Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
IL SIGNORE E' VICINO A CHI LO INVOCA
Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome per sempre. 3 Il SIGNORE è grande e degno di lode eccelsa, e la sua grandezza non la si può misurare. 4 Un'età dirà all'altra le lodi delle tue opere, e farà conoscere i tuoi prodigi. 5 Mediterò sul glorioso splendore della tua maestà e sulle tue opere meravigliose. 6 Gli uomini parleranno della potenza dei tuoi atti tremendi e io racconterò la tua grandezza. 7 Essi proclameranno il ricordo della tua gran bontà e canteranno con gioia la tua giustizia. 8 Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran bontà. 9 Il SIGNORE è buono verso tutti, pieno di compassione per tutte le sue creature. 17 giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità.
Dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi Fil 1,20c-24.27a
Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
VANGELO secondo Matteo Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchè io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Questa “ingiustizia” del padrone serve a provocare, in chi ascolta la parabola, un salto di livello, perché qui Gesù non vuole parlare del problema del lavoro o del giusto salario, ma del Regno di Dio! E il messaggio è questo: nel Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina – non umana, per nostra fortuna! –, cioè la salvezza che Gesù Cristo ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione. Una salvezza che non è meritata, ma donata – la salvezza è gratuita. Egli usa misericordia, perdona largamente. (Angelus, 24 settembre 2017)
FAUSTI - “Il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?” chiede a quelli che vorrebbero essere primi , Colui che presta attenzione agli ultimi.I primi sono ultimi e gli ultimi primi anche nei beni spirituali. Chi lascia tutto per lavorare nella vigna, come Pietro e compagni, riceve una grande ricompensa, come appena detto (19,27-29).Questa parabola ci mostra che essa è un dono di grazia accordato a tutti, cominciando dagli ultimi arrivati. Il Signore, il solo buono, fa alla perfezione ciò che dice al giovane ricco : dà tutto ciò che è Suo ai poveri. La vigna è il popolo, chiamato a portare i frutti del Regno, che sono l'amore di Dio e del prossimo. Il Signore esce di continuo, a tutte le ore, per chiamarci e richiamarci.Tutta la nostra giornata - la storia di ogni singolo e di tutti - non è che una chiamata costante a fare frutto. Questa parabola distrugge alla radice la logica del possesso e della pretesa : nessuno può vantare titoli di credito per ciò che è puro dono di grazia. I primi chiamati, sia in Israele che nella Chiesa, sono come Giona : si incupiscono nel vedere che Dio è “ misericordioso, clemente , longanime e di grande amore” (Gn 4,2). Sono attaccati ai loro beni spirituali , come il giovane ricco a quelli materiali.. Sono simili a Paolo, che si gloriava della sua irreprensibilità nella giustizia della legge (Fil 3,3-6) ; sono come il fratello maggiore , che si adira nel vedere che il Padre è buono con il fratello minore (lc 15,28). Questa parabola è un Vangelo in nuce , simile a Luca 15,1... E' in contrasto con l'etica del capitalismo, materiale o spirituale che sia. Non è contro la legge o la giustizia – agli operai della prima ora è dato quanto è giusto - , accentua però la grazia. La legge e la giustizia di Dio sono quelle dell'amore e della liberalità ; la sua retribuzione eccede ogni merito : è un premio, dato per misericordia a tutti. I primi chiamati al lavoro nella vigna rischiano di rifiutare il Signore, perché è magnanimo verso gli ultimi. Per tutti la salvezza è l'amore gratuito del Padre. Non si può rapirlo con astuzia o guadagnarlo con sudore : è grazia. La vita eterna che il giovane ricco vuole avere (19,16), si può ottenere non facendo qualcosa di più, ma lasciando tutto. Bisogna lasciare, oltre ai beni materiali, anche quelli spirituali. Il Regno è dei poveri