Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Sal 127 (128) R. Beato chi teme il Signore. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. R.
La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. R.
Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! R.
Seconda Lettura Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1Ts 5,1-6
Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C'è pace e sicurezza!», allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
Parola di Dio
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore, chi rimane in me porta molto frutto. (Gv 15,4a.5b)
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
PAROLE DEL SANTO PADRE Con queste parole, il Signore ci ricorda che la vita è un cammino verso l’eternità; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti che abbiamo, senza mai dimenticare che «non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14). In questa prospettiva, ogni istante diventa prezioso, per cui bisogna vivere e agire su questa terra avendo la nostalgia del cielo: i piedi sulla terra, camminare sulla terra, lavorare sulla terra, fare il bene sulla terra, e il cuore nostalgico del cielo. (Papa Francesco, Angelus dell'11 agosto 2019)
( Da VARCARE LA SOGLIA DELLA SPERANZA di S.Giovanni Paolo II) Il salmista dice . “ Principio della sapienza é il timore del Signore”( Sl 110) ...Si tratta, qui , di quel timore che è dono dello Spirito Santo... è il principio della sapienza, . E la sapienza, tra i doni dello Spirito Santo, figura al primo posto. ...L'espressione autentica e piena di tale timore è Il Cristo stesso. Cristo vuole che abbiamo paura di tutto ciò che è offesa a Dio. Lo vuole, perché è venuto nel mondo per liberare l'uomo nella libertà. L'uomo è libero mediante l'amore, perché l'amore è fonte di predilezione per tutto ciò che è buono. Tale amore, secondo le parole di S. Giovanni, scaccia ogni timore (1Gv4,18) Ogni segno di timore servile davanti alla severa potenza dell'Onnipotente e dell'Onnipresente sparisce e lascia il posto alla sollecitudine filiale, perché nel mondo si attui la Sua Volontà, cioè il bene che ha in Lui il suo principio e il suo definitivo compimento. Così, dunque, i santi di ogni tempo sono anche l'incarnazione del filiale amore di Cristo, che è fonte dell'amore francescano per le creature e anche dell'amore per la potenza salvifica della croce... L'impostazione padre- figlio è perenne. E' più antica della storia dell'uomo. I “ raggi di paternità” in essa contenuti appartengono al mistero trinitario di Dio stesso, che s'irradia da Lui verso l'uomo e verso la sua storia. Ciononostante, come si sa dalla Rivelazione, in questa storia i “ raggi di paternità” incontrano una prima resistenza nel dato oscuro ma reale del peccato originale . Questa è veramente la chiave per interpretare la realtà. Il peccato originale non è solo la violazione di una volontà positiva di Dio ma anche, e soprattutto, della motivazione che vi sta dietro. Essa tende quindi ad abolire la paternità, distruggendone i raggi che pervadono il mondo creato, mettendo in dubbio la verità su Dio che è Amore e lasciando la sola consapevolezza del padrone e del servo. Così, il Signore appare geloso del Suo potere sul mondo e sull'uomo: di conseguenza, l'uomo si sente provocato alla lotta contro Dio... Il timor di Dio è la forza salvifica del Vangelo. E' timore creativo, mai distruttivo. Genera uomini che si lasciano guidare dalla responsabilità, dall'amore responsabile. Genera uomini santi, cioè veri cristiani, ai quali il futuro del mondo in definitiva appartiene.
