventi seme di giustizia e di fraternità in società dove, ancora oggi, tanti Erode seminano morte e fanno strage di poveri e di innocenti, nell’indifferenza di molti.

    I magi, infine, ritornano «per un’altra strada» (Mt 2,12): ci provocano a percorrere strade nuove. È la creatività dello Spirito, che fa sempre cose nuove. È anche, in questo momento, uno dei compiti del Sinodo che noi stiamo facendo: camminare insieme in ascolto, perché lo Spirito ci suggerisca vie nuove, strade per portare il Vangelo al cuore di chi è indifferente, lontano, di chi ha perduto la speranza ma cerca quello che i magi trovarono, «una gioia grandissima» (Mt 2,10). Uscire oltre, andare avanti.

    Al culmine del viaggio dei magi c’è però un momento cruciale: quando arrivano a destinazione “si prostrano e adorano il Bambino” (cfr v. 11). Adorano. Ricordiamoci questo: il viaggio della fede trova slancio e compimento solo alla presenza di Dio. Solo se recuperiamo il gusto dell’adorazione, si rinnova il desiderio. Il desiderio ti porta all’adorazione e l’adorazione ti fa rinnovare il desiderio. Perché il desiderio di Dio cresce solo stando davanti a Dio. Perché solo Gesù risana i desideri. Da che cosa? Li risana dalla dittatura dei bisogni. Il cuore, infatti, si ammala quando i desideri coincidono solo con i bisogni. Dio, invece, eleva i desideri e li purifica, li guarisce, risanandoli dall’egoismo e aprendoci all’amore per Lui e per i fratelli. Per questo non dimentichiamo l’Adorazione, la preghiera di adorazione, che non è tanto comune tra noi: adorare, in silenzio. Per questo, non dimentichiamo l’adorazione, per favore.

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  7. E nell’andare così, ogni giorno, avremo la certezza, come i magi, che anche nelle notti più oscure brilla una stella. È la stella del Signore, che viene a prendersi cura della nostra fragile umanità. Mettiamoci in cammino verso di Lui. Non diamo all’apatia e alla rassegnazione il potere di inchiodarci nella tristezza di una vita piatta. Prendiamo l’inquietudine dello Spirito, cuori inquieti. Il mondo attende dai credenti uno slancio rinnovato verso il Cielo. Come i magi, alziamo il capo, ascoltiamo il desiderio del cuore, seguiamo la stella che Dio fa splendere sopra di noi. E come cercatori inquieti, restiamo aperti alle sorprese di Dio. Fratelli e sorelle, sogniamo, cerchiamo, adoriamo.

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