IL CANTO DELLO SPIRITO S. Basilio dice che lo Spirito Santo” fu sempre presente nella vita del Signore,divenendone l'unzione e il compagno inseparabile” così che “tutta l'attività di Cristo si svolse nello Spirito”. Avere l'unzione significa, dunque , avere lo Spirito Santo come “ compagno inseparabile” nella vita, fare tutto “ nello Spirito” alla sua presenza, con la sua guida. Essa comporta una certa passività, un essere agiti, mossi, o, come dice Paolo , un “lasciarsi guidare dallo Spirito”. ...Tutto questo si traduce, all'esterno, ora in soavità, calma, pace, dolcezza, devozione, commozione, ora in autorità, forza, potere, autorevolezza, a seconda delle circostanze , del carattere di ognuno e anche dell'ufficio che si ricopre. L'esempio vivente è Gesù che, mosso dallo Spirito, si manifesta come dolce e umile di cuore, ma anche , all'occorrenza, pieno di soprannaturale autorità. E' una condizione caratterizzata da una certa luminosità interiore che dà facilità e padronanza nel fare le cose. Un po' come è la forma per l'atleta e l'ispirazione per un poeta : uno stato in cui si riesce a dare il meglio di sé. Ma se l'unzione è data dalla presenza dello Spirito ed è dono suo, che possiamo fare noi per averla? Dobbiamo anzitutto partire da una certezza . “ Noi abbiamo ricevuto l'unzione dal Santo” ci assicura Giovanni. Cioè grazie al BATTESIMO e alla CRESIMA noi possediamo già l'unzione.anzi....essa ha impresso nella nostra anima un carattere indelebile, come un marchio o un sigillo. Qaueta unzione però può rimanere inerte, inattiva, se noi non la “liberiamo” come un unguento profumato che non sprigiona alcun profumo finchè resta racchiuso nel vaso. Bisogna rompere il vaso di alabastro ! Il vasetto di alabastro rotto dalla donna , grazie al quale “ tutta la casa si riempì di profumo “ ( Gv 12, 3) era simbolo dell'umanità di Cristo, il vero vaso di alabastro, per la sua purezza, che dovette essere infranto nella sua passione , perchè la fragranza dello Spirito Santo che racchiudeva potesse effondersi e riempire di profumo tutta la Chiesa e tutto il mondo. R. Cantalamessa
GESU' DI NAZARET -BENEDETTO XVI Dedichiamoci ora alle parole di rivelazione di Gesù in occasione della festa delle Capanne che Giovanni ci riferisce in 7,37ss.” Nell'ultimo giorno , il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce .” Chi ha sete venga a me e beva, che crede in me. Come dice la Scrittura , fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno...”. Sullo sfondo c'è il rito della festa, che consisteva nell'attingere acqua alla sorgente di Siloe per portare nei sette giorni delle celebrazioni un'offerta d'acqua al tempio. Nel settimo giorno, i sacerdoti giravano sette volte intorno all'altare con il secchio d'oro, prima di versare l'acqua. Questi riti dell'acqua indicano, da una parte, l'origine della festa nel contesto delle religioni naturali . La festa era dapprima una preghiera di impetrazione della pioggia, di cui una terra minacciata dalla siccità aveva estremo bisogno. Ma poi il rito era diventato un ricordo storico- salvifico dell'acqua che Dio aveva fatto sgorgare per gli Ebrei dalla roccia durante le peregrinazioni nel deserto , nonostante tutti i loro dubbi e i loro timori. (Nm20,1-13). Infine il dono dell'acqua sgorgata dalla roccia si era trasformato sempre di più in un argomento di speranza messianica : durante la peregrinazione nel deserto, Mosè aveva donato a Israele pane dal cielo e acqua dalla roccia. Di conseguenza, ci si attendeva questi due doni essenziali per la vita anche dal nuovo Mosè, dal Messia. Troviamo un'eco di questa spiegazione dell'offerta dell'acqua nella prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi : “ Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale : bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava , e quella roccia era il Cristo”. ( 10,3). Con la parola che pronuncia quasi inserendola nel rito dell'acqua , Gesù risponde a questa speranza : Egli è il nuovo Mosè. E' Lui stesso la roccia che dona la vita. Come , nel discorso del pane, si rivela qual vero pane che viene dal cielo, così Egli si presenta qui …..come l'acqua viva, a cui tende la sete più profonda dell'uomo, la sete di vita, di “ vita...in abbondanza”. ( Gv 10, 10), di una vita non più condizionata dal bisogno che deve essere di continuo placato, ma di una vita che, dall'interno, zampilla da se stessa. Gesù risponde anche alla domanda : come si beve quest'acqua della vita? Come si arriva alla sorgente e come vi si attinge l'acqua? “ Chi crede in me...” La FEDE in GESU' è il modo in cui si beve l'acqua viva, si beve la vita che non è più minacciata dalla morte.
