In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 5,8-14
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni (forma breve 9,1.6-9.13-17.34-38)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesuiti - Si parla di un non vedente che giunge a vedere e questo passaggio dal non vedere al vedere, è un passaggio che indica un venire alla luce, nascere; è preso come metafora della illuminazione battesimale. Il non vedente magari ci vede molto bene, perché ha uno sguardo interiore. In realtà invece siamo tutti ciechi, non sappiamo dove siamo, da dove veniamo e dove andiamo e quindi conduciamo una vita nelle tenebre. E allora questo racconto vuol far passare noi dalle tenebre alla luce. E prima,abbiamo visto, si narra la guarigione del cieco, dove in realtà non è che il cieco sia guarito; Gesù gli mette il suo fango sugli occhi e poi gli dice una parola: andare a lavarsi alla piscina di Siloe; il fango di Gesù, impastato di saliva, è la sua umanità di Figlio dell’uomo che però è impastata di Spirito, è Figlio di Dio. E’ proprio mettendo davanti ai nostri occhi la sua umanità che lui ci fa vedere chi è l’uomo e chi è Dio. Sta a noi accettare liberamente la sua parola. E il cieco va, obbedendo a occhi chiusi, ma a ragion veduta, alla piscina di Siloe che vuol dire “inviato”, cioè si immerge nell’inviato, nell’acqua dell’inviato. E’ anche questo un segno di ciò che si fa nel Battesimo. Cosa vuol dire essere battezzati? Immergersi in Cristo. In quale Cristo? In quello – dice Paolo – che io ho dipinto davanti ai vostri occhi così bene, cioè nella sua umanità, ci immergiamo nell’umanità di Gesù che è la verità di Dio e la verità dell’uomo. Quindi, il primo tentativo proprio dei capi è di dare una interpretazione sbagliata. E l’ex cieco resiste. E’ un uomo libero dal potere e dalla cultura dominante; ha una sua opinione ben fondata sulla realtà, perché ci vede e sa apprezzare. E chi non sa l’esperienza del cambiamento e vuole mantenere un suo potere non capirà mai la verità; per lui la verità sono le sue sicurezze scontate, i suoi vantaggi, quella è la verità. Ma questa è la sua cecità. Chi guarisce invece dalla cecità e vede la verità di Dio e dell’uomo, vede che Dio è per l’uomo, che Dio è amore, che Dio dona tutto, che Dio dona se stesso, che Dio dona la libertà che la libertà è l’amore e il servizio, cambia veramente il suo modo di leggere la realtà, di vedere se stesso, di vedere gli altri, di vedere Dio e diventa illuminato. E di mano in mano che l’ex cieco incontra difficoltà, deve trovare delle risposte; e come fa a rispondere? Ricorda il fatto. E ogni volta che lo ricorda e ha una difficoltà nuova, ne capisce una dimensione nuova e più profonda. Per cui, paradossalmente, sono proprio le difficoltà a illuminarlo. E’ la differenza tra il rigido dogmatismo di colui che sacrifica qualunque realtà alla verità di principio e quello di colui che, invece, con molta modestia si rende conto di quel che Dio fa nel mondo e nella storia, ha discernimento, vede le differenze e dice: guarda qui che Dio agisce! E allora, invece di usare violenza alla storia, asseconda la vita, la storia; comincia ad avere discrezione, invece che violenza sulla vita e sulla storia. Ha capito una cosa: che il vero miracolo non è il vederci, è il diventare discepoli di questo uomo, del suo fango, della sua umanità, di quest’uomo libero, che sa dare la vista ai ciechi, che rende libero l’uomo. Quindi ha già capito qualcosa di più e allora dice: volete diventare suoi discepoli?
