PRIMA LETTURA Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Dagli Atti degli Apostoli 8,5-8.14-17 In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 65) R: Acclamate Dio, voi tutti della terra. Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R.
A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di Dio, terribile nel suo agire sugli uomini. R. Egli cambiò il mare in terraferma, passarono a piedi il fiume; per questo in lui esultiamo di gioia. Con la sua forza domina in eterno. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. R.
SECONDA LETTURA Messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1Pt 3,15-18 Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Gv 14,23) Alleluia, alleluia. Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 14,15-21
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
FAUSTI – Il cristianesimo è innanzi tutto amore per Gesù , che ci assimila a Lui, il Figlio, dandoci il suo amore verso il Padre e i fratelli. Amando Lui, diventiamo ciò che Lui è ; e possiamo amare i fratelli con il suo amore, che è lo stesso del Padre. L'amore non è solo un sentimento. Coinvolge tutta la persona, dandole un nuovo modo di essere . informa il suo capire, volere e agire. Concretamente si ama con i fatti e nella verità. (1 Gv 3,18). Osservare i suoi comandi è la condizione per rimanere nell'alleanza del Dio fedele, che ci ha amati, scelti e liberati. Si possono osservare per dovere, da schiavi, come fa il fratello maggiore (Lc 15,29), oppure per amore di figli. Per Gesù il principio dell'osservanza è l'amore di un cuore che si sa amato, il cuore nuovo dell'alleanza nuova. Li chiama “miei”(comandi) perchè di Lui parlano le Scritture e Mosè, e parla di “comandi” al plurale perchè il Suo comando, pur essendo uno solo (Gv 13,34), è anche molteplice . L'amore infatti si esprime in ogni singola azione e fa discernere, qui e ora, cosa è meglio fare. Gesù , con il suo andarsene, diventa il pontefice tra noi e Dio, il fratello intercessore presso il Padre . Ci apre l'accesso a Lui e ai Suoi doni. Gesù chiede per noi al Padre il dono definitivo. Egli ottiene tutto ciò che chiede. (11,42). Per questo il Consolatore ci è certamente dato. Noi preghiamo ...per disporci a riceverlo. “Consolatore” ,perchè “con-solare” significa stare con uno che è solo, in modo che non sia più solo. Il Consolatore è colui che sta “con” noi , offrendoci quella compagnia che vince la nostra solitudine radicale. Questo Consolatore è un altro rispetto a Gesù , che oramai se ne va. E' dato dal Padre a chi ama il Figlio e osserva i Suoi comandi. Lo Spirito è Vita ; Spirito della Verità si può tradurre “Vita vera, autentica”,quella di Dio. Questa ci è restituita dalla conoscenza del Figlio, che ci libera dalla menzogna e ci fa vivere nell'Amore del Padre. Lo Spirito della verità è il contrario dello spirito di menzogna, origine dei nostri mali. Lo Spirito della verità è lo Spirito del Figlio, che ha detto a Tommaso :”Io-Sono la Via, la Verità, la Vita “. Il mondo, in quanto succube della menzogna, non può ancora ricevere lo Spirito della verità. Non può riceverlo , perchè è incapace di vederlo e di conoscerlo. Infatti, tra poche ore, prenderà e appenderà al legno il Signore della gloria. Lo Spirito della verità ha preso dimora presso di noi in Gesù , il Figlio che vive nei nostri confronti l'Amore stesso del Padre : in Lui abbiamo conosciuto e creduto all'Amore che Dio ha per noi. Tra poche ore , quell'amore che era “con” e “presso” di noi, sarà”in noi”. Questo è il dono supremo che il Figlio ci comunica dalla croce , dove “tutto è compiuto” e consegna il Suo Spirito. I discepoli, con la morte di Gesù, non sono lasciati orfani . Anzi ritrovano il loro posto presso il Padre, perchè ricevono l'amore stesso del Figlio. Il suo andarsene è in realtà il suo venire a noi, anzi il suo essere in noi col Suo Spirito che ci fa figli, in comunione con Lui e con il Padre. Il mondo, che ora non vede lo Spirito di verità in Gesù, tra poco non vedrà più neppure Gesù . Lo eliminerà fisicamente. I discepoli continueranno a vederlo . Ma lo vedranno in modo nuovo : attraverso le ferite delle mani e del fianco , che mostrano il Suo Amore, sorgente di gioia e di pace.
Gesù ha in se stesso la vita che vince la morte (11,25). Nel giorno di Pasqua conosceremo che Gesù è nel Padre , che Lo ama e Lo fa risorgere , conosceremo pure che noi siamo nel Figlio, perchè ci ha amato e ha dato la Sua Vita per noi ; conosceremo infine che Lui è in noi, perchè Lo amiamo e osserviamo le Sue parole. Attraverso l'immanenza reciproca di noi nel Figlio e del Figlio in noi, conosciamo che il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. In quel giorno parteciperemo della conoscenza d'amore che c'è tra Padre e Figlio : avremo parte alla Vita di DIO. “Avere “ i comandi di Gesù significa farli propri e viverli. Ascoltare la parola e non osservarla è l'empietà denunciata dai profeti. Gesù dice che chi Lo ama osserva i Suoi comandi, qui dice che chi osserva i Suoi comandi ,Lo ama. L'amore è principio e fine dell'osservare i Suoi comandi : se l'amore fa vivere come Lui, vivere come Lui realizza l'amore. Il Padre ama tutti gli uomini, anche se Lo ignorano e lo rifiutano . Ma solo chi ama il Figlio e osserva i Suoi comandi, ha il Figlio dentro di sé e sperimenta l'amore del Padre verso di Lui. Accettare l'amore gratuito del Padre è l'atto di libertà che ci fa essere ciò che siamo : figli che amano perché amati. Pure il Figlio ci ama da sempre, come il Padre, anche se Lo rinneghiamo come Pietro e Lo tradiamo come Giuda. Il fatto che ci ami così, ci permetterà di fare esperienza del Suo amore per noi. Solo chi ama conosce l'amore con cui è amato. Senza amore per Gesù , non c'è conoscenza né di Lui, né del Padre, né dello Spirito: “Chi non ama non ha conosciuto Dio , perché Dio è Amore” dice l'Evangelista nella Sua prima lettera.
Dall'ENCICLICA DEUS CARITAS EST di Benedetto XVI Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo « prima » di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi.
Nello sviluppo di questo incontro si rivela con chiarezza che l'amore non è soltanto un sentimento. I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore. Abbiamo all'inizio parlato del processo delle purificazioni e delle maturazioni, attraverso le quali l'eros diventa pienamente se stesso, diventa amore nel pieno significato della parola. È proprio della maturità dell'amore coinvolgere tutte le potenzialità dell'uomo ed includere, per così dire, l'uomo nella sua interezza. L'incontro con le manifestazioni visibili dell'amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia, che nasce dall'esperienza dell'essere amati. Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai « concluso » e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso. Idem velle atque idem nolle[9] — volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gli antichi hanno riconosciuto come autentico contenuto dell'amore: il diventare l'uno simile all'altro, che conduce alla comunanza del volere e del pensare. La storia d'amore tra Dio e l'uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all'esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso.[10] Allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr Sal 73 [72], 23-28).
18. Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno. Qui si mostra l'interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo, di cui la Prima Lettera di Giovanni parla con tanta insistenza.
PRIMA LETTURA
RispondiEliminaImponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli 8,5-8.14-17
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 65)
R: Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R.
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
SECONDA LETTURA
Messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 1Pt 3,15-18
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,15-21
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
FAUSTI –
RispondiEliminaIl cristianesimo è innanzi tutto amore per Gesù , che ci assimila a Lui, il Figlio, dandoci il suo amore verso il Padre e i fratelli.
Amando Lui, diventiamo ciò che Lui è ; e possiamo amare i fratelli con il suo amore, che è lo stesso del Padre.
L'amore non è solo un sentimento. Coinvolge tutta la persona, dandole un nuovo modo di essere . informa il suo capire, volere e agire.
Concretamente si ama con i fatti e nella verità. (1 Gv 3,18).
Osservare i suoi comandi è la condizione per rimanere nell'alleanza del Dio fedele, che ci ha amati, scelti e liberati. Si possono osservare per dovere, da schiavi, come fa il fratello maggiore
(Lc 15,29), oppure per amore di figli.
Per Gesù il principio dell'osservanza è l'amore di un cuore che si sa amato, il cuore nuovo dell'alleanza nuova.
Li chiama “miei”(comandi) perchè di Lui parlano le Scritture e Mosè, e parla di “comandi” al plurale perchè il Suo comando, pur essendo uno solo (Gv 13,34), è anche molteplice .
L'amore infatti si esprime in ogni singola azione e fa discernere, qui e ora, cosa è meglio fare.
Gesù , con il suo andarsene, diventa il pontefice tra noi e Dio, il fratello intercessore presso il Padre .
Ci apre l'accesso a Lui e ai Suoi doni.
Gesù chiede per noi al Padre il dono definitivo. Egli ottiene tutto ciò che chiede. (11,42).
Per questo il Consolatore ci è certamente dato. Noi preghiamo ...per disporci a riceverlo.
“Consolatore” ,perchè “con-solare” significa stare con uno che è solo, in modo che non sia più solo. Il Consolatore è colui che sta “con” noi , offrendoci quella compagnia che vince la nostra solitudine radicale.
Questo Consolatore è un altro rispetto a Gesù , che oramai se ne va. E' dato dal Padre a chi ama il Figlio e osserva i Suoi comandi. Lo Spirito è Vita ; Spirito della Verità si può tradurre “Vita vera, autentica”,quella di Dio. Questa ci è restituita dalla conoscenza del Figlio, che ci libera dalla menzogna e ci fa vivere nell'Amore del Padre. Lo Spirito della verità è il contrario dello spirito di menzogna, origine dei nostri mali. Lo Spirito della verità è lo Spirito del Figlio, che ha detto a Tommaso :”Io-Sono la Via, la Verità, la Vita “.
Il mondo, in quanto succube della menzogna, non può ancora ricevere lo Spirito della verità. Non può riceverlo , perchè è incapace di vederlo e di conoscerlo. Infatti, tra poche ore, prenderà e appenderà al legno il Signore della gloria.
Lo Spirito della verità ha preso dimora presso di noi in Gesù , il Figlio che vive nei nostri confronti l'Amore stesso del Padre : in Lui abbiamo conosciuto e creduto all'Amore che Dio ha per noi.
Tra poche ore , quell'amore che era “con” e “presso” di noi, sarà”in noi”.
Questo è il dono supremo che il Figlio ci comunica dalla croce , dove “tutto è compiuto” e consegna il Suo Spirito.
I discepoli, con la morte di Gesù, non sono lasciati orfani . Anzi ritrovano il loro posto presso il Padre, perchè ricevono l'amore stesso del Figlio.
Il suo andarsene è in realtà il suo venire a noi, anzi il suo essere in noi col Suo Spirito che ci fa figli, in comunione con Lui e con il Padre.
Il mondo, che ora non vede lo Spirito di verità in Gesù, tra poco non vedrà più neppure Gesù . Lo eliminerà fisicamente. I discepoli continueranno a vederlo . Ma lo vedranno in modo nuovo : attraverso le ferite delle mani e del fianco , che mostrano il Suo Amore, sorgente di gioia e di pace.
Gesù ha in se stesso la vita che vince la morte (11,25).
RispondiEliminaNel giorno di Pasqua conosceremo che Gesù è nel Padre , che Lo ama e Lo fa risorgere , conosceremo pure che noi siamo nel Figlio, perchè ci ha amato e ha dato la Sua Vita per noi ; conosceremo infine che Lui è in noi, perchè Lo amiamo e osserviamo le Sue parole.
Attraverso l'immanenza reciproca di noi nel Figlio e del Figlio in noi, conosciamo che il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio.
In quel giorno parteciperemo della conoscenza d'amore che c'è tra Padre e Figlio : avremo parte alla Vita di DIO.
“Avere “ i comandi di Gesù significa farli propri e viverli. Ascoltare la parola e non osservarla è l'empietà denunciata dai profeti.
Gesù dice che chi Lo ama osserva i Suoi comandi, qui dice che chi osserva i Suoi comandi ,Lo ama.
L'amore è principio e fine dell'osservare i Suoi comandi : se l'amore fa vivere come Lui, vivere come Lui realizza l'amore.
Il Padre ama tutti gli uomini, anche se Lo ignorano e lo rifiutano .
Ma solo chi ama il Figlio e osserva i Suoi comandi, ha il Figlio dentro di sé e sperimenta l'amore del Padre verso di Lui.
Accettare l'amore gratuito del Padre è l'atto di libertà che ci fa essere ciò che siamo : figli che amano perché amati.
Pure il Figlio ci ama da sempre, come il Padre, anche se Lo rinneghiamo come Pietro e Lo tradiamo come Giuda.
Il fatto che ci ami così, ci permetterà di fare esperienza del Suo amore per noi.
Solo chi ama conosce l'amore con cui è amato.
Senza amore per Gesù , non c'è conoscenza né di Lui, né del Padre, né dello Spirito: “Chi non ama non ha conosciuto Dio , perché Dio è Amore” dice l'Evangelista nella Sua prima lettera.
Dall'ENCICLICA DEUS CARITAS EST di Benedetto XVI
RispondiEliminaEgli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo « prima » di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi.
Nello sviluppo di questo incontro si rivela con chiarezza che l'amore non è soltanto un sentimento. I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore. Abbiamo all'inizio parlato del processo delle purificazioni e delle maturazioni, attraverso le quali l'eros diventa pienamente se stesso, diventa amore nel pieno significato della parola. È proprio della maturità dell'amore coinvolgere tutte le potenzialità dell'uomo ed includere, per così dire, l'uomo nella sua interezza. L'incontro con le manifestazioni visibili dell'amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia, che nasce dall'esperienza dell'essere amati. Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai « concluso » e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso. Idem velle atque idem nolle[9] — volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gli antichi hanno riconosciuto come autentico contenuto dell'amore: il diventare l'uno simile all'altro, che conduce alla comunanza del volere e del pensare. La storia d'amore tra Dio e l'uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all'esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso.[10] Allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr Sal 73 [72], 23-28).
18. Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno. Qui si mostra l'interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo, di cui la Prima Lettera di Giovanni parla con tanta insistenza.