FAUSTI – Questa parabola è cara all'etica del capitalismo. I talenti sono da far fruttare, l'abbondanza è segno di benedizione divina, l'indigenza di maledizione! In realtà i talenti non sono le doti o i beni da moltiplicare: rappresentano invece l'olio della parabola precedente (delle dieci vergini) , che è l'amore verso i poveri. Il talento è l'amore che il Padre ha verso di me, che deve “duplicarsi” nella mia risposta d'amore ai fratelli. Rispondere a questo amore, mi fa ciò che sono : figlio uguale al Padre. “Come un uomo emigrato in un paese lontano” il Signore , dopo aver abitato con noi, è finito sulla croce, il punto più lontano da Dio. Là si è fatto prossimo a ogni distanza e sofferenza. Andandosene, non ci ha abbandonati ma ci ha lasciato il Suo Spirito, perché noi, amando, realizziamo la nostra identità. Lui stesso resta sempre con noi, sotto il Suo segno. E' andato ad abitare tra i poveri, e ciò che facciamo per loro, lo facciamo per Lui. Se il talento è il dono d'amore ricevuto, il nostro amore per Lui nei poveri è il talento che siamo chiamati a guadagnare. E' questo l'invito che Gesù fece al giovane ricco per ereditare la vita eterna (19,6-30). Ognuno è chiamato ad investire il suo dono. Non chi ha o dà di più si realizza, ma semplicemente chi dà se stesso. Non conta la quantità, ma il fatto che tutto è dono, al quale si risponde donando tutto. Chi mette sotto terra il suo dono, per paura di perderlo, si allontana da sé e dagli altri. La nostra vigilanza è saggia e operosa, non inerte. Chi non investe il suo talento, lo perde. La causa del fallimento è la falsa immagine che abbiamo del Signore. Se Lo riteniamo cattivo ed esigente, il nostro rapporto con Lui non è di amore, ma legalistico, pauroso e sterile. La parabola si articola in tre tempi . Uno passato, in cui abbiamo ricevuto il dono, uno presente, in cui dobbiamo farlo fruttare, e uno futuro, in cui verrà chiesto conto di ciò che ora ne abbiamo fatto. Il giudizio futuro non lo fa Dio. Lo facciamo noi qui e ora. Lui, alla fine, non farà che leggere ciò che ora noi scriviamo. La fedeltà nella cose quotidiane ci fa guadagnare la dimora eterna. I nostri piccoli gesti d'amore verso i fratelli ci fanno diventare figli. L'amore, con cui compiamo ogni azione, è l'olio, che ci fa brillare della stessa luce del Padre. Il servo buono è come l'Unico Buono. Questa è la grande ricompensa : la Sua gioia diventa la nostra!. Anche il servo che riceve due talenti, pur avendo ricevuto meno della metà del precedente , reduplica il suo dono, e riceve dal Signore la stessa ricompensa infinita. Il servo che aveva ricevuto un solo talento, se l'avesse investito nell'amore, avrebbe avuto la stessa ricompensa degli altri due. Costui ha una conoscenza falsa del Signore. . Quest'uomo sembra giusto, perché restituisce ciò che gli è dato. In realtà pecca gravemente contro il Signore e contro di sé : rifiuta Lui come amore , e se stesso come dono. Il suo rapporto con Dio è quello di un contabile, non quello di un figlio. Il Signore ha seminato dovunque amore, che germina amore. Si raccoglie sempre molto di più di quanto si semina, altrimenti è inutile seminare. Gli altri rispondono all'amore con altrettanto amore e ottengono la pienezza di gioia di Dio. Quello che seppellisce la propria vita sotto terra, rappresenta chi pensa di doverla restituire. Il capitale non è da restituire o conservare gelosamente, ma da investire in qualche modo. Anche se uno ha molti blocchi, può sempre fare qualcosa , per esempio dare ai banchieri – sono i poveri del paragrafo seguente, per ottenere almeno un interesse.
Dio è interessato a questo, perchè è nostro interesse vitale. Il di più che gli diamo è infatti, la nostra identità di figli, sufficiente per sentirci dire, come agli altri :” Entra nella gioia del tuo Signore!”. Gesù è venuto per darmi il talento del Suo Amore, ed è andato lontano, facendosi “forestiero”, presente in ogni altro. La Chiesa conosce il dono ricevuto ; e, in ogni altro, ama il Suo Signore, reduplicando il talento. Chi non ama, distrugge se stesso ; in lui muore l'amore ricevuto. Chi vuol trattenere il respiro per non perderlo, muore soffocato! Chi risponde all'Amore è in grado di ricevere e dare sempre più amore, crescendo di continuo nella gioia senza fine del suo Signore. Chi non risponde all'Amore, non accetta neppure l'amore che gli è stato dato! Chi non ha amato, non è figlio della luce, non ha l'olio, non ha la vita di Dio. E' fuori, fuori da sé e fuori di Dio. E' nella tenebra, dove invece di gioia c'è pianto, invece di sorrisi, stridore di denti.