-> La fede è l’esperienza che qui e ora tu hai di Dio come liberatore e salvatore. E allora l’ex cieco che ormai ci vede bene dice: e questo è veramente straordinario! Voi che siete teologi e sapete tutto, che siete i capi del popolo e avete ogni potere in cielo e in terra – dite voi – non sapete questa cosa fondamentale: di dov’è chi apre gli occhi ai ciechi - c’è un’affermazione costante nei Salmi e in Isaia - non sapete le cose fondamentali. Non sapete chi vi porta alla luce della verità e neanche vi premurate di sapere, cioè subito lo escludete perché non lo conoscete. E allora dice: questo è lo straordinario, voi non sapete, ma mi ha aperto gli occhi! Quindi è un argomentazione perfetta, contro la quale non possono ribattere nulla. Però invece c’è un modo di ribattere e molto preciso. Prima è un insulto ulteriore, dicendo: tu sei arrogante! Osi insegnare a noi! Come ti permetti? E poi, dopo, molto semplicemente lo espulsero fuori. Questo è espulso, in quanto espulso viene alla luce, e come il bimbo che viene alla luce vede il volto della madre, questo finalmente “vede” chi? Vede il Signore ed è questo l’illuminato. Chi è questo Figlio dell’uomo? E’ Gesù con quello che ha appena fatto. Ha fatto venire alla luce un cieco. Gesù che ti dà un’altra idea di te, degli altri, di Dio, della legge. E’ quest’uomo che finalmente ti presenta il vero volto dell’uomo, il vero volto di Dio. Tu nella tua esperienza, proprio di fatica, di lotta, di espulsione, tu stesso sei diventato un uomo libero che ama la verità e l’afferma nella propria vita e sei testimone della luce. Ora può vederlo, perché guarito alla vista. Lo vedi. E colui che parla con te. E’ lui stesso. Questo è il Figlio dell’uomo che ti presenta la vera immagine di uomo a immagine di Dio. E il nostro battesimo è arrivare finalmente a questa immagine di uomo e immergerci in questa e lì ritroviamo la verità nostra e di Dio: Dio ci è padre e noi siamo figli. E qui dice: Credo, Signore, e lo adorò.
ANGELUS 3 aprile 2011 Cari fratelli e sorelle! L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un tempo particolare di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata “Laetare”, invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione” (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: “Credo, Signore!” (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un “uomo” tra gli altri, poi lo considera un “profeta”, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama “Signore”. In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.
E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati “ciechi”, ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è “la luce del mondo” (Gv 8,12), perché in Lui “risplende la conoscenza della gloria di Dio” (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.
Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.
Prima Lettura
RispondiElimina1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 5,8-14
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
(forma breve 9,1.6-9.13-17.34-38)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesuiti - Si parla di un non vedente che giunge a vedere e questo passaggio dal non vedere al vedere, è un passaggio che indica un venire alla luce, nascere; è preso come metafora della illuminazione battesimale. Il non vedente magari ci vede molto bene, perché ha uno sguardo interiore. In realtà invece siamo tutti ciechi, non sappiamo dove siamo, da dove veniamo e dove andiamo e quindi conduciamo una vita nelle tenebre. E allora questo racconto vuol far passare noi dalle tenebre alla luce. E prima,abbiamo visto, si narra la guarigione del cieco, dove in realtà non è che il cieco sia guarito; Gesù gli mette il suo fango sugli occhi e poi gli dice una parola: andare a lavarsi alla piscina di Siloe; il fango di Gesù, impastato di saliva, è la sua umanità di Figlio dell’uomo che però è impastata di Spirito, è Figlio di Dio.
RispondiEliminaE’ proprio mettendo davanti ai nostri occhi la sua umanità che lui ci fa vedere chi è l’uomo e chi è Dio. Sta a noi accettare liberamente la sua parola.
E il cieco va, obbedendo a occhi chiusi, ma a ragion veduta, alla piscina di Siloe che vuol dire “inviato”, cioè si immerge nell’inviato, nell’acqua dell’inviato.
E’ anche questo un segno di ciò che si fa nel Battesimo.
Cosa vuol dire essere battezzati? Immergersi in Cristo. In quale Cristo? In quello – dice Paolo – che io ho dipinto davanti ai vostri occhi così bene, cioè nella sua umanità, ci immergiamo nell’umanità di Gesù che è la verità di Dio e la verità dell’uomo.
Quindi, il primo tentativo proprio dei capi è di dare una interpretazione sbagliata.
E l’ex cieco resiste. E’ un uomo libero dal potere e dalla cultura dominante; ha una sua opinione ben fondata sulla realtà, perché ci vede e sa apprezzare.
E chi non sa l’esperienza del cambiamento e vuole mantenere un suo potere non capirà mai la verità; per lui la verità sono le sue sicurezze scontate, i suoi vantaggi, quella è la verità.
