Antifona Stillate, cieli, dall’alto, le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore. (Cf. Is 45,8) Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre: tu, che all’annuncio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, Padre buono, che hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria, donaci di accoglierlo con fede nell’ascolto obbediente della tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio. Dal libro del profeta Isaìa Is 7,10-14
In quei giorni, il Signore parlò ancora ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 23 (24) R. Ecco, viene il Signore, re della gloria. Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti. È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito. R.
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli. R.
Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.
Seconda Lettura Gesù Cristo, dal seme di Davide, Figlio di Dio. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 1,1-7
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele: “Dio con noi”. (Mt 1,23)
Alleluia.
Vangelo Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi". Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
FAUSTI – Giuseppe entra nella genesi del Figlio di Dio attraverso l'atto di fede che accetta “l'aggiunta di Dio” , donata in Maria, l'umile figlia di Sion. Egli è figura di ogni uomo che, “ troppo grande per bastare a se stesso”(Pascal) , si tiene aperto al suo mistero, e il suo mistero è Dio stesso. Si può aspettare all'infinito il Messia ; ma inutilmente. Infatti è già venuto, e aspetta solo che ci sia uno disposto a riceverlo. Il dono già è fatto, per Israele e per i pagani : questa è l'ottica di Matteo. La questione è come accoglierlo. Il racconto è fatto per il lettore, perchè avvenga a lui ciò che è avvenuto a Giuseppe. L' ”angelo” per noi è il testo stesso, che ricordi la sua esperienza, perchè diventi anche la nostra. Giuseppe è il nome segreto di ogni uomo, finito, che desidera all'infinito, anzi l' “infinito” , aperto a ciò che lo trascende e solo può colmarlo. L'uomo è fatto per tale “aggiunta” divina : “Ci hai fatti per Te, Signore , ed è inquieto il nostro cuore fino a quando non riposa in Te”(S. Agostino) “Non temere di prendere con te Maria” , dice l'Angelo a Giuseppe. Da Lei infatti riceverà Gesù, Il Figlio generato dallo Spirito, il Dio con noi. La fede nella Parola stabilisce la parentela tra noi e Dio stesso. Per essa, come Giuseppe, accogliamo Colui che ha il potere di farci figli (Gv 1,12). Tutto è lasciato alla nostra responsabilità, alla nostra capacità di rispondere alla Parola di Dio : questa è il Suo “Angelo” che ci offre la possibilità di accoglierlo , di ascoltarlo e di rispondergli. Il brano precedente dice come Dio entra nella nostra storia , questo, invece, come noi entriamo nella Sua . Lui assume la nostra carne così com'è, noi assumiamo Lui così come si offre in Maria. Giuseppe è il discendente di Davide, cui Dio promise il Messia. Ma Colui che promette sempre si com-promette, e ciò che promette alla fine è Se stesso, compromesso in ogni Sua promessa. Il figlio di Davide sarà non solo il Messia promesso, ma lo stesso Signore che promette. Il Figlio non nasce da noi . Viene dallo Spirito perchè Dio è Spirito. Giuseppe pensa di farsi indietro per discrezione e indegnità. Ma è incoraggiato dall'Angelo a prendere la Madre e il Figlio. Deve dare il nome a Colui che non è suo : è Altro, è l'Altro stesso, che attende il suo “sì” per essere suo figlio, il Dio-con-lui , Colui che salva lui e ogni “generare” dalla solitudine del non essere. Giuseppe è presentato d'ora innanzi come colui che ascolta ed esegue la Parola. La Chiesa, come Giuseppe, “il sognatore” realizza il sogno di Dio : in silenzio adorante, attraverso la fede, accoglie il dono del Figlio.
