giovedì 25 maggio 2023

A - PENTECOSTE


 

8 commenti:

  1. Antifona
    Lo Spirito del Signore riempie l’universo;
    egli, che tutto abbraccia,
    conosce ogni linguaggio. Alleluia. ( Sap 1,7)


    L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
    per mezzo dello Spirito, che abita in noi. Alleluia. ( Rm 5,5; 8,11)


    O Dio, che nel mistero della Pentecoste
    santifichi la tua Chiesa
    in ogni popolo e nazione,
    diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
    e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti
    i prodigi che nella tua bontà
    hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Si dice il Credo.

    Prima Lettura
    Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 2,1-11

    Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

    Parola di Dio.



    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 103 (104)
    R. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Benedici il Signore, anima mia!
    Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
    Quante sono le tue opere, Signore!
    Le hai fatte tutte con saggezza;
    la terra è piena delle tue creature. R.

    Togli loro il respiro: muoiono,
    e ritornano nella loro polvere.
    Mandi il tuo spirito, sono creati,
    e rinnovi la faccia della terra. R.

    Sia per sempre la gloria del Signore;
    gioisca il Signore delle sue opere.
    A lui sia gradito il mio canto,
    io gioirò nel Signore. R.

    Seconda Lettura
    Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
    1Cor 12,3b-7.12-13

    Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
    Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
    Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

    Parola di Dio.

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  2. Sequenza
    Vieni, Santo Spirito,
    manda a noi dal cielo
    un raggio della tua luce.

    Vieni, padre dei poveri,
    vieni, datore dei doni,
    vieni, luce dei cuori.

    Consolatore perfetto,
    ospite dolce dell'anima,
    dolcissimo sollievo.

    Nella fatica, riposo,
    nella calura, riparo,
    nel pianto, conforto.

    O luce beatissima,
    invadi nell'intimo
    il cuore dei tuoi fedeli.

    Senza la tua forza,
    nulla è nell'uomo,
    nulla senza colpa.

    Lava ciò che è sórdido,
    bagna ciò che è árido,
    sana ciò che sánguina.

    Piega ciò che è rigido,
    scalda ciò che è gelido,
    drizza ciò che è sviato.

    Dona ai tuoi fedeli,
    che solo in te confidano
    i tuoi santi doni.

    Dona virtù e premio,
    dona morte santa,
    dona gioia eterna.
    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Vieni, Santo Spirito,
    riempi i cuori dei tuoi fedeli
    e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

    Alleluia.

    Vangelo
    Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 20,19-23

    La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
    Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

    Parola del Signore.

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  3. OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    Domenica, 31 maggio 2020
    «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito» (1 Cor 12,4). Così scrive ai Corinzi l’apostolo Paolo. E prosegue: «Vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio» (vv. 5-6). Diversi e uno: San Paolo insiste a mettere insieme due parole che sembrano opporsi. Vuole dirci che lo Spirito Santo è quell’uno che mette insieme i diversi; e che la Chiesa è nata così: noi, diversi, uniti dallo Spirito Santo.

    Andiamo dunque all’inizio della Chiesa, al giorno di Pentecoste. Guardiamo gli Apostoli: tra di loro c’è gente semplice, abituata a vivere del lavoro delle proprie mani, come i pescatori, e c’è Matteo, che era stato un istruito esattore delle tasse. Ci sono provenienze e contesti sociali diversi, nomi ebraici e nomi greci, caratteri miti e altri focosi, visioni e sensibilità differenti. Tutti erano differenti. Gesù non li aveva cambiati, non li aveva uniformati facendone dei modellini in serie. No. Aveva lasciato le loro diversità e ora li unisce ungendoli di Spirito Santo. L’unione – l’unione di loro diversi – arriva con l’unzione. A Pentecoste gli Apostoli comprendono la forza unificatrice dello Spirito. La vedono coi loro occhi quando tutti, pur parlando lingue diverse, formano un solo popolo: il popolo di Dio, plasmato dallo Spirito, che tesse l’unità con le nostre diversità, che dà armonia perché nello Spirito c’è armonia. Lui è l’armonia.

    Veniamo a noi, Chiesa di oggi. Possiamo chiederci: “Che cosa ci unisce, su che cosa si fonda la nostra unità?”. Anche tra noi ci sono diversità, ad esempio di opinioni, di scelte, di sensibilità. Ma la tentazione è sempre quella di difendere a spada tratta le proprie idee, credendole buone per tutti, e andando d’accordo solo con chi la pensa come noi. E questa è una brutta tentazione che divide. Ma questa è una fede a nostra immagine, non è quello che vuole lo Spirito. Allora si potrebbe pensare che a unirci siano le stesse cose che crediamo e gli stessi comportamenti che pratichiamo. Ma c’è molto di più: il nostro principio di unità è lo Spirito Santo. Lui ci ricorda che anzitutto siamo figli amati di Dio; tutti uguali, in questo, e tutti diversi. Lo Spirito viene a noi, con tutte le nostre diversità e miserie, per dirci che abbiamo un solo Signore, Gesù, un solo Padre, e che per questo siamo fratelli e sorelle! Ripartiamo da qui, guardiamo la Chiesa come fa lo Spirito, non come fa il mondo. Il mondo ci vede di destra e di sinistra, con questa ideologia, con quell’altra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. Il mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia. Lo Spirito ci ama e conosce il posto di ognuno nel tutto: per Lui non siamo coriandoli portati dal vento, ma tessere insostituibili del suo mosaico.

