sabato 9 maggio 2020

A - 5 DOMENICA di PASQUA


4 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Prima lettura

    Dagli Atti degli Apostoli
    At 6,1-7

    In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.



    Seconda lettura

    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    1Pt 2,4-9

    Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d'angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d'angolo e sasso d'inciampo, pietra di scandalo. Essi v'inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 14,1-12

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Queste parole di Gesù sono proprio parole bellissime. In un momento di congedo, Gesù parla ai suoi discepoli, ma proprio dal cuore. Lui sa che i suoi discepoli sono tristi, perché se ne accorgono che la cosa non va bene. Lui dice: ‘Ma non sia turbato il vostro cuore’. E comincia a parlare così, come un amico, anche con l’atteggiamento di un pastore. Ma non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio, anche in me’. E comincia a parlare di che? Del cielo, della patria definitiva. ‘Abbiate fede anche in me’: io rimango fedele, è come se dicesse quello, no?…Vado a prepararvi un posto, nella casa del Padre mio vi sono molte dimore’. E Gesù va a prepararci un posto. (Santa Marta, 26 aprile 2013)

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  3.  FAUSTI - Gesù dà per scontato che i discepoli siano turbati e spaventati. Vuole tranquillizzarli e rassicurarli.
    Il turbamento è tempo di prova, occasione di crescita nella fede, ma anche tentazione di caduta nella sfiducia.
    Il cuore dei discepoli, conteso da sentimenti opposti, sta diventando un cuore nuovo, della nuova alleanza, , capace di amare come è amato.
    ”Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi!”(Es 14,13).
    La fede è il più grande ansiolitico, come la sfiducia è il più potente ansiogeno.
    Gesù pone sullo stesso piano la fede in Dio e la fede in lui : chi crede in Lui, crede in Colui che l'ha mandato. Lui e il Padre sono una cosa sola .
    Credere in Lui come figlio è credere in Dio come Padre.
    A ben guardare , ogni tentazione riguarda sempre la fede, unica forza per superare gli inevitabili turbamenti. “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono confidente sta la vostra forza”(Is 30,15).
    “Nella casa del Padre mio” Così Gesù aveva chiamato il Tempio, che identificò col Suo Corpo.
    La casa del Padre è il Figlio, in cui si adora Dio in Spirito e Verità.
    Gesù, come il santuario fatto da mani d'uomo, sarà distrutto, ma proprio così diventerà il nuovo e definitivo santuario. Nella casa del Padre, ossia nel Figlio, ci sono molte dimore: una per ogni fratello, nessuno escluso. A chiunque lo accoglie , Egli dà la possibilità di diventare figlio di Dio.
    Gesù è il Tempio nel quale ogni uomo incontra Dio e ritrova il volto di cui è immagine e somiglianza. L'andarsene di Gesù ci prepara questo luogo : ci mostra dov'è e ce lo dona.
    La Sua Croce è infatti il compimento dell'amore , la venuta della Gloria : mette in comunicazione cielo e terra e ci introduce come figli nella casa del Padre.
    La Sua venuta tra noi è ormai quella dell'amore.
    Il fine del Suo andarsene da noi è che anche noi siamo dove Lui è.
    Lui è nel Padre come il Padre è in Lui : l'amore corrisposto fa essere uno nell'altro, ognuno dimora dell'altro.
    Prima che Gesù se ne vada e ci doni il Suo amore, noi non possiamo essere dove è Lui.
    La via del ritorno al Padre , dal quale eravamo fuggiti, è l'amore compiuto.
    Per essere “dove” Lui è bisogna seguire il comando di amare “come” Lui ci ha amati (13,34).
    Questa e nessun altra è la via.
    L'andarsene di Gesù non è la fine, ma il compimento del dono di sé. Tommaso faticherà a credere che Gesù è risorto, proprio perchè ignora che l'amore è la via alla vita. Ma per conoscere questo dovrà prima mettere il dito nel luogo dei chiodi e la mano nel fianco aperto. Solo allora vedrà il mistero nascosto e potrà dire .”il mio Signore e il mio Dio!”
    “IO-Sono la via, la verità e la vita”
    “IO-Sono” così caro a Giovanni , è qui specificato da tre sostantivi.
    Gesù, in quanto Figlio amato che ama il Padre e i fratelli, è la “Via” della salvezza , perchè ci rivela la “Verità” di Dio e dell'uomo; ed è la “Vita” perchè ci dona l'amore, vita di Dio stesso.
    Egli, infatti, vita di tutto ciò che esiste, possiede e comunica la vita come il Padre.
    .“Nessuno viene al Padre” Ci si attenderebbe .”nessuno va al Padre” Gesù dice “viene” perché Lui è nel Padre e il Padre è in Lui.
    Gesù è la via per conoscere la verità : la sua croce è l'unica “notizia di Dio” di quel Dio che è tutto e solo amore.
    Gesù è la via per vedere il volto del Padre .Infatti è venuta l'ora in cui Egli rivela l'amore perfetto:(13,1) .
    Filippo, chiamato direttamente da Gesù a seguirlo (1,43-6) e da Lui interpellato sul pane (6,5), è colui che ha accolto ed espresso il desiderio dei greci che vogliono vedere il Signore (12,21).
    Ora chiede arditamente di vedere il Padre.
    Il suo desiderio corrisponde a quello di Mosè : “Mostrami la tua Gloria!” (Es 33,18).
    E' l'anelito profondo di ogni uomo :” Di Te ha detto il mio cuore “Cercate il Suo Volto” .Il tuo Volto, Signore, io cerco!” (Sl 27,8).

