S. FAUSTI - “O tu di poca fede, perché dubitasti?” Chiede Gesù a Pietro, chiamato da Lui a camminare sulle acque, come Lui e con Lui. Questo racconto mostra il cammino dal turbamento al coraggio della fede, provata comunque dal dubbio e dalla caduta, che nell'esperienza di salvezza giunge alla sua pienezza. Il dubbio, a metà strada tra incredulità e fede, è il passaggio necessario per tutti. Per una fede consapevole e adulta bisogna che il non credente dubiti del suo non credere e che il credente dubiti del suo credere. Un cieco dogmatismo preclude l'accesso alla verità. Comunque, quando va a fondo, chiunque si apre all'invocazione della salvezza , al di là di quello che crede o non crede. Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa . Quando volgiamo gli occhi al Signore e alla Sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare , quando guardiamo le nostre difficoltà, ci impauriamo ed affondiamo. Dopo il dono del pane, Gesù sale, da solo, sul monte a pregare. I discepoli scendono, da soli, sul mare a remare. Dopo la notte del pane viene un nuovo giorno - quello dei discepoli da soli sulla barca – in cui Gesù è presente in altro modo, con la Sua Parola che ordina di fare il Suo stesso cammino, affrontando la stessa notte che Lui ha vinto. Noi ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sull'abisso agitato che vuole inghiottirci, faticando inutilmente per raggiungere l'altra riva. E' la condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare il Suo stesso cammino dopo la Sua Ascensione sul monte. Avvolti dal buio, sospesi tra cielo e abisso, i discepoli sono lontani dal punto di partenza e da quello di arrivo. La situazione è angosciante. Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossibile di ogni uomo, superamento della realtà che ben conosce, fatta di notte, solitudine, lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento. Camminare sul mare è il tema del brano. E' quanto il discepolo è chiamato a fare , sulla Parola del Suo Signore. Chi è giocato dalla paura scambia le proprie fantasie per realtà e la realtà per fantasia . I discepoli pensano che il Vivente in mezzo a loro sia un fantasma, un morto. E' il rimprovero di Paolo a quelli di Corinto, quando dice che la loro Eucaristia non è un mangiare la Cena del Signore, ma un mangiare la propria condanna , perché fanno il contrario di ciò che celebrano. (1Cor 11,17-34). La paura è pochezza di fede. La fede invece è il coraggio di credere e osare l'impossibile , impossibile all'uomo, ma non a Dio. Colui che cammina sulle acque non è un fantasma ma “Io-Sono” ,Gesù in persona. “Io-Sono” richiama la rivelazione del Dio dell' Esodo. La salvezza attraverso l'acqua non è un'illusione . È la paura che fa loro ritenere illusione la realtà di Dio. “Vieni!” E' la vocazione definitiva . Sulla Sua parola, siamo chiamati da Lui a camminare come Lui e con Lui sull'abisso. In obbedienza a Lui, Pietro riesce a fare come Lui ha fatto. Lo spirito contrario spaventa Pietro. Se guarda Gesù cammina, se guarda le sue paure, sprofonda. Il “braccio teso” indica l'intervento di Dio, che afferra e salva dalle grandi acque chi Lo invoca. La fede c'è , ma è poca, insufficiente davanti a prove dure come questa. Rimane però sempre nel cuore il grido : “Signore, salvami!” E' la radice inalienabile della fede. L'esperienza di salvezza che ne consegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore. Il cammino di affidamento e di riconoscimento dura tutta la vita. La salvezza porta all'adorazione, al bacio del Signore, fine del Vangelo.
S. FAUSTI - “O tu di poca fede, perché dubitasti?” Chiede Gesù a Pietro, chiamato da Lui a camminare sulle acque, come Lui e con Lui.
RispondiEliminaQuesto racconto mostra il cammino dal turbamento al coraggio della fede, provata comunque dal dubbio e dalla caduta, che nell'esperienza di salvezza giunge alla sua pienezza.
Il dubbio, a metà strada tra incredulità e fede, è il passaggio necessario per tutti.
Per una fede consapevole e adulta bisogna che il non credente dubiti del suo non credere e che il credente dubiti del suo credere. Un cieco dogmatismo preclude l'accesso alla verità.
Comunque, quando va a fondo, chiunque si apre all'invocazione della salvezza , al di là di quello che crede o non crede.
Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa . Quando volgiamo gli occhi al Signore e alla Sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare , quando guardiamo le nostre difficoltà, ci impauriamo ed affondiamo.
Dopo il dono del pane, Gesù sale, da solo, sul monte a pregare.
I discepoli scendono, da soli, sul mare a remare.
Dopo la notte del pane viene un nuovo giorno - quello dei discepoli da soli sulla barca – in cui Gesù è presente in altro modo, con la Sua Parola che
ordina di fare il Suo stesso cammino, affrontando la stessa notte che Lui ha vinto.
Noi ci troviamo nella notte, col vento contrario, sospesi sull'abisso agitato che vuole inghiottirci, faticando inutilmente per raggiungere l'altra riva.
E' la condizione della Chiesa, chiamata ad affrontare il Suo stesso cammino dopo la Sua Ascensione sul monte.
Avvolti dal buio, sospesi tra cielo e abisso, i discepoli sono lontani dal punto di partenza e da quello di arrivo. La situazione è angosciante.
Non essere inghiottiti dall'abisso è il sogno impossibile di ogni uomo, superamento della realtà che ben conosce, fatta di notte, solitudine, lontananza, fatica, tormento, angoscia, terrore e sprofondamento.
Camminare sul mare è il tema del brano. E' quanto il discepolo è chiamato a fare , sulla Parola del Suo Signore.
Chi è giocato dalla paura scambia le proprie fantasie per realtà e la realtà per fantasia . I discepoli pensano che il Vivente in mezzo a loro sia un fantasma, un morto. E' il rimprovero di Paolo a quelli di Corinto, quando dice che la loro Eucaristia non è un mangiare la Cena del Signore, ma un mangiare la propria condanna , perché fanno il contrario di ciò che celebrano. (1Cor 11,17-34).
La paura è pochezza di fede.
La fede invece è il coraggio di credere e osare l'impossibile , impossibile all'uomo, ma non a Dio.
Colui che cammina sulle acque non è un fantasma ma “Io-Sono” ,Gesù in persona.
“Io-Sono” richiama la rivelazione del Dio dell' Esodo. La salvezza attraverso l'acqua non è un'illusione . È la paura che fa loro ritenere illusione la realtà di Dio.
“Vieni!” E' la vocazione definitiva . Sulla Sua parola, siamo chiamati da Lui a camminare come Lui e con Lui sull'abisso. In obbedienza a Lui, Pietro riesce a fare come Lui ha fatto.
Lo spirito contrario spaventa Pietro. Se guarda Gesù cammina, se guarda le sue paure, sprofonda.
Il “braccio teso” indica l'intervento di Dio, che afferra e salva dalle grandi acque chi Lo invoca.
La fede c'è , ma è poca, insufficiente davanti a prove dure come questa.
Rimane però sempre nel cuore il grido : “Signore, salvami!”
E' la radice inalienabile della fede.
L'esperienza di salvezza che ne consegue porta alla pace e al riconoscimento del Signore.
Il cammino di affidamento e di riconoscimento dura tutta la vita.
La salvezza porta all'adorazione, al bacio del Signore, fine del Vangelo.