IL CANTO DELLO SPIRITO
RispondiEliminaS. Basilio dice che lo Spirito Santo” fu sempre presente nella vita del Signore,divenendone l'unzione e il compagno inseparabile” così che “tutta l'attività di Cristo si svolse nello Spirito”.
Avere l'unzione significa, dunque , avere lo Spirito Santo come “ compagno inseparabile” nella vita, fare tutto “ nello Spirito” alla sua presenza, con la sua guida. Essa comporta una certa passività, un essere agiti, mossi, o, come dice Paolo , un “lasciarsi guidare dallo Spirito”.
...Tutto questo si traduce, all'esterno, ora in soavità, calma, pace, dolcezza, devozione, commozione, ora in autorità, forza, potere, autorevolezza, a seconda delle circostanze , del carattere di ognuno e anche dell'ufficio che si ricopre.
L'esempio vivente è Gesù che, mosso dallo Spirito, si manifesta come dolce e umile di cuore, ma anche , all'occorrenza, pieno di soprannaturale autorità.
E' una condizione caratterizzata da una certa luminosità interiore che dà facilità e padronanza nel fare le cose. Un po' come è la forma per l'atleta e l'ispirazione per un poeta : uno stato in cui si riesce a dare il meglio di sé.
Ma se l'unzione è data dalla presenza dello Spirito ed è dono suo, che possiamo fare noi per averla?
Dobbiamo anzitutto partire da una certezza . “ Noi abbiamo ricevuto l'unzione dal Santo” ci assicura Giovanni. Cioè grazie al BATTESIMO e alla CRESIMA noi possediamo già l'unzione.anzi....essa ha impresso nella nostra anima un carattere indelebile, come un marchio o un sigillo. Qaueta unzione però può rimanere inerte, inattiva, se noi non la “liberiamo” come un unguento profumato che non sprigiona alcun profumo finchè resta racchiuso nel vaso. Bisogna rompere il vaso di alabastro ! Il vasetto di alabastro rotto dalla donna , grazie al quale “ tutta la casa si riempì di profumo “ ( Gv 12, 3) era simbolo dell'umanità di Cristo, il vero vaso di alabastro, per la sua purezza, che dovette essere infranto nella sua passione , perchè la fragranza dello Spirito Santo che racchiudeva potesse effondersi e riempire di profumo tutta la Chiesa e tutto il mondo.
R. Cantalamessa
GESU' DI NAZARET -BENEDETTO XVI
RispondiEliminaDedichiamoci ora alle parole di rivelazione di Gesù in occasione della festa delle Capanne che Giovanni ci riferisce in 7,37ss.” Nell'ultimo giorno , il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce .” Chi ha sete venga a me e beva, che crede in me. Come dice la Scrittura , fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno...”.
Sullo sfondo c'è il rito della festa, che consisteva nell'attingere acqua alla sorgente di Siloe per portare nei sette giorni delle celebrazioni un'offerta d'acqua al tempio. Nel settimo giorno, i sacerdoti giravano sette volte intorno all'altare con il secchio d'oro, prima di versare l'acqua. Questi riti dell'acqua indicano, da una parte, l'origine della festa nel contesto delle religioni naturali . La festa era dapprima una preghiera di impetrazione della pioggia, di cui una terra minacciata dalla siccità aveva estremo bisogno. Ma poi il rito era diventato un ricordo storico- salvifico dell'acqua che Dio aveva fatto sgorgare per gli Ebrei dalla roccia durante le peregrinazioni nel deserto , nonostante tutti i loro dubbi e i loro timori. (Nm20,1-13).
Infine il dono dell'acqua sgorgata dalla roccia si era trasformato sempre di più in un argomento di speranza messianica : durante la peregrinazione nel deserto, Mosè aveva donato a Israele pane dal cielo e acqua dalla roccia. Di conseguenza, ci si attendeva questi due doni essenziali per la vita anche dal nuovo Mosè, dal Messia. Troviamo un'eco di questa spiegazione dell'offerta dell'acqua nella prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi : “ Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale : bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava , e quella roccia era il Cristo”. ( 10,3).
Con la parola che pronuncia quasi inserendola nel rito dell'acqua , Gesù risponde a questa speranza : Egli è il nuovo Mosè. E' Lui stesso la roccia che dona la vita. Come , nel discorso del pane, si rivela qual vero pane che viene dal cielo, così Egli si presenta qui …..come l'acqua viva, a cui tende la sete più profonda dell'uomo, la sete di vita, di “ vita...in abbondanza”. ( Gv 10, 10), di una vita non più condizionata dal bisogno che deve essere di continuo placato, ma di una vita che, dall'interno, zampilla da se stessa. Gesù risponde anche alla domanda : come si beve quest'acqua della vita? Come si arriva alla sorgente e come vi si attinge l'acqua?
“ Chi crede in me...”
La FEDE in GESU' è il modo in cui si beve l'acqua viva, si beve la vita che non è più minacciata dalla morte.