Maria media a tutti il dono di Dio. Chi rifiuta la Madre, rifiuta il Figlio. Staccare Gesù da Maria, da Israele, dalla Chiesa, dai fratelli, significa rifiutare la Sua Carne, salvezza di ogni carne. Il Cristianesimo diventa ideologia, “gnosi”, che nulla ha a che fare con il Cristo crocifisso, rivelazione di Dio e liberazione dell'uomo. Chi dice . “Cristo sì, ma Israele no; Cristo sì, ma Chiesa no ; Cristo sì , e mondo no” , rifiuta Cristo stesso che si è mischiato in un destino unico con Israele, Chiesa e mondo. La storia non è qualcosa di passato che non c'è più , è come le radici per l'albero . Gli danno linfa e gli permettono d'innalzarsi al cielo senza crollare al primo vento. Ciò che è in Maria, viene da Dio : sposandone la Madre, accogli il Figlio. “Lo chiamerai di nome”: Maria Lo partorisce , tu gli dai il nome, entri in relazione con Lui e Lui con te. Questa è la dignità sublime dell'uomo : chiamare per nome il ” Nome”, essere Suo interlocutore , parlare con Lui da amico ad amico. Gesù significa “il Signore salva” .E' il Nome di Dio, la Sua realtà per chi Lo chiama. “Chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato “ (At 2,21). In nessun altro nome c'è salvezza (At 4,12), perché è il Nome dal quale ogni altro nome prende vita. Può essere invocato da chiunque, per quanto perduto : è “il Signore salva”. “Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger 31,34). Chiamiamo Dio per Nome proprio in quanto perduti che vengono salvati. Dio è Amore senza limiti : Lo conosciamo come tale solo nel perdono. La storia di Gesù è vista in continuità con la storia d'Israele, come compimento della promessa a lui fatta.
In questa quarta e ultima domenica di Avvento, il Vangelo (cfr Mt 1,18-24) ci guida verso il Natale attraverso l’esperienza di San Giuseppe, una figura apparentemente di secondo piano, ma nel cui atteggiamento è racchiusa tutta la sapienza cristiana. Egli, insieme con Giovanni Battista e Maria, è uno dei personaggi che la liturgia ci propone per il tempo di Avvento; e dei tre è il più modesto. Uno che non predica, non parla, ma cerca di fare la volontà di Dio; e la compie nello stile del Vangelo e delle Beatitudini. Pensiamo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). E Giuseppe è povero perché vive dell’essenziale, lavora, vive del lavoro; è la povertà tipica di coloro che sono consapevoli di dipendere in tutto da Dio e in Lui ripongono ogni loro fiducia.
Il racconto evangelico di oggi presenta una situazione umanamente imbarazzante e contrastante. Giuseppe e Maria sono promessi sposi; non abitano ancora insieme, ma lei è in attesa di un bambino per opera di Dio. Giuseppe, di fronte a questa sorpresa, naturalmente resta turbato ma, invece di reagire in modo impulsivo e punitivo – come si usava fare, la legge lo proteggeva –, cerca una soluzione che rispetti la dignità e l’integrità della sua amata Maria. Dice così il Vangelo: «Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (v. 19). Giuseppe infatti sapeva bene che, se avesse denunciato la sua promessa sposa, l’avrebbe esposta a gravi conseguenze, addirittura alla morte. Egli ha piena fiducia in Maria, che ha scelto come sua sposa. Non capisce ma cerca un’altra soluzione.
Questa inspiegabile circostanza lo induce a mettere in discussione il loro legame; pertanto, con grande sofferenza, decide di distaccarsi da Maria senza creare scandalo. Ma l’Angelo del Signore interviene per dirgli che la soluzione da lui prospettata non è quella voluta da Dio. Anzi, il Signore gli apre una strada nuova, una strada di unione, di amore e di felicità e gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (v. 20).
A questo punto, Giuseppe si fida totalmente di Dio, obbedisce alle parole dell’Angelo e prende con sé Maria. Proprio questa fiducia incrollabile in Dio gli ha permesso di accettare una situazione umanamente difficile e, in un certo senso, incomprensibile. Giuseppe capisce, nella fede, che il bambino generato nel grembo di Maria non è suo figlio, ma è il Figlio di Dio e lui, Giuseppe, ne sarà il custode assumendone pienamente la paternità terrena. L’esempio di questo uomo mite e saggio ci esorta ad alzare lo sguardo e spingerlo oltre. Si tratta di recuperare la logica sorprendente di Dio che, lontano da piccoli o grandi calcoli, è fatta di apertura verso orizzonti nuovi, verso Cristo e la sua Parola.
In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe. Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, “prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18). Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia (cfr Is 7,14), diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato. San Giuseppe viene presentato come “uomo giusto” (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio.
Sant’Ambrogio commenta che “in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone” (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – “non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero” (ibid., II, 6: CCL 14,33). Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce “come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di “Gesù” a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza.
Cari amici, a san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, desidero affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire “ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo” (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Possa la nostra vita aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché “Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio” (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 383). Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia “adornata di Dio”, affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore.