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  4. -->Torniamo al giorno di Pentecoste e scopriamo la prima opera della Chiesa: l’annuncio. Eppure vediamo che gli Apostoli non preparano una strategia; quando erano chiusi lì, nel Cenacolo, non facevano la strategia, no, non preparano un piano pastorale. Avrebbero potuto suddividere la gente in gruppi secondo i vari popoli, parlare prima ai vicini e poi ai lontani, tutto ordinato... Avrebbero anche potuto aspettare un po’ ad annunciare e intanto approfondire gli insegnamenti di Gesù, per evitare rischi... No. Lo Spirito non vuole che il ricordo del Maestro sia coltivato in gruppi chiusi, in cenacoli dove si prende gusto a “fare il nido”. E questa è una brutta malattia che può venire alla Chiesa: la Chiesa non comunità, non famiglia, non madre, ma nido. Egli apre, rilancia, spinge al di là del già detto e del già fatto, Lui spinge oltre i recinti di una fede timida e guardinga. Nel mondo, senza un assetto compatto e una strategia calcolata si va a rotoli. Nella Chiesa, invece, lo Spirito garantisce l’unità a chi annuncia. E gli Apostoli vanno: impreparati, si mettono in gioco, escono. Un solo desiderio li anima: donare quello che hanno ricevuto. È bello quell’inizio della Prima Lettera di Giovanni: “Quello che noi abbiamo ricevuto e abbiamo visto, diamo a voi” (cfr 1,3).

    Giungiamo finalmente a capire qual è il segreto dell’unità, il segreto dello Spirito. Il segreto dell’unità nella Chiesa, il segreto dello Spirito è il dono. Perché Egli è dono, vive donandosi e in questo modo ci tiene insieme, facendoci partecipi dello stesso dono. È importante credere che Dio è dono, che non si comporta prendendo, ma donando. Perché è importante? Perché da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti. Se abbiamo in mente un Dio che prende, che si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia. Se ci rendiamo conto che quello che siamo è dono suo, dono gratuito e immeritato, allora anche noi vorremo fare della stessa vita un dono. E amando umilmente, servendo gratuitamente e con gioia, offriremo al mondo la vera immagine di Dio. Lo Spirito, memoria vivente della Chiesa, ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci; non conservandoci, ma donandoci.

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  5. Cari fratelli e sorelle, guardiamoci dentro e chiediamoci che cosa ci ostacola nel donarci. Ci sono, diciamo, tre nemici del dono, i principali: tre, sempre accovacciati alla porta del cuore: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo. Il narcisismo fa idolatrare sé stessi, fa compiacere solo dei propri tornaconti. Il narcisista pensa: “La vita è bella se io ci guadagno”. E così arriva a dire: “Perché dovrei donarmi agli altri?”. In questa pandemia, quanto fa male il narcisismo, il ripiegarsi sui propri bisogni, indifferenti a quelli altrui, il non ammettere le proprie fragilità e i propri sbagli. Ma anche il secondo nemico, il vittimismo, è pericoloso. Il vittimista si lamenta ogni giorno del prossimo: “Nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, nessuno mi vuol bene, ce l’hanno tutti con me!”. Quante volte abbiamo sentito queste lamentele! E il suo cuore si chiude, mentre si domanda: “Perché gli altri non si donano a me?”. Nel dramma che viviamo, quant’è brutto il vittimismo! Pensare che nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi. Questo è il vittimismo. Infine c’è il pessimismo. Qui la litania quotidiana è: “Non va bene nulla, la società, la politica, la Chiesa…”. Il pessimista se la prende col mondo, ma resta inerte e pensa: “Intanto a che serve donare? È inutile”. Ora, nel grande sforzo di ricominciare, quanto è dannoso il pessimismo, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima! Pensando così, quello che sicuramente non torna è la speranza. In questi tre – l’idolo narcisista dello specchio, il dio-specchio; il dio-lamentela: “io mi sento persona nelle lamentele”; e il dio-negatività: “tutto è nero, tutto è scuro” – ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo, ci guarisce dallo specchio, dalle lamentele e dal buio.

