giovedì 12 ottobre 2023

A - 28 DOMENICA T.ORD.


 

4 commenti:

  1. Antifona
    Se consideri le colpe, o Signore,
    Signore, chi ti può resistere?
    Con te è il perdono, Dio d’Israele. (Sal 129,3-4)

    O Padre,
    che inviti tutti gli uomini alle nozze del tuo Figlio,
    rivestici dell’abito nuziale
    e donaci di accogliere sempre le sorprese del tuo amore.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    Prima Lettura
    Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 25,6-10a

    Preparerà il Signore degli eserciti
    per tutti i popoli, su questo monte,
    un banchetto di grasse vivande,
    un banchetto di vini eccellenti,
    di cibi succulenti, di vini raffinati.
    Egli strapperà su questo monte
    il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
    e la coltre distesa su tutte le nazioni.
    Eliminerà la morte per sempre.
    Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
    l'ignominia del suo popolo
    farà scomparire da tutta la terra,
    poiché il Signore ha parlato.
    E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
    in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
    Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
    rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
    poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Sal 22 (23)
    R. Abiterò per sempre nella casa del Signore.
    Il Signore è il mio pastore:
    non manco di nulla.
    Su pascoli erbosi mi fa riposare,
    ad acque tranquille mi conduce.
    Rinfranca l'anima mia. R.

    Mi guida per il giusto cammino
    a motivo del suo nome.
    Anche se vado per una valle oscura,
    non temo alcun male, perché tu sei con me.
    Il tuo bastone e il tuo vincastro
    mi danno sicurezza. R.

    Davanti a me tu prepari una mensa
    sotto gli occhi dei miei nemici.
    Ungi di olio il mio capo;
    il mio calice trabocca. R.

    Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
    tutti i giorni della mia vita,
    abiterò ancora nella casa del Signore
    per lunghi giorni. R.

    Seconda Lettura
    Tutto posso in colui che mi dà forza.
    Dalla lettera di S. Paolo Apostolo ai Filippési
    Fil 4,12-14.19-20
    Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
    Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo
    la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
    Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

    Parola di Dio.

    Alleluia, alleluia.
    Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
    illumini gli occhi del nostro cuore
    per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. ( Ef 1,17-18)
    Alleluia.
    Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 22,1-14

    In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
    «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
    Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
    Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
    Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
    Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

    Parola del Signore.

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  2. PAPA FRANCESCO

    ANGELUS 11 ottobre 2020
    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Con il racconto della parabola del banchetto nuziale, dell’odierna pagina evangelica (cfr Mt 22,1-14), Gesù delinea il progetto che Dio ha pensato per l’umanità. Il re che «fece una festa di nozze per suo figlio» (v. 2), è immagine del Padre che ha predisposto per tutta la famiglia umana una meravigliosa festa di amore e di comunione intorno al suo Figlio unigenito. Per ben due volte il re manda i suoi servi a chiamare gli invitati ma questi rifiutano, non vogliono andare alla festa perché hanno altro a cui pensare: campi e gli affari. Tante volte anche noi anteponiamo i nostri interessi e le cose materiali al Signore che ci chiama – e ci chiama a una festa. Ma il re della parabola non vuole che la sala resti vuota, perché desidera donare i tesori del suo regno. Allora dice ai servi: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli» (v. 9). Così si comporta Dio: quando è rifiutato, invece di arrendersi, rilancia e invita a chiamare tutti quelli che si trovano ai crocicchi delle strade, senza escludere nessuno. Nessuno è escluso dalla casa di Dio.

    Il termine originale che utilizza l’evangelista Matteo fa riferimento ai limiti delle strade, ossia quei punti in cui le strade di città terminano e iniziano i sentieri che conducono alla zona di campagna, fuori dall’abitato, dove la vita è precaria. È a questa umanità dei crocicchi che il re della parabola invia i suoi servi, nella certezza di trovare gente disposta a sedersi a mensa. Così la sala del banchetto si riempie di “esclusi”, quelli che sono “fuori”, di coloro che non erano mai sembrati degni di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale. Anzi: il padrone, il re, dice ai messaggeri: “Chiamate tutti, buoni e cattivi. Tutti!”. Dio chiama pure i cattivi. “No, io sono cattivo, ne ho fatte tante …”. Ti chiama: “Vieni, vieni, vieni!”. E Gesù andava a pranzo con i pubblicani, che erano i peccatori pubblici, erano i cattivi. Dio non ha paura della nostra anima ferita da tante cattiverie, perché ci ama, ci invita. E la Chiesa è chiamata a raggiungere i crocicchi odierni, cioè le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità, quei luoghi ai margini, quelle situazioni in cui si trovano accampati e vivono brandelli di umanità senza speranza. Si tratta di non adagiarsi sui comodi e abituali modi di evangelizzazione e di testimonianza della carità, ma di aprire le porte del nostro cuore e delle nostre comunità a tutti, perché il Vangelo non è riservato a pochi eletti. Anche quanti stanno ai margini, perfino coloro che sono respinti e disprezzati dalla società, sono considerati da Dio degni del suo amore. Per tutti Egli apparecchia il suo banchetto: giusti e peccatori, buoni e cattivi, intelligenti e incolti. Ieri sera, sono riuscito a fare una telefonata a un anziano prete italiano, missionario dalla gioventù in Brasile, ma sempre lavorando con gli esclusi, con i poveri. E vive quella vecchiaia in pace: ha bruciato la sua vita con i poveri. Questa è la nostra Madre Chiesa, questo è il messaggero di Dio che va agli incroci dei cammini.