Prima Lettura
RispondiEliminaProverbi 31,10-13.19-20.30-31
Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 127 (128)
R. Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.
La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa. R.
Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! R.
Seconda Lettura
Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
1Ts 5,1-6
Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C'è pace e sicurezza!», allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
Parola di Dio
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto. (Gv 15,4a.5b)
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaCon queste parole, il Signore ci ricorda che la vita è un cammino verso l’eternità; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti che abbiamo, senza mai dimenticare che «non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14). In questa prospettiva, ogni istante diventa prezioso, per cui bisogna vivere e agire su questa terra avendo la nostalgia del cielo: i piedi sulla terra, camminare sulla terra, lavorare sulla terra, fare il bene sulla terra, e il cuore nostalgico del cielo. (Papa Francesco, Angelus dell'11 agosto 2019)
( Da VARCARE LA SOGLIA DELLA SPERANZA di S.Giovanni Paolo II)
Il salmista dice . “ Principio della sapienza é il timore del Signore”( Sl 110) ...Si tratta, qui , di quel timore che è dono dello Spirito Santo... è il principio della sapienza, . E la sapienza, tra i doni dello Spirito Santo, figura al primo posto.
...L'espressione autentica e piena di tale timore è Il Cristo stesso. Cristo vuole che abbiamo paura di tutto ciò che è offesa a Dio. Lo vuole, perché è venuto nel mondo per liberare l'uomo nella libertà.
L'uomo è libero mediante l'amore, perché l'amore è fonte di predilezione per tutto ciò che è buono. Tale amore, secondo le parole di S. Giovanni, scaccia ogni timore (1Gv4,18)
Ogni segno di timore servile davanti alla severa potenza dell'Onnipotente e dell'Onnipresente sparisce e lascia il posto alla sollecitudine filiale, perché nel mondo si attui la Sua Volontà, cioè il bene che ha in Lui il suo principio e il suo definitivo compimento.
Così, dunque, i santi di ogni tempo sono anche l'incarnazione del filiale amore di Cristo, che è fonte dell'amore francescano per le creature e anche dell'amore per la potenza salvifica della croce...
L'impostazione padre- figlio è perenne. E' più antica della storia dell'uomo. I “ raggi di paternità” in essa contenuti appartengono al mistero trinitario di Dio stesso, che s'irradia da Lui verso l'uomo e verso la sua storia. Ciononostante, come si sa dalla Rivelazione, in questa storia i “ raggi di paternità” incontrano una prima resistenza nel dato oscuro ma reale del peccato originale . Questa è veramente la chiave per interpretare la realtà. Il peccato originale non è solo la violazione di una volontà positiva di Dio ma anche, e soprattutto, della motivazione che vi sta dietro. Essa tende quindi ad abolire la paternità, distruggendone i raggi che pervadono il mondo creato, mettendo in dubbio la verità su Dio che è Amore e lasciando la sola consapevolezza del padrone e del servo. Così, il Signore appare geloso del Suo potere sul mondo e sull'uomo: di conseguenza, l'uomo si sente provocato alla lotta contro Dio... Il timor di Dio è la forza salvifica del Vangelo. E' timore creativo, mai distruttivo. Genera uomini che si lasciano guidare dalla responsabilità, dall'amore responsabile. Genera uomini santi, cioè veri cristiani, ai quali il futuro del mondo in definitiva appartiene.
FAUSTI – Questa parabola è cara all'etica del capitalismo. I talenti sono da far fruttare, l'abbondanza è segno di benedizione divina, l'indigenza di maledizione!
RispondiEliminaIn realtà i talenti non sono le doti o i beni da moltiplicare: rappresentano invece l'olio della parabola precedente (delle dieci vergini) , che è l'amore verso i poveri.
Il talento è l'amore che il Padre ha verso di me, che deve “duplicarsi” nella mia risposta d'amore ai fratelli.
Rispondere a questo amore, mi fa ciò che sono : figlio uguale al Padre.
“Come un uomo emigrato in un paese lontano” il Signore , dopo aver abitato con noi, è finito sulla croce, il punto più lontano da Dio.
Là si è fatto prossimo a ogni distanza e sofferenza. Andandosene, non ci ha abbandonati ma ci ha lasciato il Suo Spirito, perché noi, amando, realizziamo la nostra identità.
