Antifona A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso. (Sal 24, 1-3) O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, che per radunare tutti i popoli nel tuo regno hai mandato il tuo Figlio nella nostra carne, donaci uno spirito vigilante, perché, camminando sulle tue vie di pace, possiamo andare incontro al Signore quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno. Dal libro del profeta Isaìa Is 2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 121 (122) R. Andiamo con gioia incontro al Signore. Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore. Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene. R.
Seconda Lettura La nostra salvezza è più vicina. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 13,11-14a
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia.
Vangelo Vegliate, per essere pronti al suo arrivo. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 24,37-44
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
FAUSTI - "Allora rimani sveglio", dice Gesù ai discepoli che gli chiedono "quando" sarà la fine del mondo, e "i segni" che prevedono il giudizio di Dio. Possiamo dire che il "quando" è sempre la "semplice usanza quotidiana"; in esso opera il giudizio di Dio. Il cristianesimo non è un anestetico che ci fa dimenticare il male presente nell'illusione di un bene futuro. È invece un'illuminazione, che ci mostra la realtà e ci fa assumere a noi con intelligenza e responsabilità, in previsione di un obiettivo positivo. Consapevoli del tempo presente, ci svegliamo e viviamo come figli della luce. Colui che ha discernimento, nei travagli appena descritti, vede Colui che sta arrivando... In "questa generazione" come in ogni altra, si compie il mistero della sua croce e della sua gloria. La sua Parola si avvera con certezza, ma non dice il giorno e l'ora, perché ogni giorno e ogni ora viene, per chi ha gli occhi aperti. Bisogna essere vigili, perché la sua venuta (come giudizio di salvezza) avviene sempre nel momento presente: nello stesso tempo e facendo le stesse cose, possono, come Noè, costruire l'arca che salva o essere travolti dal diluvio che inghiotte. La salvezza o dannazione dipende da "come" vivono quotidianamente queste cose. L'illuminato vive tutto come figlio e come fratello nel ringraziamento: "Sia che mangiate o bevete, o qualsiasi altra cosa facciate, fate tutto per la gloria di Dio", dice Paolo (1 Cor 10,31). Il cieco vede invece queste cose non come un dono di Dio, ma come un oggetto da possedere. Alla fine c'è sempre il diluvio (7,24-27). Noi siamo mortali. Ciò che è costruito sulla Parola di Dio sopporta come l'arca, ciò che è costruito sulla nostra follia crolla, coperto da acque. Il discernimento e la vigilanza hanno bisogno di noi per vedere Emmanuele, che è sempre con noi. Colui che Lo attende e Lo riconosce, nei fatti e non solo a parole, Lo incontra come lo Sposo che viene. Altrimenti sarebbe come il ladro che irrompe in casa. Il discernimento e la vigilanza, a loro volta, diventano ogni giorno un'attività quotidiana fedele alla sua Parola, da cui dipende il futuro eterno. Gesù, invece di predire il futuro, ci rimanda indietro per leggere il presente alla luce della Sua storia. Con Lui il tempo è compiuto (Mc 1,15) e ci viene offerta la possibilità di viverlo pienamente. Infatti, il giudizio futuro giudizio di Dio su di me non è altro che il mio giudizio presente su di Lui: Lo faccio qui ed ora nel riconoscerlo o meno nel fratello. La Chiesa è "illuminata" non è come quelle della notte, ma rimane sempre vigile e sobria. Nel nostro lavoro quotidiano decidiamo la salvezza o la perdizione, stare con Lui o lontano da Lui, ricevere benedizione o maledizione. La vita o la morte dipende da se fare o meno la "Parola" che il Signore dona, Egli , ci sta guardando. Alla fine si raccoglie ciò che si è seminato prima. “Vegliate" è la conclusione a cui conduce tutto il discorso fatto finora, sviluppato in seguito sul "come" guardare. Chi si considera "padrone" e crede di possedere se stesso, la sua vita, il suo lavoro, i suoi beni, vive nell'inganno di un sogno che svanisce all'alba. Pronto è colui che non si conosce "padrone" ma "servo fedele e saggio" che sa e fa ciò che il Signore gli ha detto.
ANGELUS - I Domenica di AVVENTO S. GIOV. PAOLO II Con l'odierna prima domenica di AVVENTO, inizia un nuovo anno liturgico. La CHIESA riprende il suo CAMMINO e ci invita a riflettere più intensamente sul mistero di Cristo, mistero sempre nuovo che il tempo non può esaurire. Cristo è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. Grazie a Lui, la STORIA DELL’UMANITA’ procede come un PELLEGRINAGGIO verso il compimento del Regno, che Egli stesso ha inaugurato con la sua incarnazione e la sua vittoria sul peccato e sulla morte. Per questo, AVVENTO è sinonimo di SPERANZA: non ATTESA vana di un dio senza volto, ma fiducia concreta e certa nel ritorno di Colui che ci ha già visitati, dello "Sposo" che nel suo sangue ha sigillato con l'umanità un patto di eterna alleanza. E' una SPERANZA che stimola alla vigilanza, virtù caratteristica di questo singolare tempo liturgico. Vigilanza nella preghiera, animata da amorosa ATTESA; vigilanza nel dinamismo della CARITÀ concreta, consapevole che il Regno di Dio si avvicina là dove gli uomini imparano a vivere da fratelli. Con questi sentimenti, la comunità cristiana entra nell'AVVENTO, mantenendo vigile lo spirito, per meglio recepire il messaggio della Parola di Dio. Risuona quest'oggi nella liturgia il celebre e stupendo oracolo del profeta Isaia, pronunciato in un momento di crisi della STORIA d'Israele. "Alla fine dei giorni - dice il Signore -, il monte del TEMPIO del Signore / sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; / ad esso affluiranno tutte le genti... / Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; / un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, / non si eserciteranno più nell'arte della GUERRA" (Is 2,1-5). Queste parole contengono una promessa di PACE più che mai attuale per l’umanità…
Cari fratelli e sorelle! Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico: il Popolo di Dio si rimette in cammino, per vivere il mistero di Cristo nella storia. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13,8); la storia invece muta e chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall’interno e l’unica vera novità è Cristo: è Lui il pieno suo compimento, il futuro luminoso dell’uomo e del mondo. Risorto dai morti, Gesù è il Signore a cui Dio sottometterà tutti i nemici, compresa la stessa morte (cfr 1 Cor 15,25-28). L’Avvento è pertanto il tempo propizio per risvegliare nei nostri cuori l’attesa di Colui "che è, che era e che viene" (Ap 1,8). Il Figlio di Dio è già venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene in ogni momento nell’anima e nella comunità disposti a riceverlo, verrà di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti". Il credente è perciò sempre vigilante, animato dall’intima speranza di incontrare il Signore, come dice il Salmo: "Io spero nel Signore, / l’anima spera nella sua parola. / L’anima mia attende il Signore / più che le sentinelle l’aurora" (Sal 129,5-6).
Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà la mia seconda Enciclica, che ho voluto dedicare proprio al tema della speranza cristiana. Si intitola Spe salvi, perché si apre con l’espressione di san Paolo: "Spe salvi facti sumus - Nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola "speranza" è strettamente connessa con la parola "fede". E’ un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così "affidabile" da farci dire che in essa noi abbiamo la "salvezza"? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine.
Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio – del vero Dio! – altrimenti restano privi di speranza. La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo! Con Maria, sua Madre, la Chiesa va incontro allo Sposo: lo fa con le opere della carità, perché la speranza, come la fede, si dimostra nell’amore.
PAPA FRANCESCO ANGELUS, 1 dicembre 2019 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, prima domenica del tempo di Avvento, inizia un nuovo Anno liturgico. In queste quattro settimane di Avvento, la liturgia ci conduce a celebrare il Natale di Gesù, mentre ci ricorda che Egli viene ogni giorno nella nostra vita, e ritornerà gloriosamente alla fine dei tempi. Tale certezza ci induce a guardare con fiducia al futuro, come ci invita a fare il profeta Isaia, che con la sua voce ispirata accompagna tutto il cammino dell’Avvento.
Nella prima Lettura di oggi, Isaia profetizza che «alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli; ad esso affluiranno tutte le genti» (2,2). Il tempio del Signore a Gerusalemme è presentato come il punto di convergenza e di incontro di tutti i popoli. Dopo l’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù stesso si è rivelato come il vero tempio. Pertanto, la visione meravigliosa di Isaia è una promessa divina e ci spinge ad assumere un atteggiamento di pellegrinaggio, di cammino verso Cristo, senso e fine di tutta la storia. Quanti hanno fame e sete di giustizia, la possono trovare soltanto percorrendo le vie del Signore; mentre il male e il peccato provengono dal fatto che gli individui e i gruppi sociali preferiscono seguire strade dettate da interessi egoistici, che provocano conflitti e guerre. L’Avvento è il tempo propizio per accogliere la venuta di Gesù, che viene come messaggero di pace per indicarci le vie di Dio.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci esorta ad essere pronti per la sua venuta: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Vegliare non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio. Questo è vegliare! Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è costituito dall’indifferenza, dalla vanità, dall’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, dell’incapacità di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza. Si tratta anzitutto di meravigliarsi davanti all’azione di Dio, alle sue sorprese, e di dare a Lui il primato. Vigilanza significa anche, concretamente, essere attenti al nostro prossimo in difficoltà, lasciarsi interpellare dalle sue necessità, senza aspettare che lui o lei ci chiedano aiuto, ma imparare a prevenire, ad anticipare, come fa sempre Dio con noi.
Maria, Vergine vigilante e Madre della speranza, ci guidi in questo cammino, aiutandoci a rivolgere lo sguardo verso il “monte del Signore”, immagine di Gesù Cristo, che attira a sé tutti gli uomini e tutti i popoli.
Antifona
RispondiEliminaA te, Signore, innalzo l’anima mia,
mio Dio, in te confido: che io non resti deluso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
Chiunque in te spera non resti deluso. (Sal 24, 1-3)
O Dio, nostro Padre,
suscita in noi la volontà
di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene,
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
a possedere il regno dei cieli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, che per radunare tutti i popoli nel tuo regno
hai mandato il tuo Figlio nella nostra carne,
donaci uno spirito vigilante,
perché, camminando sulle tue vie di pace,
possiamo andare incontro al Signore
quando verrà nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette
in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
Seconda Lettura
La nostra salvezza è più vicina.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 13,11-14a
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento:
è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso
la nostra salvezza è più vicina di quando
diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo
via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno:
non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità,
non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia.
Vangelo
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 24,37-44
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
RispondiEliminaFAUSTI - "Allora rimani sveglio", dice Gesù ai discepoli che gli chiedono "quando" sarà la fine del mondo, e "i segni" che prevedono il giudizio di Dio.
Possiamo dire che il "quando" è sempre la "semplice usanza quotidiana"; in esso opera il giudizio di Dio.
Il cristianesimo non è un anestetico che ci fa dimenticare il male presente nell'illusione di un bene futuro. È invece un'illuminazione, che ci mostra la realtà e ci fa assumere a noi con intelligenza e responsabilità, in previsione di un obiettivo positivo.
Consapevoli del tempo presente, ci svegliamo e viviamo come figli della luce.
Colui che ha discernimento, nei travagli appena descritti,
vede Colui che sta arrivando...
In "questa generazione" come in ogni altra, si compie il mistero della sua croce e della sua gloria.
La sua Parola si avvera con certezza, ma non dice il giorno e l'ora, perché ogni giorno e ogni ora viene, per chi ha gli occhi aperti.
Bisogna essere vigili, perché la sua venuta (come giudizio di salvezza) avviene sempre nel momento presente: nello stesso tempo e facendo le stesse cose, possono, come Noè, costruire l'arca che salva o essere travolti dal diluvio che inghiotte.
La salvezza o dannazione dipende da "come" vivono quotidianamente queste cose.
L'illuminato vive tutto come figlio e come fratello nel ringraziamento: "Sia che mangiate o bevete, o qualsiasi altra cosa facciate, fate tutto per la gloria di Dio", dice Paolo (1 Cor 10,31).
Il cieco vede invece queste cose non come un dono di Dio, ma come un oggetto da possedere.