in spirito (5,3), di chi è diventato come un bambino e lo accoglie come dono del Padre ai figli nel Figlio. Il privilegio dei piccoli e degli ultimi è che, non meritandolo, capiscono che è un dono. Gli altri – i ricchi in spirito – lo accoglieranno solo se, a differenza del fratello maggiore, accetteranno il minore , solo se, a differenza di chi ha lavorato dall'alba, saranno contenti che i loro fratelli dell'ultima ora abbiano il loro stesso stipendio di figli. Il brano si divide in due parti : ci sono cinque diverse chiamate dall'alba fino a un'ora prima del tramonto (v.1-7) ; al calar del sole c'è la ricompensa, cominciando dagli ultimi che ricevono lo stesso compenso pattuito con i primi , che, ovviamente, si lamentano (v. 8-16). Il fulcro è il rimprovero a uno degli operai della prima ora , che non accetta che il Signore tratti come lui quelli dell'ultima ora. Gesù riporta sulla terra ciò che era al “principio” : il modo di agire del Padre, che è benevolo con tutti i Suoi figli, anche con chi non lo merita. La Chiesa, se cerca salvezza dalle proprie opere, sa che non ha più nulla a che fare con Cristo , è decaduta dalla grazia (Gal 5,4). I cristiani, consci di essere stati salvati per grazia (Ef 2,5), deponendo asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e ogni genere di malignità, siano benevoli gli uni con gli altri . Si fanno vicendevolmente grazia come Dio li ha graziati in Cristo (Ef 4,31).
--->Il secondo atteggiamento del padrone, che rappresenta quello di Dio, è il suo modo di ricompensare i lavoratori. Come paga, Dio? Il padrone si accorda per «un denaro» (v. 2) con i primi operai assunti al mattino. A coloro che si aggiungono in seguito invece dice: «Quello che è giusto ve lo darò» (v. 4). Al termine della giornata, il padrone della vigna ordina di dare a tutti la stessa paga, cioè un denaro. Quelli che hanno lavorato fin dal mattino sono sdegnati e si lamentano contro il padrone, ma lui insiste: vuole dare il massimo della ricompensa a tutti, anche a quelli che sono arrivati per ultimi ( 8-15). Sempre Dio paga il massimo: non rimane a metà pagamento. Paga tutto. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti.
Infatti, Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. La nostra santità è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo (v. 16).
Maria Santissima ci aiuti a sentire ogni giorno la gioia e lo stupore di essere chiamati da Dio a lavorare per Lui, nel suo campo che è il mondo, nella sua vigna che è la Chiesa. E di avere come unica ricompensa il suo amore, l’amicizia con Gesù.
Con questa parabola, Gesù porta a livello collettivo quella che in Luca (15) era la diversa reazione al padre di due fratelli, il minore e il maggiore, entrambi lontani dall'accettare il suo amore come dono senza condizioni o misure. Questa è l'analisi del nostro comportamento: persone votate alla lode, grate per la Chiamata ogni ora, o persone insipienti che non accettano il dono di Dio per vivere nella logica del rapporto padrone/schiavo e della rivalità, con calcoli su ciò che non è nostro, ma che riceviamo come figli? Come insegna Paolo: "Non siamo più schiavi ma figli; se siamo figli, siamo anche eredi per volontà di Dio" (Gal 4,9). "Sapendo che l'uomo non è giustificato dalle opere della Legge (... e quindi nemmeno dal tempo che ha lavorato...!) ma solo dalla Fede in Gesù Cristo... che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non cancello la Grazia di Dio; perché se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano" (Gal 2,20-21). Dio attende solo la gratitudine dei figli, dei figli amati, ai quali offre la chiamata a vivere nella sua famiglia, prima o poi, e il dono di partecipare alla Vita del suo Figlio, Crocifisso per noi e Risorto, ora e per sempre!
Dal libro del profeta Isaia
RispondiEliminaIs 55,6-9
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
IL SIGNORE E' VICINO A CHI LO INVOCA
Ogni giorno ti benedirò
e loderò il tuo nome per sempre.