Antifona
RispondiEliminaStillate, cieli, dall’alto,
le nubi facciano piovere il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore. (Cf. Is 45,8)
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre:
tu, che all’annuncio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
O Dio, Padre buono,
che hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore
nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria,
donaci di accoglierlo con fede
nell’ascolto obbediente della tua parola.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 7,10-14
In quei giorni, il Signore parlò ancora ad Àcaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23 (24)
R. Ecco, viene il Signore, re della gloria.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.
Seconda Lettura
Gesù Cristo, dal seme di Davide, Figlio di Dio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 1,1-7
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele: “Dio con noi”. (Mt 1,23)
Alleluia.
Vangelo
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Parola del Signore.
FAUSTI – Giuseppe entra nella genesi del Figlio di Dio attraverso l'atto di fede che accetta “l'aggiunta di Dio” , donata in Maria, l'umile figlia di Sion. Egli è figura di ogni uomo che, “ troppo grande per bastare a se stesso”(Pascal) , si tiene aperto al suo mistero, e il suo mistero è Dio stesso.
RispondiEliminaSi può aspettare all'infinito il Messia ; ma inutilmente. Infatti è già venuto, e aspetta solo che ci sia uno disposto a riceverlo. Il dono già è fatto, per Israele e per i pagani : questa è l'ottica di Matteo.
La questione è come accoglierlo.
Il racconto è fatto per il lettore, perchè avvenga a lui ciò che è avvenuto a Giuseppe.
L' ”angelo” per noi è il testo stesso, che ricordi la sua esperienza, perchè diventi anche la nostra.
Giuseppe è il nome segreto di ogni uomo, finito, che desidera all'infinito, anzi l' “infinito” , aperto a ciò che lo trascende e solo può colmarlo. L'uomo è fatto per tale “aggiunta” divina : “Ci hai fatti per Te, Signore , ed è inquieto il nostro cuore fino a quando non riposa in Te”(S. Agostino)
“Non temere di prendere con te Maria” , dice l'Angelo a Giuseppe.
Da Lei infatti riceverà Gesù, Il Figlio generato dallo Spirito, il Dio con noi.
La fede nella Parola stabilisce la parentela tra noi e Dio stesso. Per essa, come Giuseppe, accogliamo Colui che ha il potere di farci figli (Gv 1,12).
Tutto è lasciato alla nostra responsabilità, alla nostra capacità di rispondere alla Parola di Dio : questa è il Suo “Angelo” che ci offre la possibilità di accoglierlo , di ascoltarlo e di rispondergli.
Il brano precedente dice come Dio entra nella nostra storia , questo, invece, come noi entriamo nella Sua . Lui assume la nostra carne così com'è, noi assumiamo Lui così come si offre in Maria.
Giuseppe è il discendente di Davide, cui Dio promise il Messia.
Ma Colui che promette sempre si com-promette, e ciò che promette alla fine è Se stesso, compromesso in ogni Sua promessa.
Il figlio di Davide sarà non solo il Messia promesso, ma lo stesso Signore che promette.
Il Figlio non nasce da noi . Viene dallo Spirito perchè Dio è Spirito.
Giuseppe pensa di farsi indietro per discrezione e indegnità.
Ma è incoraggiato dall'Angelo a prendere la Madre e il Figlio. Deve dare il nome a Colui che non è suo : è Altro, è l'Altro stesso, che attende il suo “sì” per essere suo figlio, il Dio-con-lui , Colui che salva lui e ogni “generare” dalla solitudine del non essere.
Giuseppe è presentato d'ora innanzi come colui che ascolta ed esegue la Parola.
La Chiesa, come Giuseppe, “il sognatore” realizza il sogno di Dio :
in silenzio adorante, attraverso la fede, accoglie il dono del Figlio.
Maria media a tutti il dono di Dio.
RispondiEliminaChi rifiuta la Madre, rifiuta il Figlio.
Staccare Gesù da Maria, da Israele, dalla Chiesa, dai fratelli, significa rifiutare la Sua Carne, salvezza di ogni carne. Il Cristianesimo diventa ideologia, “gnosi”, che nulla ha a che fare con il Cristo crocifisso, rivelazione di Dio e liberazione dell'uomo.
Chi dice . “Cristo sì, ma Israele no; Cristo sì, ma Chiesa no ; Cristo sì , e mondo no” , rifiuta Cristo stesso che si è mischiato in un destino unico con Israele, Chiesa e mondo.
La storia non è qualcosa di passato che non c'è più , è come le radici per l'albero .
Gli danno linfa e gli permettono d'innalzarsi al cielo senza crollare al primo vento.