Ma questa è la sua cecità.
Chi guarisce invece dalla cecità e vede la verità di Dio e dell’uomo, vede che Dio è per l’uomo, che Dio è amore, che Dio dona tutto, che Dio dona se stesso, che Dio dona la libertà che la libertà è l’amore e il servizio, cambia veramente il suo modo di leggere la realtà, di vedere se stesso, di vedere gli altri, di vedere Dio e diventa illuminato.
E di mano in mano che l’ex cieco incontra difficoltà, deve trovare delle risposte; e come fa a rispondere? Ricorda il fatto. E ogni volta che lo ricorda e ha una difficoltà nuova, ne capisce una dimensione nuova e più profonda. Per cui, paradossalmente, sono proprio le difficoltà a illuminarlo.
E’ la differenza tra il rigido dogmatismo di colui che sacrifica qualunque realtà alla verità di principio e quello di colui che, invece, con molta modestia si rende conto di quel che Dio fa nel mondo e nella storia, ha discernimento, vede le differenze e dice: guarda qui che Dio agisce!
E allora, invece di usare violenza alla storia, asseconda la vita, la storia; comincia ad avere discrezione, invece che violenza sulla vita e sulla storia.
Ha capito una cosa: che il vero miracolo non è il vederci, è il diventare discepoli di questo uomo, del suo fango, della sua umanità, di quest’uomo libero, che sa dare la vista ai ciechi, che rende libero l’uomo.
Quindi ha già capito qualcosa di più e allora dice: volete diventare suoi discepoli?
-> La fede è l’esperienza che qui e ora tu hai di Dio come liberatore e salvatore.
RispondiEliminaE allora l’ex cieco che ormai ci vede bene dice: e questo è veramente straordinario! Voi che siete teologi e sapete tutto, che siete i capi del popolo e avete ogni potere in cielo e in terra – dite voi – non sapete questa cosa fondamentale: di dov’è chi apre gli occhi ai ciechi - c’è un’affermazione costante nei Salmi e in Isaia - non sapete le cose fondamentali. Non sapete chi vi porta alla luce della verità e neanche vi premurate di sapere, cioè subito lo escludete perché non lo conoscete.
E allora dice: questo è lo straordinario, voi non sapete, ma mi ha aperto gli occhi!
Quindi è un argomentazione perfetta, contro la quale non possono ribattere nulla. Però invece c’è un modo di ribattere e molto preciso. Prima è un insulto ulteriore, dicendo: tu sei arrogante! Osi insegnare a noi! Come ti permetti? E poi, dopo, molto semplicemente lo espulsero fuori.
Questo è espulso, in quanto espulso viene alla luce, e come il bimbo che viene alla luce vede il volto della madre, questo finalmente “vede” chi?
Vede il Signore ed è questo l’illuminato.
Chi è questo Figlio dell’uomo? E’ Gesù con quello che ha appena fatto. Ha fatto venire alla luce un cieco.
Gesù che ti dà un’altra idea di te, degli altri, di Dio, della legge.
E’ quest’uomo che finalmente ti presenta il vero volto dell’uomo, il vero volto di Dio.
Tu nella tua esperienza, proprio di fatica, di lotta, di espulsione, tu stesso sei diventato un uomo libero che ama la verità e l’afferma nella propria vita e sei testimone della luce.
Ora può vederlo, perché guarito alla vista.
Lo vedi. E colui che parla con te. E’ lui stesso. Questo è il Figlio dell’uomo che ti presenta la vera immagine di uomo a immagine di Dio. E il nostro battesimo è arrivare finalmente a questa immagine di uomo e immergerci in questa e lì ritroviamo la verità nostra e di Dio: Dio ci è padre e noi siamo figli.
E qui dice: Credo, Signore, e lo adorò.
BENEDETTO XVI
RispondiEliminaANGELUS 3 aprile 2011
Cari fratelli e sorelle!
L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un tempo particolare di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata “Laetare”, invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione” (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: “Credo, Signore!” (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un “uomo” tra gli altri, poi lo considera un “profeta”, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama “Signore”. In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.
E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati “ciechi”, ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è “la luce del mondo” (Gv 8,12), perché in Lui “risplende la conoscenza della gloria di Dio” (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.
Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.