    Tuttavia, il Signore pone una condizione: indossare l’abito nuziale. E torniamo alla parabola.

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  3. -->Quando la sala è piena, arriva il re e saluta gli invitati dell’ultima ora, ma vede uno di loro senza l’abito nuziale, quella specie di mantellina che all’entrata ciascun invitato riceveva in dono. La gente andava come era vestita, come poteva essere vestita, non indossava abiti di gala. Ma all’entrata veniva loro data una specie di mantellina, un regalo. Quel tale, avendo rifiutato il dono gratuito, si è autoescluso: così il re non può fare altro che gettarlo fuori. Quest’uomo ha accolto l’invito, ma poi ha deciso che esso non significava nulla per lui: era una persona autosufficiente, non aveva alcun desiderio di cambiare o di lasciare che il Signore lo cambiasse. L’abito nuziale – questa mantellina – simboleggia la misericordia che Dio ci dona gratuitamente, cioè la grazia. Senza grazia non si può fare un passo avanti nella vita cristiana. Tutto è grazia. Non basta accettare l’invito a seguire il Signore, occorre essere disponibili a un cammino di conversione, che cambia il cuore. L’abito della misericordia, che Dio ci offre incessantemente, è un dono gratuito del suo amore, è proprio la grazia. E richiede di essere accolto con stupore e con gioia: “Grazie, Signore, per avermi dato questo dono”.
    Maria Santissima ci aiuti a imitare i servi della parabola evangelica nell’uscire dai nostri schemi e dalle nostre vedute ristrette, annunciando a tutti che il Signore ci invita al suo banchetto, per offrirci la grazia che salva, per darci il suo dono.

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  4. FAUSTI - “Amico, come entrasti qui senza veste nuziale?”, chiede il re a uno che ha risposto all'invito alle nozze, ma non ha la veste nuziale. Coloro che partecipano alle nozze del Figlio sono i cristiani , che hanno accolto il Messia. Non basta però aver detto sì: non chi dice “Signore Signore” entrerà nel Regno, ma chi fa la volontà del Padre (7,21). In mezzo a noi, come anche in noi, oltre al grano c'è sempre la zizzania. Ciò che si legge sui vignaioli omicidi, vale anche per noi.
    Le narrazioni bibliche non sono una finestra sul cortile del passato, per vedere cosa è accaduto allora. Sono piuttosto uno specchio , che fa vedere ciò che accade ora in chi legge.
    Il racconto , come uno specchio, ci permette di vedere ciò che diversamente mai vedremmo : il nostro volto (Gc 1,23-25).
    Questa parabola è uno sviluppo della precedente, dove si dice che la stessa sorte tocca a chiunque si confronti con la pietra scartata.. Quanto ha fatto Israele, lo fa pure la Chiesa.
    E' un richiamo alla responsabilità :
    far parte del popolo di Dio non era , non è e non sarà mai un talismano di salvezza.
    Al contrario la salvezza viene dal riconoscere che noi siamo uguali ai nostri padri.
    Non basta dire . “Abbiamo Abramo per padre”; dobbiamo far frutti degni di conversione , sapendo che il Signore può fare del nostro cuore di pietra un cuore di figlio.
    A una condizione però . Che riconosciamo di essere come il fratello che dice sì e non fa,per diventare come quello che sa di dire no e poi si pente.
    Essere chiamati ed aver risposto non significa essere automaticamente salvati.
    Tutti siamo chiamati ; “eletto” è chi sceglie liberamente di rispondere alla chiamata non a parole, ma con i fatti e in verità., rinnovato quando il banchetto è pronto, seguito dal rifiuto : è la sintesi del racconto precedente che narra la storia del popolo d'Israele dall'esodo fino ai tempi del Suo Messia.
    C'è un ulteriore invito, fatto ancora ad Israele, che è quello degli apostoli dopo la morte di Gesù; in esso si ripete il rifiuto, indifferente o violento. Questo rifiuto, di una parte d'Israele diventa occasione di salvezza per gli altri . L'invito è rivolto a tutti, finchè la sala del banchetto è piena.
    Questi commensali costituiscono la Chiesa, dove però, come ovunque, ci sono buoni e cattivi.
    La seconda parte ricorda a noi che, per far parte del popolo che accoglie la pietra scartata , bisogna che prima accettiamo di essere tra quelli che la rifiutano : siamo come quello senza la veste nuziale.
    Solo così possiamo essere tra quelli che, ascoltando Pietro che dice :”Quel Gesù che voi avete crocifisso è Cristo e Signore” , si sentono trafiggere il cuore e si convertono.
    Dobbiamo sperimentare che il Signore è venuto a salvare i peccatori, “dei quali io sono il primo”, come dice Paolo (1Tim 1,15). Allora conosciamo l'amore del Figlio che è morto per noi, perchè
    noi viviamo di Lui : partecipiamo al banchetto con la veste nuziale.

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