Ciò che è in Maria, viene da Dio : sposandone la Madre, accogli il Figlio.
“Lo chiamerai di nome”: Maria Lo partorisce , tu gli dai il nome, entri in relazione con Lui e Lui con te. Questa è la dignità sublime dell'uomo : chiamare per nome il ” Nome”, essere Suo interlocutore , parlare con Lui da amico ad amico.
Gesù significa “il Signore salva” .E' il Nome di Dio, la Sua realtà per chi Lo chiama.
“Chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato “ (At 2,21).
In nessun altro nome c'è salvezza (At 4,12), perché è il Nome dal quale ogni altro nome prende vita. Può essere invocato da chiunque, per quanto perduto : è “il Signore salva”.
“Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato” (Ger 31,34).
Chiamiamo Dio per Nome proprio in quanto perduti che vengono salvati.
Dio è Amore senza limiti : Lo conosciamo come tale solo nel perdono.
La storia di Gesù è vista in continuità con la storia d'Israele, come compimento della promessa a lui fatta.
ANGELUS - PAPA FRANCESCO 22 -12 - 19
RispondiEliminaIn questa quarta e ultima domenica di Avvento, il Vangelo (cfr Mt 1,18-24) ci guida verso il Natale attraverso l’esperienza di San Giuseppe, una figura apparentemente di secondo piano, ma nel cui atteggiamento è racchiusa tutta la sapienza cristiana. Egli, insieme con Giovanni Battista e Maria, è uno dei personaggi che la liturgia ci propone per il tempo di Avvento; e dei tre è il più modesto. Uno che non predica, non parla, ma cerca di fare la volontà di Dio; e la compie nello stile del Vangelo e delle Beatitudini. Pensiamo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). E Giuseppe è povero perché vive dell’essenziale, lavora, vive del lavoro; è la povertà tipica di coloro che sono consapevoli di dipendere in tutto da Dio e in Lui ripongono ogni loro fiducia.
Il racconto evangelico di oggi presenta una situazione umanamente imbarazzante e contrastante. Giuseppe e Maria sono promessi sposi; non abitano ancora insieme, ma lei è in attesa di un bambino per opera di Dio. Giuseppe, di fronte a questa sorpresa, naturalmente resta turbato ma, invece di reagire in modo impulsivo e punitivo – come si usava fare, la legge lo proteggeva –, cerca una soluzione che rispetti la dignità e l’integrità della sua amata Maria. Dice così il Vangelo: «Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (v. 19). Giuseppe infatti sapeva bene che, se avesse denunciato la sua promessa sposa, l’avrebbe esposta a gravi conseguenze, addirittura alla morte. Egli ha piena fiducia in Maria, che ha scelto come sua sposa. Non capisce ma cerca un’altra soluzione.
Questa inspiegabile circostanza lo induce a mettere in discussione il loro legame; pertanto, con grande sofferenza, decide di distaccarsi da Maria senza creare scandalo. Ma l’Angelo del Signore interviene per dirgli che la soluzione da lui prospettata non è quella voluta da Dio. Anzi, il Signore gli apre una strada nuova, una strada di unione, di amore e di felicità e gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (v. 20).
A questo punto, Giuseppe si fida totalmente di Dio, obbedisce alle parole dell’Angelo e prende con sé Maria. Proprio questa fiducia incrollabile in Dio gli ha permesso di accettare una situazione umanamente difficile e, in un certo senso, incomprensibile. Giuseppe capisce, nella fede, che il bambino generato nel grembo di Maria non è suo figlio, ma è il Figlio di Dio e lui, Giuseppe, ne sarà il custode assumendone pienamente la paternità terrena. L’esempio di questo uomo mite e saggio ci esorta ad alzare lo sguardo e spingerlo oltre. Si tratta di recuperare la logica sorprendente di Dio che, lontano da piccoli o grandi calcoli, è fatta di apertura verso orizzonti nuovi, verso Cristo e la sua Parola.
BENEDETTO XVI
RispondiEliminaANGELUS IV Domenica di Avvento, 19 dicembre 2010
In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe. Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, “prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18). Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia (cfr Is 7,14), diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato. San Giuseppe viene presentato come “uomo giusto” (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio.
Sant’Ambrogio commenta che “in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone” (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – “non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero” (ibid., II, 6: CCL 14,33). Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce “come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di “Gesù” a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza.
Cari amici, a san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, desidero affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire “ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo” (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Possa la nostra vita aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché “Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio” (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 383). Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia “adornata di Dio”, affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore.