venerdì 28 novembre 2025

A - 1 DOMENICA DI AVVENTO


 

6 commenti:

  1. Antifona
    A te, Signore, innalzo l’anima mia,
    mio Dio, in te confido: che io non resti deluso!
    Non trionfino su di me i miei nemici!
    Chiunque in te spera non resti deluso. (Sal 24,1-3)


    Colletta
    O Dio, nostro Padre,
    suscita in noi la volontà
    di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene,
    perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
    a possedere il regno dei cieli.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    / O Dio, che per radunare tutti i popoli nel tuo regno
    hai mandato il tuo Figlio nella nostra carne,
    donaci uno spirito vigilante,
    perché, camminando sulle tue vie di pace,
    possiamo andare incontro al Signore
    quando verrà nella gloria.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    Prima Lettura
    Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 2,1-5

    Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette
    in visione su Giuda e su Gerusalemme.
    Alla fine dei giorni,
    il monte del tempio del Signore
    sarà saldo sulla cima dei monti
    e s’innalzerà sopra i colli,
    e ad esso affluiranno tutte le genti.
    Verranno molti popoli e diranno:
    «Venite, saliamo sul monte del Signore,
    al tempio del Dio di Giacobbe,
    perché ci insegni le sue vie
    e possiamo camminare per i suoi sentieri».
    Poiché da Sion uscirà la legge
    e da Gerusalemme la parola del Signore.
    Egli sarà giudice fra le genti
    e arbitro fra molti popoli.
    Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
    delle loro lance faranno falci;
    una nazione non alzerà più la spada
    contro un’altra nazione,
    non impareranno più l’arte della guerra.
    Casa di Giacobbe, venite,
    camminiamo nella luce del Signore.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 121 (122)

    R. Andiamo con gioia incontro al Signore.

    Quale gioia, quando mi dissero:
    «Andremo alla casa del Signore!».
    Già sono fermi i nostri piedi
    alle tue porte, Gerusalemme! R.

    È là che salgono le tribù,
    le tribù del Signore,
    secondo la legge d’Israele,
    per lodare il nome del Signore.
    Là sono posti i troni del giudizio,
    i troni della casa di Davide. R.

    Chiedete pace per Gerusalemme:
    vivano sicuri quelli che ti amano;
    sia pace nelle tue mura,
    sicurezza nei tuoi palazzi. R.

    Per i miei fratelli e i miei amici
    io dirò: «Su di te sia pace!».
    Per la casa del Signore nostro Dio,
    chiederò per te il bene. R.

    Seconda Lettura
    La nostra salvezza è più vicina.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
    Rm 13,11-14a

    Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento:
    è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso
    la nostra salvezza è più vicina di quando
    diventammo credenti.
    La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo
    via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
    Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno:
    non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità,
    non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

    Parola di Dio.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Mostraci, Signore, la tua misericordia
    e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)

    Alleluia.

    Vangelo
    Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 24,37-44

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

    Parola del Signore.

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    1. Le Parole dei Papi
      Oggi inizia l’Avvento, il tempo liturgico che ci prepara al Natale, invitandoci ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In Avvento non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo – quando alla fine dei tempi tornerà –, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. Ricordiamo il Natale, aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo, e anche il nostro incontro personale: il giorno nel quale il Signore chiamerà. In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo. (…) Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. (Papa Francesco - Angelus, 2 dicembre 2018)

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    2. PAPA FRANCESCO 3 DICEMBRE 2023
      Oggi, prima domenica di Avvento, nel breve Vangelo che la liturgia ci propone (cfr Mc 13,33-37), Gesù ci rivolge per ben tre volte un’esortazione semplice e diretta: «Vegliate» (vv. 33.35.37).

      Il tema è dunque la vigilanza. Come dobbiamo intenderla? A volte si pensa a questa virtù come a un atteggiamento motivato dalla paura di un castigo imminente, come se un meteorite stesse per precipitare dal cielo e minacciasse, se non ci scansiamo in tempo, di travolgerci. Ma non è certo questo il senso della vigilanza cristiana!

      Gesù lo illustra con una parabola, parlando di un padrone che tornerà e dei suoi servi che lo attendono (cfr v. 34). Il servo nella Bibbia è la “persona di fiducia” del padrone, con il quale c’è spesso un rapporto di collaborazione e di affetto. Pensiamo, ad esempio, che servo di Dio è definito Mosè (cfr Nm 12,7) e che anche Maria dice di sé stessa: «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38). Allora la vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte.

      È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù: nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno, mentre Egli ci viene incontro nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei fratelli e nelle sorelle, specialmente nei più bisognosi.

      Allora, in modo speciale in queste settimane, prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare, infatti, significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che, per così dire, lo fanno stare a suo agio. In proposito, si narra che San Martino di Tours, uomo di preghiera, dopo aver dato metà del suo mantello a un povero, abbia sognato Gesù rivestito proprio di quella parte di mantello che aveva donato. Ecco un bel programma per l’Avvento: incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto.

      Carissimi, ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore. Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi. Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo.

      La Vergine Maria, donna dell’attesa, ci aiuti a ricevere il suo Figlio che viene.

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  2. BENEDETTO XVI ANGELUS , 2 dicembre 2007

    Cari fratelli e sorelle!
    Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico: il Popolo di Dio si rimette in cammino, per vivere il mistero di Cristo nella storia. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13,8); la storia invece muta e chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall’interno e l’unica vera novità è Cristo: è Lui il pieno suo compimento, il futuro luminoso dell’uomo e del mondo. Risorto dai morti, Gesù è il Signore a cui Dio sottometterà tutti i nemici, compresa la stessa morte (cfr 1 Cor 15,25-28). L’Avvento è pertanto il tempo propizio per risvegliare nei nostri cuori l’attesa di Colui "che è, che era e che viene" (Ap 1,8). Il Figlio di Dio è già venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene in ogni momento nell’anima e nella comunità disposti a riceverlo, verrà di nuovo alla fine dei tempi, per "giudicare i vivi e i morti". Il credente è perciò sempre vigilante, animato dall’intima speranza di incontrare il Signore, come dice il Salmo: "Io spero nel Signore, / l’anima spera nella sua parola. / L’anima mia attende il Signore / più che le sentinelle l’aurora" (Sal 129,5-6).

    Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà la mia seconda Enciclica, che ho voluto dedicare proprio al tema della speranza cristiana. Si intitola Spe salvi, perché si apre con l’espressione di san Paolo: "Spe salvi facti sumus - Nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola "speranza" è strettamente connessa con la parola "fede". E’ un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così "affidabile" da farci dire che in essa noi abbiamo la "salvezza"? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine.

    Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio – del vero Dio! – altrimenti restano privi di speranza. La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo! Con Maria, sua Madre, la Chiesa va incontro allo Sposo: lo fa con le opere della carità, perché la speranza, come la fede, si dimostra nell’amore.

    Buon Avvento a tutti!

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  3. ANGELUS - I Domenica di AVVENTO S. GIOV. PAOLO II
    Con l'odierna prima domenica di AVVENTO, inizia un nuovo anno liturgico. La CHIESA riprende il suo CAMMINO e ci invita a riflettere più intensamente sul mistero di Cristo, mistero sempre nuovo che il tempo non può esaurire. Cristo è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. Grazie a Lui, la STORIA DELL’UMANITA’ procede come un PELLEGRINAGGIO verso il compimento del Regno, che Egli stesso ha inaugurato con la sua incarnazione e la sua vittoria sul peccato e sulla morte.
    Per questo, AVVENTO è sinonimo di SPERANZA: non ATTESA vana di un dio senza volto, ma fiducia concreta e certa nel ritorno di Colui che ci ha già visitati, dello "Sposo" che nel suo sangue ha sigillato con l'umanità un patto di eterna alleanza. E' una SPERANZA che stimola alla vigilanza, virtù caratteristica di questo singolare tempo liturgico. Vigilanza nella preghiera, animata da amorosa ATTESA; vigilanza nel dinamismo della CARITÀ concreta, consapevole che il Regno di Dio si avvicina là dove gli uomini imparano a vivere da fratelli.
    Con questi sentimenti, la comunità cristiana entra nell'AVVENTO, mantenendo vigile lo spirito, per meglio recepire il messaggio della Parola di Dio. Risuona quest'oggi nella liturgia il celebre e stupendo oracolo del profeta Isaia, pronunciato in un momento di crisi della STORIA d'Israele.
    "Alla fine dei giorni - dice il Signore -, il monte del TEMPIO del Signore / sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; / ad esso affluiranno tutte le genti... / Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; / un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, / non si eserciteranno più nell'arte della GUERRA" (Is 2,1-5). Queste parole contengono una promessa di PACE più che mai attuale per l’umanità…

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  4. FAUSTI - "Allora rimani sveglio", dice Gesù ai discepoli che gli chiedono "quando" sarà la fine del mondo, e "i segni" che prevedono il giudizio di Dio.
    Possiamo dire che il "quando" è sempre la "semplice usanza quotidiana"; in esso opera il giudizio di Dio.
    Il cristianesimo non è un anestetico che ci fa dimenticare il male presente nell'illusione di un bene futuro. È invece un'illuminazione, che ci mostra la realtà e ci fa assumere a noi con intelligenza e responsabilità, in previsione di un obiettivo positivo.
    Consapevoli del tempo presente, ci svegliamo e viviamo come figli della luce.
    Colui che ha discernimento, nei travagli appena descritti,
    vede Colui che sta arrivando...
    In "questa generazione" come in ogni altra, si compie il mistero della sua croce e della sua gloria.
    La sua Parola si avvera con certezza, ma non dice il giorno e l'ora, perché ogni giorno e ogni ora viene, per chi ha gli occhi aperti.
    Bisogna essere vigili, perché la sua venuta (come giudizio di salvezza) avviene sempre nel momento presente: nello stesso tempo e facendo le stesse cose, possono, come Noè, costruire l'arca che salva o essere travolti dal diluvio che inghiotte.
    La salvezza o dannazione dipende da "come" vivono quotidianamente queste cose.
    L'illuminato vive tutto come figlio e come fratello nel ringraziamento: "Sia che mangiate o bevete, o qualsiasi altra cosa facciate, fate tutto per la gloria di Dio", dice Paolo (1 Cor 10,31).
    Il cieco vede invece queste cose non come un dono di Dio, ma come un oggetto da possedere.
    Alla fine c'è sempre il diluvio (7,24-27). Noi siamo mortali.
    Ciò che è costruito sulla Parola di Dio sopporta come l'arca, ciò che è costruito sulla nostra follia crolla, coperto da acque.
    Il discernimento e la vigilanza hanno bisogno di noi per vedere Emmanuele, che è sempre con noi.
    Colui che Lo attende e Lo riconosce, nei fatti e non solo a parole, Lo incontra come lo Sposo che viene.
    Altrimenti sarebbe come il ladro che irrompe in casa.
    Il discernimento e la vigilanza, a loro volta, diventano ogni giorno un'attività quotidiana fedele alla sua Parola, da cui dipende il futuro eterno.
    Gesù, invece di predire il futuro, ci rimanda indietro
    per leggere il presente alla luce della Sua storia.
    Con Lui il tempo è compiuto (Mc 1,15) e ci viene offerta la possibilità di viverlo pienamente.
    Infatti, il giudizio futuro giudizio di Dio su di me non è altro che il mio giudizio presente su di Lui: Lo faccio qui ed ora nel riconoscerlo o meno nel fratello.
    La Chiesa è "illuminata" non è come quelle della notte, ma rimane sempre vigile e sobria.
    Nel nostro lavoro quotidiano decidiamo la salvezza o la perdizione, stare con Lui o lontano da Lui, ricevere benedizione o maledizione.
    La vita o la morte dipende da se fare o meno la "Parola" che il Signore dona, Egli , ci sta guardando.
    Alla fine si raccoglie ciò che si è seminato prima.
    “Vegliate" è la conclusione a cui conduce tutto il discorso fatto finora, sviluppato in seguito sul "come" guardare. Chi si considera "padrone" e crede di possedere se stesso, la sua vita, il suo lavoro, i suoi beni, vive nell'inganno di un sogno che svanisce all'alba.
    Pronto è colui che non si conosce "padrone" ma "servo fedele e saggio" che sa e fa ciò che il Signore gli ha detto.

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