mercoledì 10 maggio 2023

A - 6 DOMENICA DI PASQUA


 

4 commenti:

  1. Antifona
    Con voce di gioia date l'annuncio,
    fatelo giungere ai confini della terra:
    il Signore ha riscattato il suo popolo. Alleluia. (Cf. Is 48,20)

    Si dice il Gloria.

    Colletta
    Dio onnipotente,
    fa’ che viviamo con intenso amore questi giorni di letizia
    in onore del Signore risorto,
    per testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Oppure:

    O Padre, che per la preghiera del tuo Figlio
    ci hai donato lo Spirito della verità,
    ravviva in noi con la sua potenza
    il ricordo delle parole di Gesù,
    perché siamo pronti a rispondere
    a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Si dice il Credo.


    Prima Lettura
    Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 8,5-8.14-17

    In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
    Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 65 (66)
    R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
    Oppure:
    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Acclamate Dio, voi tutti della terra,
    cantate la gloria del suo nome,
    dategli gloria con la lode.
    Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! R.

    A te si prostri tutta la terra,
    a te canti inni, canti al tuo nome».
    Venite e vedete le opere di Dio,
    terribile nel suo agire sugli uomini. R.

    Egli cambiò il mare in terraferma;
    passarono a piedi il fiume:
    per questo in lui esultiamo di gioia.
    Con la sua forza domina in eterno. R.

    Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
    e narrerò quanto per me ha fatto.
    Sia benedetto Dio,
    che non ha respinto la mia preghiera,
    non mi ha negato la sua misericordia. R.

    Seconda Lettura
    Messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    1Pt 3,15-18

    Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
    Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
    Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

    Parola di Dio.
    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
    e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

    Alleluia.

    Vangelo
    Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 14,15-21

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
    Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

    Parola del Signore.

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  2. SANTO PADRE FRANCESCO - Lo SPIRITO SANTO ci ricorda l’accesso al Padre,
    17 maggio 2020
    Nel congedo dai discepoli ( Gv 14,15-21), Gesù dà a loro tranquillità, dà pace, con una promessa: «Non vi lascerò ORFANI» Li difende da quel dolore, da quel senso doloroso, dell’ORFANEZZA. Oggi nel mondo c’è un grande sentimento di ORFANEZZA: tanti hanno tante cose, ma manca il Padre. E nella storia dell’umanità questo si ripete: quando manca il Padre, manca qualcosa e sempre c’è la voglia di incontrare, di ritrovare il Padre, anche nei miti antichi.
    Oggi possiamo dire che viviamo in una società dove manca il Padre, un senso di
    ORFANEZZA che tocca proprio l’appartenenza e la fraternità.
    Per questo Gesù promette: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro PARACLITO» .
    “Io me ne vado - dice Gesù - ma arriverà un altro che vi insegnerà l’accesso al Padre. Vi ricorderà l'accesso al Padre”.
    Lo SPIRITO SANTO non viene per “farsi i suoi clienti”; viene per segnalare l’accesso al Padre, per ricordare l’accesso al Padre, quello che Gesù ha aperto, quello che Gesù ha fatto vedere. Non esiste una spiritualità del Figlio solo, dello SPIRITO SANTO solo: il centro è il Padre. Il Figlio è l’inviato dal Padre e torna al Padre.
    Lo SPIRITO SANTO è inviato dal Padre per ricordare e insegnare l’accesso al Padre.
    Soltanto con questa coscienza di figli che non sono ORFANI si può vivere in pace fra noi. Sempre le guerre, sia le piccole guerre sia le grandi guerre, sempre hanno una dimensione di ORFANEZZA: manca il Padre che faccia la pace. Per questo, quando Pietro alla prima COMUNITÀ dice che rispondano alla gente del perché
    sono cristiani ( 1 Pt 3,15-18), dice: «Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» , cioè la mitezza che dà lo SPIRITO SANTO. Lo SPIRITO SANTO ci insegna questa mitezza, questa dolcezza dei figli del Padre. Lo SPIRITO SANTO non ci insegna a insultare. E una delle conseguenze del senso di ORFANEZZA è l’insulto, le guerre, perché se non c’è il Padre non ci sono i fratelli, si perde la fratellanza. Sono – questa dolcezza, rispetto, mitezza - sono atteggiamenti di appartenenza, di appartenenza a una famiglia che è sicura di avere un Padre.
    «Io pregherò il Padre ed egli vi invierà un altro PARACLITO» (Gv 14,16) che vi ricorderà l’accesso al Padre, vi ricorderà che noi abbiamo un Padre che è il centro di tutto, l’origine di tutto, l’unità di tutti, la salvezza di tutti perché ha inviato il suo Figlio a salvarci tutti. E adesso invia lo Spirito Santo a ricordarci l’accesso a Lui, al Padre e, da questa paternità, questo atteggiamento fraterno di mitezza, di dolcezza, di pace.
    Chiediamo allo SPIRITO SANTO che ci ricordi sempre, sempre, questo accesso al Padre, che ci ricordi che noi abbiamo un Padre. E a questa civiltà, che ha un grande senso di ORFANEZZA, dia la grazia di ritrovare il Padre, il Padre che dà senso a tutta la vita e fa che gli uomini siano una famiglia.