    Fratelli e sorelle, preghiamolo: Spirito Santo, memoria di Dio, ravviva in noi il ricordo del dono ricevuto. Liberaci dalle paralisi dell’egoismo e accendi in noi il desiderio di servire, di fare del bene. Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi. Vieni, Spirito Santo: Tu che sei armonia, rendici costruttori di unità; Tu che sempre ti doni, dacci il coraggio di uscire da noi stessi, di amarci e aiutarci, per diventare un’unica famiglia. Amen.

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  6. BENEDETTO XVI (Der Gott Jesu Christi)
    Il cristianesimo dello Spirito è il cristianesimo del Verbo che si è fatto Carne, cioè vita. Già sotto il profilo creaturale , la realtà dello “Spirito” si fa presente nella “Parola”, e non allontanandosi da essa,; e per questo la “Parola” è per così dire la “casa” dello Spirito.
    Gesù è la Fonte da cui scaturisce lo Spirito. Quanto più penetriamo in Lui, tanto più realmente penetriamo nello Spirito e tanto più Esso ci compenetra.
    Lo Spirito non diviene più visibile se si volge via lo sguardo dal Figlio, bensì se lo si fissa in Lui.
    Nel suo racconto della prima apparizione del Risorto agli Undici, Giovanni ha espresso tutto ciò con un'immagine eloquente :lo Spirito è il soffio vitale del Figlio.
    Lo si riceve nella misura in cui ci si avvicina a Lui, tanto da sentire il Suo respiro,tanto da lasciare che Gesù aliti su di noi .
    (Radio Bavarese15-5-86) Soltanto se non abbiamo paura delle Lingue di Fuoco e della Tempesta che essa porta con sé, la Chiesa può diventare icona dello Spirito Santo, e solo allora essa spalancherà il mondo alla Luce che proviene da Dio.
    La Chiesa ha avuto inizio quando gli Apostoli si riunirono unanimi in casa, pregando e facendo memoria della Cena del Signore.
    Così essa ha inizio sempre di nuovo.
    Vogliamo pregare lo Spirito Santo che sempre la susciti tra noi.

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  7. FAUSTI - “Essendo dunque sera” Per gli ebrei la sera è l'inizio del giorno nuovo.
    Qui invece è il compimento del giorno “uno”, “quel giorno” che è l'”oggi” di Dio, sempre presente nella Parola. Affrettiamoci dunque a entrare in questo oggi (Eb. 4,11).
    La sera, inizio della notte, richiama la Pasqua, quando la nube illuminò la tenebra (Es 14,20).
    Adesso la luce torna a visitare la notte dei discepoli e tutte le notti dell'uomo.
    È l'ottavo giorno senza fine, il giorno del Signore.
    Ormai viviamo sempre in quel giorno.
    Ma c'è buio fino a quando non apriamo gli occhi alla Luce del mondo, che viene per stare in mezzo a noi.
    La scena non è più fuori, nel giardino, dove sta la Maddalena. Siamo invece dentro, nel cenacolo, dove Gesù anticipò il dono di sé e donerà il Suo Spirito e la Sua missione.
    I discepoli ne hanno fatto una tomba. Il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto , la loro casa sprangata e piena di morte, come il loro cuore. Le pecore sono rinchiuse in attesa del Pastore bello che le conduca ai pascoli della vita.
    Sono in questa situazione perchè non hanno dato creduto all'annuncio della Maddalena.
    Non si dice che i discepoli stanno “insieme”. Non sono in comunione.
    Sono tutti orfani e soli, a porte chiuse.Giovanni non parla di apostoli, ma di discepoli, termine più ampio che abbraccia tutti i credenti in Gesù, di ogni tempo.
    Dice “i” e non “alcuni” discepoli, per indicare che essi si trovano e si troveranno sempre tutti in questa situazione . È il luogo in cui incontrano il Signore.
    La paura divide le persone ; ognuno, chiuso in se stesso, è in difesa e attacco contro gli altri.
    In questa situazione , per molti aspetti opposta a quella di Maria, viene Gesù.
    Egli non si vergogna dei Suoi fratelli, (Eb 2,11), anche se l'hanno abbandonato, rinnegato e tradito. Li ha scelti e si è legato loro non perchè siano bravi e forti, ma perchè sono piccoli e deboli, bisognosi di Lui.
    Dalla Maddalena che Lo cerca, Gesù si fa trovare . Dai discepoli invece viene di sua iniziativa, non cercato, anche se amato. Mentre il popolo è chiuso, ognuno nella sua stanza, il Signore esce dalla Sua dimora e viene a visitarlo (Is 26,20).
    Nessuna chiusura ferma il Risorto .
    La luce entra nelle tenebre dei discepoli.
    Il Signore non li salva dalla morte – non ha salvato neanche se stesso - ma nella morte in cui si trovano. Gesù non entra dalla porta, sprangata. Non è un ostacolo per Lui, come non lo è stato il muro della morte né la pietra del sepolcro.
    E' Lui stesso la porta della vita (10, 7-10).
    Sta ritto in piedi, vittorioso sulla morte. E' nel mezzo, al centro dei discepoli e nel cuore di ciascuno . È luce che dissolve le tenebre, amore che scaccia ogni paura (1Gv 4,18).
    Dove prima regnava la morte, ora c'è il Vivente. Colui che ci ama fino all'estremo, mostra la Sua Gloria. Dio è in mezzo al Suo popolo.
    Il Signore vuole stare sempre con noi, addirittura in noi.
    Per questo è entrato là dove noi eravamo , nella morte e nel sepolcro.
    “Pace a voi” 'Pace ' non è semplicemente il saluto abituale degli Ebrei. Indica la pienezza di ogni benedizione messianica. E' il dono di Gesù che dice : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, quella pace che il mondo non conosce. E' la pace dell'amore che vince l'odio . “Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia : Io ho vinto il mondo”.
    Le mani forate e il fianco trafitto sono l'identità del Risorto . È il Crocifisso, il Verbo diventato Carne, che ha esposto, disposto e deposto la Sua vita e l'ha ripresa di nuovo (10,11-18), dopo aver affrontato il Regno della morte.
    Le Sue ferite sono la sorgente di questa pace , riportano all'unità i figli di Dio dispersi. Sono le piaghe che ci guariscono (Is 53,5) , ostensione del Suo Amore estremo.