Alla fine c'è sempre il diluvio (7,24-27). Noi siamo mortali.
Ciò che è costruito sulla Parola di Dio sopporta come l'arca, ciò che è costruito sulla nostra follia crolla, coperto da acque.
Il discernimento e la vigilanza hanno bisogno di noi per vedere Emmanuele, che è sempre con noi.
Colui che Lo attende e Lo riconosce, nei fatti e non solo a parole, Lo incontra come lo Sposo che viene.
Altrimenti sarebbe come il ladro che irrompe in casa.
Il discernimento e la vigilanza, a loro volta, diventano ogni giorno un'attività quotidiana fedele alla sua Parola, da cui dipende il futuro eterno.
Gesù, invece di predire il futuro, ci rimanda indietro
per leggere il presente alla luce della Sua storia.
Con Lui il tempo è compiuto (Mc 1,15) e ci viene offerta la possibilità di viverlo pienamente.
Infatti, il giudizio futuro giudizio di Dio su di me non è altro che il mio giudizio presente su di Lui: Lo faccio qui ed ora nel riconoscerlo o meno nel fratello.
La Chiesa è "illuminata" non è come quelle della notte, ma rimane sempre vigile e sobria.
Nel nostro lavoro quotidiano decidiamo la salvezza o la perdizione, stare con Lui o lontano da Lui, ricevere benedizione o maledizione.
La vita o la morte dipende da se fare o meno la "Parola" che il Signore dona, Egli , ci sta guardando.
Alla fine si raccoglie ciò che si è seminato prima.
“Vegliate" è la conclusione a cui conduce tutto il discorso fatto finora, sviluppato in seguito sul "come" guardare. Chi si considera "padrone" e crede di possedere se stesso, la sua vita, il suo lavoro, i suoi beni, vive nell'inganno di un sogno che svanisce all'alba.
Pronto è colui che non si conosce "padrone" ma "servo fedele e saggio" che sa e fa ciò che il Signore gli ha detto.
ANGELUS - I Domenica di AVVENTO S. GIOV. PAOLO II
RispondiEliminaCon l'odierna prima domenica di AVVENTO, inizia un nuovo anno liturgico. La CHIESA riprende il suo CAMMINO e ci invita a riflettere più intensamente sul mistero di Cristo, mistero sempre nuovo che il tempo non può esaurire. Cristo è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. Grazie a Lui, la STORIA DELL’UMANITA’ procede come un PELLEGRINAGGIO verso il compimento del Regno, che Egli stesso ha inaugurato con la sua incarnazione e la sua vittoria sul peccato e sulla morte.
Per questo, AVVENTO è sinonimo di SPERANZA: non ATTESA vana di un dio senza volto, ma fiducia concreta e certa nel ritorno di Colui che ci ha già visitati, dello "Sposo" che nel suo sangue ha sigillato con l'umanità un patto di eterna alleanza. E' una SPERANZA che stimola alla vigilanza, virtù caratteristica di questo singolare tempo liturgico. Vigilanza nella preghiera, animata da amorosa ATTESA; vigilanza nel dinamismo della CARITÀ concreta, consapevole che il Regno di Dio si avvicina là dove gli uomini imparano a vivere da fratelli.
Con questi sentimenti, la comunità cristiana entra nell'AVVENTO, mantenendo vigile lo spirito, per meglio recepire il messaggio della Parola di Dio. Risuona quest'oggi nella liturgia il celebre e stupendo oracolo del profeta Isaia, pronunciato in un momento di crisi della STORIA d'Israele.
"Alla fine dei giorni - dice il Signore -, il monte del TEMPIO del Signore / sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; / ad esso affluiranno tutte le genti... / Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; / un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, / non si eserciteranno più nell'arte della GUERRA" (Is 2,1-5). Queste parole contengono una promessa di PACE più che mai attuale per l’umanità…
BENEDETTO XVI ANGELUS , 2 dicembre 2007
RispondiEliminaCari fratelli e sorelle!
Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico: il Popolo di Dio si rimette in cammino, per vivere il mistero di Cristo nella storia. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13,8); la storia invece muta e chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall’interno e l’unica vera novità è Cristo: è Lui il pieno suo compimento, il futuro luminoso dell’uomo e del mondo. Risorto dai morti, Gesù è il Signore a cui Dio sottometterà tutti i nemici, compresa la stessa morte (cfr 1 Cor 15,25-28). L’Avvento è pertanto il tempo propizio per risvegliare nei nostri cuori l’attesa di Colui "che è, che era e che viene" (Ap 1,8). Il Figlio di Dio è già venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene in ogni momento nell’anima e nella comunità disposti a riceverlo, verrà di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti". Il credente è perciò sempre vigilante, animato dall’intima speranza di incontrare il Signore, come dice il Salmo: "Io spero nel Signore, / l’anima spera nella sua parola. / L’anima mia attende il Signore / più che le sentinelle l’aurora" (Sal 129,5-6).
Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà la mia seconda Enciclica, che ho voluto dedicare proprio al tema della speranza cristiana. Si intitola Spe salvi, perché si apre con l’espressione di san Paolo: "Spe salvi facti sumus - Nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola "speranza" è strettamente connessa con la parola "fede". E’ un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così "affidabile" da farci dire che in essa noi abbiamo la "salvezza"? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine.
Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio – del vero Dio! – altrimenti restano privi di speranza. La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo! Con Maria, sua Madre, la Chiesa va incontro allo Sposo: lo fa con le opere della carità, perché la speranza, come la fede, si dimostra nell’amore.
Buon Avvento a tutti!
PAPA FRANCESCO
RispondiEliminaANGELUS, 1 dicembre 2019
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, prima domenica del tempo di Avvento, inizia un nuovo Anno liturgico. In queste quattro settimane di Avvento, la liturgia ci conduce a celebrare il Natale di Gesù, mentre ci ricorda che Egli viene ogni giorno nella nostra vita, e ritornerà gloriosamente alla fine dei tempi. Tale certezza ci induce a guardare con fiducia al futuro, come ci invita a fare il profeta Isaia, che con la sua voce ispirata accompagna tutto il cammino dell’Avvento.
Nella prima Lettura di oggi, Isaia profetizza che «alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli; ad esso affluiranno tutte le genti» (2,2). Il tempio del Signore a Gerusalemme è presentato come il punto di convergenza e di incontro di tutti i popoli. Dopo l’Incarnazione del Figlio di Dio, Gesù stesso si è rivelato come il vero tempio. Pertanto, la visione meravigliosa di Isaia è una promessa divina e ci spinge ad assumere un atteggiamento di pellegrinaggio, di cammino verso Cristo, senso e fine di tutta la storia. Quanti hanno fame e sete di giustizia, la possono trovare soltanto percorrendo le vie del Signore; mentre il male e il peccato provengono dal fatto che gli individui e i gruppi sociali preferiscono seguire strade dettate da interessi egoistici, che provocano conflitti e guerre. L’Avvento è il tempo propizio per accogliere la venuta di Gesù, che viene come messaggero di pace per indicarci le vie di Dio.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci esorta ad essere pronti per la sua venuta: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Vegliare non significa avere materialmente gli occhi aperti, ma avere il cuore libero e rivolto nella direzione giusta, cioè disposto al dono e al servizio. Questo è vegliare! Il sonno da cui dobbiamo svegliarci è costituito dall’indifferenza, dalla vanità, dall’incapacità di instaurare rapporti genuinamente umani, dell’incapacità di farsi carico del fratello solo, abbandonato o malato. L’attesa di Gesù che viene si deve tradurre, dunque, in un impegno di vigilanza. Si tratta anzitutto di meravigliarsi davanti all’azione di Dio, alle sue sorprese, e di dare a Lui il primato. Vigilanza significa anche, concretamente, essere attenti al nostro prossimo in difficoltà, lasciarsi interpellare dalle sue necessità, senza aspettare che lui o lei ci chiedano aiuto, ma imparare a prevenire, ad anticipare, come fa sempre Dio con noi.
Maria, Vergine vigilante e Madre della speranza, ci guidi in questo cammino, aiutandoci a rivolgere lo sguardo verso il “monte del Signore”, immagine di Gesù Cristo, che attira a sé tutti gli uomini e tutti i popoli.