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  4. -->Il Suo Volto è la nostra realtà, perchè di Lui siamo immagine e somiglianza : vedere Lui è diventare se stessi.Da qui scaturisce il desiderio naturale di vedere Dio.
    Esso è quell'apertura all'infinito che fa sì che l'uomo vada oltre se stesso : è un animale desiderante “troppo grande per bastare a se stesso”B. Pascal
    Ogni uomo desidera conoscere il Padre.
    In Lui ritrova quell'alterità di amore che lo fa essere quello che è.
    Quanto finora il Vangelo ha raccontato di Gesù ci ha mostrato il Volto, Suo e del Padre. Per questo “Chi vede me, vede chi mi inviò” (12,45).
    Conoscere e vedere il Padre equivale a credere che Gesù è nel Padre
    e il Padre è in Lui.
    Si parla di immanenza reciproca tra Padre e Figlio. Infatti l'amato dimora in chi lo ama .
    Il loro amore reciproco li fa uno dimora dell'altro. Ogni parola del Figlio è dal Padre : Lui stesso è la Parola che il Padre ci rivolge per entrare in comunione con noi e donarci se stesso.
    La sua Parola dà ciò che dice perchè è ciò che dice.
    Opera propria del Padre è amare e dare vita. Ogni azione del Figlio è la stessa del Padre : comunica a noi il loro amore reciproco , vita di ambedue.
    Gesù ci dice di credere non solo “in” Lui, ma anche “a” Lui , mentre dice queste Parole ,
    nelle quali rivela che Lui è nel Padre e il Padre è in Lui.
    Se aderiamo a Lui, anche noi siamo nel Padre e il Padre in noi : Dio è il luogo dove siamo di casa,
    figli nel Figlio.
    Solo l'amore è credibile , degno di fiducia, perchè visibile nei fatti.
    Gesù ci chiede di fidarci di Lui mentre sta compiendo e spiegando la cosa che più ci turba : il Suo andarsene.La prova che le sue parole sono vere, saranno le opere che noi compiremo quando Lui sarà tornato presso il Padre.
    Certamente non faremo opere più grandi di Lui che sfamò le folle e fece uscire dal sepolcro un morto. Però, come il significato è più grande del segno , così amare come Lui ci ha amati è più grande che nutrire vivi o risuscitare morti : è passare da una vita per la morte alla vita stessa di Dio. Nulla di ciò che si fa è veramente grande .
    Solo l'amore è più grande di tutto, perchè senza di esso tutto è nulla. Queste opere più grandi sono “il molto frutto” che i tralci porteranno restando uniti alla vite.
     Credere in concreto è chiedere. La fede ha il respiro della preghiera.
    La fiducia di un cuore filiale, che chiede secondo i desideri del Padre, ottiene veramente tutto.
    Ottiene addirittura lo Spirito Santo , il dono della vita di Dio (Lc 11,13) visibile dal suo frutto d'amore, gioia, pace.
    L'opera del Figlio è glorificare il Padre, comunicando il Suo amore ai fratelli.
    Gesù, ribadendo quanto detto prima, garantisce che continua ad agire in nostro favore.
    Lui se ne va, ma ci dà la possibilità di chiedere e ottenere per il futuro che Lui faccia attraverso di noi ciò che ha fatto quand'era tra noi : ci amerà sempre, perché anche noi possiamo amarci.

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