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  8. -->-->Nelle Sue mani sta ogni potere che il Padre ha dato al Figlio . Esse, che hanno lavato e asciugato piedi, sono inchiodate all'amore e al servizio di ogni perduto.
    Sono quelle mani dalle quali nessuno può rapirci (10,28).
    Sono infatti le stesse del Padre . “Io e il Padre siamo uno”(10,30).
    Il Suo fianco squarciato è Carne da cui nasciamo, ferita da cui siamo generati. In coloro che guardano a Colui che hanno trafitto , si riversa uno Spirito di grazia e di consolazione (Zc 12,10).
    Dalla fessura della roccia che ci salva sgorga la sorgente zampillante , aperta in Gerusalemme per lavare ogni peccato e impurità (Zc 13, 1- 14,8).
    Da lì viene il fiume d'acqua viva che sgorga dal fianco del tempio.
    E' un fiume immenso che feconda la terra e risana le acque amare , facendo rivivere quanto è morto. Sulle sue rive cresce ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiscono e i cui frutti maturano ogni mese ; e i frutti sono vita e le foglie medicina per l'uomo (Ez 47, 1-12).
    “Chi ha sete , venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno”(7,37) I discepoli, contemplando le mani e il fianco, memoria perenne dell'amore di Dio, vedono la luce del mondo .
    Ricevono pace e gioia imperitura. Allora “il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il Suo nome” (Zc 14,9).
    Qui Gesù, attraverso le Sue ferite, è presentato come l'Agnello pasquale, che toglie il peccato del mondo (1,29) il Suo Sangue ci libera dalla morte e il Suo Corpo è nutrimento per l'Esodo (Es 12,8-13). Quel giorno è ormai l'oggi in cui viviamo pure noi : celebrando l'Eucaristia, facciamo memoria dell'amore del Signore, riceviamo il Suo Spirito e siamo inviati nel mondo a portare riconciliazione.
    I discepoli sono inviati come Lui , a testimoniare l'Amore del Padre (3,16- 17,6.26).
    ”Padre,come Tu mi mandasti nel mondo, anch'io li mandai nel mondo”(17,18).
    Per questo li ha scelti (15,16). L'invio rende gli inviati uguali a chi li invia:”Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me” (13,20).
    Colui che è mandato, è chiamato a fare come Lui : amare e lavare i piedi(13,13-17), compiendo le Sue stesse opere (14,2).
    Associato al Suo destino, è come il chicco di grano che cade sotto terra e porta molto frutto (12,24).
    La missione verso i fratelli esprime la natura del figlio. È amando il fratello che si diventa figli.
    “A chi rimettete i peccati “ Lo Spirito del Signore è perdono. Infatti se l'amore è dono, il per-dono è un super-amore. La comunità dei discepoli riceve il potere esclusivo di Dio : perdonare i peccati. Le è donata la possibilità di separare, slegare e assolvere il peccatore dal suo peccato, liberando il presente da ogni ipoteca del passato.
    Perdonare i peccati è miracolo più grande che risuscitare i morti. Chi perdona fa vivere l'altro, perchè lo riconosce fratello , così nasce lui stesso come figlio uguale al Padre, perchè ama come Lui. Lo Spirito, Amore che tutto crea e ricrea, è principio di creazione e di redenzione : il perdono fa nuove tutte le cose.

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