3 Il SIGNORE è grande e degno di lode eccelsa,
e la sua grandezza non la si può misurare.
4 Un'età dirà all'altra le lodi delle tue opere,
e farà conoscere i tuoi prodigi.
5 Mediterò sul glorioso splendore della tua maestà
e sulle tue opere meravigliose.
6 Gli uomini parleranno della potenza dei tuoi atti tremendi
e io racconterò la tua grandezza.
7 Essi proclameranno il ricordo della tua gran bontà
e canteranno con gioia la tua giustizia.
8 Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione,
lento all'ira e di gran bontà.
9 Il SIGNORE è buono verso tutti,
pieno di compassione per tutte le sue creature.
17 giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi
Fil 1,20c-24.27a
Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
VANGELO secondo Matteo
Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchè io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaQuesta “ingiustizia” del padrone serve a provocare, in chi ascolta la parabola, un salto di livello, perché qui Gesù non vuole parlare del problema del lavoro o del giusto salario, ma del Regno di Dio! E il messaggio è questo: nel Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina – non umana, per nostra fortuna! –, cioè la salvezza che Gesù Cristo ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione. Una salvezza che non è meritata, ma donata – la salvezza è gratuita. Egli usa misericordia, perdona largamente. (Angelus, 24 settembre 2017)
FAUSTI - “Il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono?” chiede a quelli che vorrebbero essere primi , Colui che presta attenzione agli ultimi.I primi sono ultimi e gli ultimi primi anche nei beni spirituali. Chi lascia tutto per lavorare nella vigna, come Pietro e compagni, riceve una grande ricompensa, come appena detto (19,27-29).Questa parabola ci mostra che essa è un dono di grazia accordato a tutti, cominciando dagli ultimi arrivati. Il Signore, il solo buono, fa alla perfezione ciò che dice al giovane ricco : dà tutto ciò che è Suo ai poveri. La vigna è il popolo, chiamato a portare i frutti del Regno, che sono l'amore di Dio e del prossimo.
RispondiEliminaIl Signore esce di continuo, a tutte le ore, per chiamarci e richiamarci.Tutta la nostra giornata - la storia di ogni singolo e di tutti - non è che una chiamata costante a fare frutto.
Questa parabola distrugge alla radice la logica del possesso e della pretesa : nessuno può vantare titoli di credito per ciò che è puro dono di grazia.
I primi chiamati, sia in Israele che nella Chiesa, sono come Giona : si incupiscono nel vedere che Dio è “ misericordioso, clemente , longanime e di grande amore” (Gn 4,2).
Sono attaccati ai loro beni spirituali , come il giovane ricco a quelli materiali.. Sono simili a Paolo, che si gloriava della sua irreprensibilità nella giustizia della legge (Fil 3,3-6) ; sono come il fratello maggiore , che si adira nel vedere che il Padre è buono con il fratello minore (lc 15,28).
Questa parabola è un Vangelo in nuce , simile a Luca 15,1... E' in contrasto con l'etica del capitalismo, materiale o spirituale che sia.
Non è contro la legge o la giustizia – agli operai della prima ora è dato quanto è giusto - , accentua però la grazia. La legge e la giustizia di Dio sono quelle dell'amore e della liberalità ; la sua retribuzione eccede ogni merito : è un premio, dato per misericordia a tutti.
I primi chiamati al lavoro nella vigna rischiano di rifiutare il Signore, perché è magnanimo verso gli ultimi. Per tutti la salvezza è l'amore gratuito del Padre.
Non si può rapirlo con astuzia o guadagnarlo con sudore : è grazia.
La vita eterna che il giovane ricco vuole avere (19,16), si può ottenere non facendo qualcosa di più, ma lasciando tutto. Bisogna lasciare, oltre ai beni materiali, anche quelli spirituali.
Il Regno è dei poveri in spirito (5,3), di chi è diventato come un bambino e lo accoglie come dono del Padre ai figli nel Figlio. Il privilegio dei piccoli e degli ultimi è che, non meritandolo, capiscono che è un dono.
Gli altri – i ricchi in spirito – lo accoglieranno solo se, a differenza del fratello maggiore, accetteranno il minore , solo se, a differenza di chi ha lavorato dall'alba, saranno contenti che i loro fratelli dell'ultima ora abbiano il loro stesso stipendio di figli.
Il brano si divide in due parti : ci sono cinque diverse chiamate dall'alba fino a un'ora prima del tramonto (v.1-7) ; al calar del sole c'è la ricompensa, cominciando dagli ultimi che ricevono lo stesso compenso pattuito con i primi , che, ovviamente, si lamentano (v. 8-16).
Il fulcro è il rimprovero a uno degli operai della prima ora , che non accetta che il Signore tratti come lui quelli dell'ultima ora.
Gesù riporta sulla terra ciò che era al “principio” : il modo di agire del Padre, che è benevolo con tutti i Suoi figli, anche con chi non lo merita.
La Chiesa, se cerca salvezza dalle proprie opere, sa che non ha più nulla a che fare con Cristo , è decaduta dalla grazia (Gal 5,4).
I cristiani, consci di essere stati salvati per grazia (Ef 2,5), deponendo asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e ogni genere di malignità, siano benevoli gli uni con gli altri . Si fanno vicendevolmente grazia come Dio li ha graziati in Cristo (Ef 4,31).
--->Il secondo atteggiamento del padrone, che rappresenta quello di Dio, è il suo modo di ricompensare i lavoratori. Come paga, Dio? Il padrone si accorda per «un denaro» (v. 2) con i primi operai assunti al mattino. A coloro che si aggiungono in seguito invece dice: «Quello che è giusto ve lo darò» (v. 4). Al termine della giornata, il padrone della vigna ordina di dare a tutti la stessa paga, cioè un denaro. Quelli che hanno lavorato fin dal mattino sono sdegnati e si lamentano contro il padrone, ma lui insiste: vuole dare il massimo della ricompensa a tutti, anche a quelli che sono arrivati per ultimi ( 8-15). Sempre Dio paga il massimo: non rimane a metà pagamento. Paga tutto. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti.
RispondiEliminaInfatti, Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. La nostra santità è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo (v. 16).
Maria Santissima ci aiuti a sentire ogni giorno la gioia e lo stupore di essere chiamati da Dio a lavorare per Lui, nel suo campo che è il mondo, nella sua vigna che è la Chiesa. E di avere come unica ricompensa il suo amore, l’amicizia con Gesù.
Con questa parabola, Gesù porta a livello collettivo quella che in Luca (15) era la diversa reazione al padre di due fratelli, il minore e il maggiore, entrambi lontani dall'accettare il suo amore come dono senza condizioni o misure. Questa è l'analisi del nostro comportamento: persone votate alla lode, grate per la Chiamata ogni ora, o persone insipienti che non accettano il dono di Dio per vivere nella logica del rapporto padrone/schiavo e della rivalità, con calcoli su ciò che non è nostro, ma che riceviamo come figli?
RispondiEliminaCome insegna Paolo: "Non siamo più schiavi ma figli; se siamo figli, siamo anche eredi per volontà di Dio" (Gal 4,9).
"Sapendo che l'uomo non è giustificato dalle opere della Legge (... e quindi nemmeno dal tempo che ha lavorato...!) ma solo dalla Fede in Gesù Cristo... che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non cancello la Grazia di Dio; perché se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano" (Gal 2,20-21).
Dio attende solo la gratitudine dei figli, dei figli amati, ai quali offre la chiamata a vivere nella sua famiglia, prima o poi, e il dono di partecipare alla Vita del suo Figlio, Crocifisso per noi e Risorto, ora e per sempre!