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  3. FAUSTI –
    Il cristianesimo è innanzi tutto amore per Gesù , che ci assimila a Lui, il Figlio, dandoci il suo amore verso il Padre e i fratelli.
    Amando Lui, diventiamo ciò che Lui è ; e possiamo amare i fratelli con il suo amore, che è lo stesso del Padre.
    L'amore non è solo un sentimento. Coinvolge tutta la persona, dandole un nuovo modo di essere . informa il suo capire, volere e agire.
    Concretamente si ama con i fatti e nella verità. (1 Gv 3,18).
    Osservare i suoi comandi è la condizione per rimanere nell'alleanza del Dio fedele, che ci ha amati, scelti e liberati. Si possono osservare per dovere, da schiavi, come fa il fratello maggiore
    (Lc 15,29), oppure per amore di figli.
    Per Gesù il principio dell'osservanza è l'amore di un cuore che si sa amato, il cuore nuovo dell'alleanza nuova.
    Li chiama “miei”(comandi) perchè di Lui parlano le Scritture e Mosè, e parla di “comandi” al plurale perchè il Suo comando, pur essendo uno solo (Gv 13,34), è anche molteplice .
    L'amore infatti si esprime in ogni singola azione e fa discernere, qui e ora, cosa è meglio fare.
    Gesù , con il suo andarsene, diventa il pontefice tra noi e Dio, il fratello intercessore presso il Padre .
    Ci apre l'accesso a Lui e ai Suoi doni.
    Gesù chiede per noi al Padre il dono definitivo. Egli ottiene tutto ciò che chiede. (11,42).
    Per questo il Consolatore ci è certamente dato. Noi preghiamo ...per disporci a riceverlo.
    “Consolatore” ,perchè “con-solare” significa stare con uno che è solo, in modo che non sia più solo. Il Consolatore è colui che sta “con” noi , offrendoci quella compagnia che vince la nostra solitudine radicale.
    Questo Consolatore è un altro rispetto a Gesù , che oramai se ne va. E' dato dal Padre a chi ama il Figlio e osserva i Suoi comandi. Lo Spirito è Vita ; Spirito della Verità si può tradurre “Vita vera, autentica”,quella di Dio. Questa ci è restituita dalla conoscenza del Figlio, che ci libera dalla menzogna e ci fa vivere nell'Amore del Padre. Lo Spirito della verità è il contrario dello spirito di menzogna, origine dei nostri mali. Lo Spirito della verità è lo Spirito del Figlio, che ha detto a Tommaso :”Io-Sono la Via, la Verità, la Vita “.
    Il mondo, in quanto succube della menzogna, non può ancora ricevere lo Spirito della verità. Non può riceverlo , perchè è incapace di vederlo e di conoscerlo. Infatti, tra poche ore, prenderà e appenderà al legno il Signore della gloria.
    Lo Spirito della verità ha preso dimora presso di noi in Gesù , il Figlio che vive nei nostri confronti l'Amore stesso del Padre : in Lui abbiamo conosciuto e creduto all'Amore che Dio ha per noi.
    Tra poche ore , quell'amore che era “con” e “presso” di noi, sarà”in noi”.
    Questo è il dono supremo che il Figlio ci comunica dalla croce , dove “tutto è compiuto” e consegna il Suo Spirito.
    I discepoli, con la morte di Gesù, non sono lasciati orfani . Anzi ritrovano il loro posto presso il Padre, perchè ricevono l'amore stesso del Figlio.
    Il suo andarsene è in realtà il suo venire a noi, anzi il suo essere in noi col Suo Spirito che ci fa figli, in comunione con Lui e con il Padre.
    Il mondo, che ora non vede lo Spirito di verità in Gesù, tra poco non vedrà più neppure Gesù . Lo eliminerà fisicamente. I discepoli continueranno a vederlo . Ma lo vedranno in modo nuovo : attraverso le ferite delle mani e del fianco , che mostrano il Suo Amore, sorgente di gioia e di pace.

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  4. Dall'ENCICLICA DEUS CARITAS EST di Benedetto XVI
    Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo « prima » di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi.


    Nello sviluppo di questo incontro si rivela con chiarezza che l'amore non è soltanto un sentimento. I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore. Abbiamo all'inizio parlato del processo delle purificazioni e delle maturazioni, attraverso le quali l'eros diventa pienamente se stesso, diventa amore nel pieno significato della parola. È proprio della maturità dell'amore coinvolgere tutte le potenzialità dell'uomo ed includere, per così dire, l'uomo nella sua interezza. L'incontro con le manifestazioni visibili dell'amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia, che nasce dall'esperienza dell'essere amati. Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai « concluso » e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso. Idem velle atque idem nolle[9] — volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gli antichi hanno riconosciuto come autentico contenuto dell'amore: il diventare l'uno simile all'altro, che conduce alla comunanza del volere e del pensare. La storia d'amore tra Dio e l'uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all'esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso.[10] Allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr Sal 73 [72], 23-28).

    18. Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno. Qui si mostra l'interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo, di cui la Prima Lettera di Giovanni parla con tanta insistenza.

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