Lui stesso resta sempre con noi, sotto il Suo segno.
E' andato ad abitare tra i poveri, e ciò che facciamo per loro, lo facciamo per Lui.
Se il talento è il dono d'amore ricevuto, il nostro amore per Lui nei poveri è il talento che siamo chiamati a guadagnare. E' questo l'invito che Gesù fece al giovane ricco per ereditare la vita eterna (19,6-30).
Ognuno è chiamato ad investire il suo dono.
Non chi ha o dà di più si realizza, ma semplicemente chi dà se stesso. Non conta la quantità, ma il fatto che tutto è dono, al quale si risponde donando tutto.
Chi mette sotto terra il suo dono, per paura di perderlo, si allontana da sé e dagli altri.
La nostra vigilanza è saggia e operosa, non inerte. Chi non investe il suo talento, lo perde.
La causa del fallimento è la falsa immagine che abbiamo del Signore. Se Lo riteniamo cattivo ed esigente, il nostro rapporto con Lui non è di amore, ma legalistico, pauroso e sterile.
La parabola si articola in tre tempi . Uno passato, in cui abbiamo ricevuto il dono, uno presente, in cui dobbiamo farlo fruttare, e uno futuro, in cui verrà chiesto conto di ciò che ora ne abbiamo fatto.
Il giudizio futuro non lo fa Dio.
Lo facciamo noi qui e ora.
Lui, alla fine, non farà che leggere ciò che ora noi scriviamo.
La fedeltà nella cose quotidiane ci fa guadagnare la dimora eterna. I nostri piccoli gesti d'amore verso i fratelli ci fanno diventare figli. L'amore, con cui compiamo ogni azione, è l'olio, che ci fa brillare della stessa luce del Padre.
Il servo buono è come l'Unico Buono.
Questa è la grande ricompensa : la Sua gioia diventa la nostra!.
Anche il servo che riceve due talenti, pur avendo ricevuto meno della metà del precedente , reduplica il suo dono, e riceve dal Signore la stessa ricompensa infinita.
Il servo che aveva ricevuto un solo talento, se l'avesse investito nell'amore, avrebbe avuto la stessa ricompensa degli altri due.
Costui ha una conoscenza falsa del Signore. . Quest'uomo sembra giusto, perché restituisce ciò che gli è dato.
In realtà pecca gravemente contro il Signore e contro di sé : rifiuta Lui come amore , e se stesso come dono.
Il suo rapporto con Dio è quello di un contabile, non quello di un figlio.
Il Signore ha seminato dovunque amore, che germina amore.
Si raccoglie sempre molto di più di quanto si semina, altrimenti è inutile seminare.
Gli altri rispondono all'amore con altrettanto amore e ottengono la pienezza di gioia di Dio.
Quello che seppellisce la propria vita sotto terra, rappresenta chi pensa di doverla restituire.
Il capitale non è da restituire o conservare gelosamente, ma da investire in qualche modo.
Anche se uno ha molti blocchi, può sempre fare qualcosa , per esempio dare ai banchieri – sono i poveri del paragrafo seguente, per ottenere almeno un interesse.
Dio è interessato a questo, perchè è nostro interesse vitale. Il di più che gli diamo è infatti, la nostra identità di figli, sufficiente per sentirci dire, come agli altri :” Entra nella gioia del tuo Signore!”. Gesù è venuto per darmi il talento del Suo Amore, ed è andato lontano, facendosi “forestiero”, presente in ogni altro.
RispondiEliminaLa Chiesa conosce il dono ricevuto ; e, in ogni altro, ama il Suo Signore, reduplicando il talento.
Chi non ama, distrugge se stesso ; in lui muore l'amore ricevuto. Chi vuol trattenere il respiro per non perderlo, muore soffocato! Chi risponde all'Amore è in grado di ricevere e dare sempre più amore, crescendo di continuo nella gioia senza fine del suo Signore.
Chi non risponde all'Amore, non accetta neppure l'amore che gli è stato dato!
Chi non ha amato, non è figlio della luce, non ha l'olio, non ha la vita di Dio.
E' fuori, fuori da sé e fuori di Dio. E' nella tenebra, dove invece di gioia c'è pianto, invece di sorrisi, stridore di denti.